Costi della salute, che fare?
Tocca al sistema sanitario, ma anche ai cittadini, essere efficaci nell’ottimizzare l’uso delle risorse. Anche il Consiglio federale ha dato le linee guida in questo senso
Se vuoi essere un vero cercatore della verità è necessario che almeno una volta nella tua vita tu dubiti, per quanto possibile di tutte le cose.
Una delle rif lessioni più ricorrenti, quando si pensa alla possibilità di spendere meno per la salute dei cittadini, riguarda l’eccesso di cure, la cosiddetta sovra-medicalizzazione; riceviamo cioè più cure del necessario. Il Prof. Martinoli ne ha parlato con chiarezza su Spazio Libero la settimana scorsa. Troppi medicamenti che poi finiscono negli armadietti fino alla loro scadenza, troppe analisi ripetute e ripetitive e, sicuramente molto più grave per i pazienti, troppe operazioni costose, invasive e inutili. La Organizzazione mondiale della sanità parla di un eccesso pari al 20 fino al 30 %, rispetto ad una situazione ideale (da 17 a 25 miliardi di franchi per il sistema sanitario svizzero!). E questo prescinde da altri possibili sprechi “amministrativi”nella gestione ospedaliera pubblica e privata. In Ticino, come altrove nel mondo occidentale, importante è il ruolo dei medici di famiglia, che sono i “direttori” della vita medicale dei loro pazienti; i quali medici di famiglia devono gestire anche le decisioni dei medici specialisti, chirurghi, oculisti, geriatri e tutti gli altri a cui essi mandano i clienti per visite e interventi particolari. A questo proposito vale la pena di toccare l’argomento delle seconde opinioni medicali. Argomento trattato anche in una raccomandazione dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) datata 8 luglio 2020, in cui, parlando del diritto del paziente alla completa informazione sul suo stato di salute, si tocca anche quello di avere una seconda opinione da parte di un altro medico. In tutto il mondo, così anche in Ticino, esistono infatti delle organizzazioni di professionisti che offrono una seconda opinione su richiesta del paziente o del medico di famiglia o addirittura del medico che ha emesso il primo parere, quando la prima diagnosi è difficile da definire o quando si tratta di decidere sul percorso di terapia più adatto, in particolare quando si tratta di interventi chirurgici. Autorevolezza e indipendenza Esse
si avvalgono di medici esperti del settore, di estrazione universitaria e al culmine della loro carriera, residenti normalmente in aree diverse da quelle dove lavora la organizzazione stessa. Quindi autorevoli e indipendenti, requisiti essenziali per una valida seconda opinione. Lo scopo essendo di non creare conflitti fra medici amici e di dare un parere obiettivo. È giusto procedere in questa direzione quando si tratta di operazioni invasive e potenzialmente dannose, normalmente chirurgiche, nel settore oncologico (operazione o chemioterapia?) o ortopedico (protesi o cure conservative a base di anti infiammatori o e fisioterapia?), ma non solo. Come si arriva, e perché, a tale decisione? L’obiettivo è sempre la salvaguardia della qualità della vita del paziente, oltre alla preoccupazione di evitare lo sperpero di denaro pubblico. Una visita simile costa poche centinaia di franchi, sempre prevista dalla legge sull’assicurazione di base (LAMal) e quindi rimborsabile dalla cassa malati, quando un’operazione alla schiena può toccare e superare i 40.000! Ma torniamo al paziente, che a volte può avere delle reticenze ad accettare tale scelta. Quali sono le sue paure? Una delle più frequenti è la paura di offendere il medico che ha fatto la prima diagnosi. Ma un medico coscienzioso, di fronte ad un caso complesso e rischioso, ritiene doverosa una seconda opinione e la accetta. (!) L’idea può partire anche dal medico di famiglia, che aiuta il paziente a decidere per un consulto, al fine di evitare errori nocivi per suo cliente. Seconda opinione e impatto sui costi Per quanto riguarda l’impatto delle seconde opinioni sui costi, ad esempio, esistono studi attendibili che dimostrano quanto sia importante la prassi della seconda opinione. Fra questi uno studio dell’Einstein Hospital di Israele svolto dal maggio 2011 al maggio 2012, su 485 pazienti che hanno ricevuto, dal primo specialista, una raccomandazione per chirurgia della schiena. È risultato che 290 di essi (59,8%!), alla seconda opinione, hanno avuto una diagnosi diversa dalla prima e 168 (il 34,6%!!!) non sono stati operati, ma trattati in modo conservativo. (!) Niente operazione e relativi risparmi, oltre alla salute del paziente.
Per tornare ai risparmi nella sanità più in generale, è da considerare un programma del DFI, Dipartimento federale dell’interno, Sanità 2020, edito il 23 gennaio 2013, che in 12 obiettivi e 36 misure dà le linee guida per gli anni a venire. Tale proposta, molto articolata, si realizza però solo col sostegno dei principali attori del sistema, fra cui anche i pazienti stessi, oltre agli operatori sanitari e le amministrazioni. È necessaria una maggiore coscienza dei pazienti e la loro parità e autodeterminazione nei rapporti coi professionisti della salute (non essere timidi nel chiedere informazioni), oltre alla riduzione delle prestazioni inefficienti e inefficaci, compito dei medici stessi.
I costi aumentano ancora, il cammino è lungo e difficile. Almeno cerchiamo di evitare errori che si ripercuotono sulla salute dello stesso paziente e in casi gravi non disdegniamo una seconda opinione. Chiediamola se abbiamo paure o dubbi, nel nostro interesse e in quello della Sanità in generale. * imprenditore
‘‘ I costi aumentano ancora, il cammino è lungo e difficile. Almeno cerchiamo di evitare errori che si ripercuotono sulla salute dello stesso paziente