Il Ticino indossa la mascherina
Il Consiglio federale si riunisce domani in seduta straordinaria
Berna – Senza misure supplementari, in un paio di settimane potremmo dover contare 12mila contagi al giorno in Svizzera; e andando avanti così, il numero delle ospedalizzazioni è destinato a raddoppiare di settimana in settimana. Il monito lanciato ieri da Martin Ackermann, capo della Task force federale sul coronavirus, non è caduto nel vuoto. Il comitato direttivo della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali della sanità (Cds) ha chiesto al Consiglio federale l’adozione immediata di regole univoche sul piano nazionale: obbligo di indossare la mascherina in tutti i luoghi chiusi accessibili al pubblico, limitazione degli assembramenti privati e pubblici e una raccomandazione sul telelavoro, laddove possibile.
3’105 nuovi casi, cinque decessi supplementari, 68 ricoveri in più, un tasso di positività salito al 14,4%: le ultime cifre snocciolate ieri dall’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) «sono uno shock, ma anche un’opportunità per reagire velocemente», ha detto Ackermann in una conferenza stampa a Berna. Attualmente 10 persone contagiate trasmettono il virus ad altre 15. Bisogna agire in fretta: «Ogni giorno conta», ha avvertito il professore di microbiologia al Politecnico di Zurigo. La situazione è «seria», anche perché l’età media delle persone contagiate sta crescendo, gli ha fatto eco Virginie Masserey, responsabile della sezione controllo delle infezioni all’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).
Ambienti privati osservati speciali
Il contact-tracing, come noto, mostra qua e là i suoi limiti. Funziona ancora, in generale. Ma alcuni cantoni – ha spiegato Rudolf Hauri, medico cantonale di Zugo e presidente dell’Associazione dei medici cantonali – sono sopraffatti dalla velocità con la quale si propaga il virus: i team dei ‘detective’ cantonali non riesce più a ricostruire le catene di contagio e si vede ormai costretto ad affidare alle stesse persone contagiate il compito di farlo. A preoccupare è in particolare l’elevata incidenza di contagi negli ambienti privati (feste, matrimoni, sport amatoriali, ecc.), ha aggiunto Hauri.
Anche l’approccio federalista sembra essere giunto al limite. Siamo da giugno in una situazione ‘particolare’, secondo la legge sulle epidemie. Spetta dunque in primo luogo ai Cantoni adottare i provvedimenti del caso. Tutti l’hanno fatto, ciascuno a modo suo. Una mancanza di omogeneità che riduce l’efficacia delle misure. Per questo il comitato direttivo della Cds – al termine di un incontro al quale ha partecipato anche il consigliere federale Alain Berset – ha invitato la Confederazione a introdurre regole a livello nazionale.
‘Andiamo verso un iceberg’ «Abbiamo la sensazione di essere, chi più chi meno, in ritardo. Come se andassimo verso un iceberg e l’unica cosa che ormai possiamo cambiare fosse la velocità con cui andremo a sbattere». Il consigliere di Stato ginevrino Mauro Poggia, membro del comitato direttivo della Cds, non ha dubbi. Il Consiglio federale deve agire in tempi rapidi: già «domani o domenica», dice a ‘laRegione’. Al Consiglio federale i Cantoni chiedono anzitutto di introdurre l’obbligo generalizzato di indossare la mascherina in tutti gli “spazi chiusi accessibili al pubblico”. Si intendono qui «tutti i luoghi chiusi in cui chiunque può entrare: l’esempio classico sono gli uffici e gli sportelli dell’amministrazione pubblica», precisa Poggia. La misura riguarda anche uffici postali, biblioteche, musei, ospedali, luoghi di culto, ristoranti e altre strutture. Dall’obbligo sarebbero per contro esclusi sia gli uffici privati che gli spazi pubblici all’aperto, così come le stazioni ferroviarie (per le quali l’obbligo di mascherina vige comunque in alcuni cantoni; anche il Ticino lo prevede a partire da lunedì, cfr. p. 5).
Di fronte all’impennata di casi, molti cantoni sono già corsi ai ripari. Ieri Ticino, Grigioni, Basilea Città, Lucerna, Turgovia, Obvaldo, Nidvaldo, Friburgo, Berna, Appenzello Interno ed Esterno, San Gallo e Vallese hanno annunciato che l’obbligo di indossare le mascherine verrà esteso.
Telelavoro, eventi
Anche per quanto riguarda il telelavoro il comitato direttivo della Cds ritiene che sia necessario riattivare la raccomandazione a livello federale perché la misura contribuisce a rallentare la diffusione del virus. Berna dovrebbe anche stabilire immediatamente una regolamentazione uniforme per gli eventi pubblici e privati.
Per quanto riguarda le raccomandazioni ai cantoni, il comitato della Cds consiglia un inasprimento delle misure imposte a bar, club e