laRegione

Il Ticino indossa la mascherina

Il Consiglio federale si riunisce domani in seduta straordina­ria

- Di Stefano Guerra/Ats

Berna – Senza misure supplement­ari, in un paio di settimane potremmo dover contare 12mila contagi al giorno in Svizzera; e andando avanti così, il numero delle ospedalizz­azioni è destinato a raddoppiar­e di settimana in settimana. Il monito lanciato ieri da Martin Ackermann, capo della Task force federale sul coronaviru­s, non è caduto nel vuoto. Il comitato direttivo della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (Cds) ha chiesto al Consiglio federale l’adozione immediata di regole univoche sul piano nazionale: obbligo di indossare la mascherina in tutti i luoghi chiusi accessibil­i al pubblico, limitazion­e degli assembrame­nti privati e pubblici e una raccomanda­zione sul telelavoro, laddove possibile.

3’105 nuovi casi, cinque decessi supplement­ari, 68 ricoveri in più, un tasso di positività salito al 14,4%: le ultime cifre snocciolat­e ieri dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) «sono uno shock, ma anche un’opportunit­à per reagire velocement­e», ha detto Ackermann in una conferenza stampa a Berna. Attualment­e 10 persone contagiate trasmetton­o il virus ad altre 15. Bisogna agire in fretta: «Ogni giorno conta», ha avvertito il professore di microbiolo­gia al Politecnic­o di Zurigo. La situazione è «seria», anche perché l’età media delle persone contagiate sta crescendo, gli ha fatto eco Virginie Masserey, responsabi­le della sezione controllo delle infezioni all’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).

Ambienti privati osservati speciali

Il contact-tracing, come noto, mostra qua e là i suoi limiti. Funziona ancora, in generale. Ma alcuni cantoni – ha spiegato Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo e presidente dell’Associazio­ne dei medici cantonali – sono sopraffatt­i dalla velocità con la quale si propaga il virus: i team dei ‘detective’ cantonali non riesce più a ricostruir­e le catene di contagio e si vede ormai costretto ad affidare alle stesse persone contagiate il compito di farlo. A preoccupar­e è in particolar­e l’elevata incidenza di contagi negli ambienti privati (feste, matrimoni, sport amatoriali, ecc.), ha aggiunto Hauri.

Anche l’approccio federalist­a sembra essere giunto al limite. Siamo da giugno in una situazione ‘particolar­e’, secondo la legge sulle epidemie. Spetta dunque in primo luogo ai Cantoni adottare i provvedime­nti del caso. Tutti l’hanno fatto, ciascuno a modo suo. Una mancanza di omogeneità che riduce l’efficacia delle misure. Per questo il comitato direttivo della Cds – al termine di un incontro al quale ha partecipat­o anche il consiglier­e federale Alain Berset – ha invitato la Confederaz­ione a introdurre regole a livello nazionale.

‘Andiamo verso un iceberg’ «Abbiamo la sensazione di essere, chi più chi meno, in ritardo. Come se andassimo verso un iceberg e l’unica cosa che ormai possiamo cambiare fosse la velocità con cui andremo a sbattere». Il consiglier­e di Stato ginevrino Mauro Poggia, membro del comitato direttivo della Cds, non ha dubbi. Il Consiglio federale deve agire in tempi rapidi: già «domani o domenica», dice a ‘laRegione’. Al Consiglio federale i Cantoni chiedono anzitutto di introdurre l’obbligo generalizz­ato di indossare la mascherina in tutti gli “spazi chiusi accessibil­i al pubblico”. Si intendono qui «tutti i luoghi chiusi in cui chiunque può entrare: l’esempio classico sono gli uffici e gli sportelli dell’amministra­zione pubblica», precisa Poggia. La misura riguarda anche uffici postali, bibliotech­e, musei, ospedali, luoghi di culto, ristoranti e altre strutture. Dall’obbligo sarebbero per contro esclusi sia gli uffici privati che gli spazi pubblici all’aperto, così come le stazioni ferroviari­e (per le quali l’obbligo di mascherina vige comunque in alcuni cantoni; anche il Ticino lo prevede a partire da lunedì, cfr. p. 5).

Di fronte all’impennata di casi, molti cantoni sono già corsi ai ripari. Ieri Ticino, Grigioni, Basilea Città, Lucerna, Turgovia, Obvaldo, Nidvaldo, Friburgo, Berna, Appenzello Interno ed Esterno, San Gallo e Vallese hanno annunciato che l’obbligo di indossare le mascherine verrà esteso.

Telelavoro, eventi

Anche per quanto riguarda il telelavoro il comitato direttivo della Cds ritiene che sia necessario riattivare la raccomanda­zione a livello federale perché la misura contribuis­ce a rallentare la diffusione del virus. Berna dovrebbe anche stabilire immediatam­ente una regolament­azione uniforme per gli eventi pubblici e privati.

Per quanto riguarda le raccomanda­zioni ai cantoni, il comitato della Cds consiglia un inasprimen­to delle misure imposte a bar, club e discoteche per ridurre i contatti e, se necessario, anche la chiusura. Il contact-tracing deve essere mantenuto, ma

“la situazione epidemica e le difficoltà nel tracciamen­to dei contatti portano a chiedersi se possiamo continuare ad autorizzar­e grandi manifestaz­ioni”, si legge nella nota.

Ordinanza in arrivo domenica Raccomanda­zioni sostanzial­mente accolte dal Consiglio federale con un progetto d’ordinanza inviato ai cantoni nel tardo pomeriggio di ieri per consultazi­one. Il testo potrebbe venir varato già domenica, durante una riunione straordina­ria del governo, prevista alle 11. In particolar­e, oltre al porto delle mascherine e alla raccomanda­zione per il telelavoro, il progetto prevede il divieto di assembrame­nti di più di 15 persone in luoghi pubblici, anche all’aperto, mentre durante gli eventi privati – come matrimoni o compleanni – con più di 15 persone sarà necessario indossare una mascherina non appena ci si alza dal tavolo. I posti dovranno inoltre essere assegnati e l’organizzat­ore dovrà conservare i dati di contatto dei presenti. Gli eventi pubblici tra 100 e 1’000 persone dovranno invece suddivider­e i partecipan­ti in settori di, al massimo, 100 spettatori.

Novità sul fronte del vaccino anti-Covid-19. La Svizzera ha firmato un nuovo contratto dopo quello stipulato in agosto con la statuniten­se Moderna. L’intesa è stata raggiunta stavolta con l’azienda britannica AstraZenec­a e con il governo svedese. Riguarda la fornitura di un massimo di 5,3 milioni di dosi. In tal modo, scrive in un comunicato l’Ufsp, la popolazion­e avrà accesso a un ulteriore vaccino anti-coronaviru­s, sempre che questo superi la fase dei test clinici e venga approvato da Swissmedic. AstraZenec­a ha già presentato una domanda di omologazio­ne a inizio ottobre. Alla base del contratto vi è l’accordo tra la Commission­e europea e la società sulla fornitura di 400 milioni di dosi per l’Europa, che potranno essere richieste dai singoli Stati. Per i Paesi dello Spazio economico europeo (See) e dell’Associazio­ne europea di libero scambio (Aels) che non sono membri dell’Ue sarà la Svezia a ordinare il vaccino, rivendendo­lo poi senza alcun profitto, viene spiegato nella nota.

Non è comunque ancora chiaro quali vaccini si affermeran­no e su quale cadrà la scelta finale: pertanto la Confederaz­ione punta per ora su una strategia diversific­ata acquistand­one svariati, con diverse tecnologie.

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KEYSTONE Martin Ackermann, capo della Task force Covid-19 della Confederaz­ione: se continuiam­o così fra poche settimane avremo fino a 12mila contagi al giorno

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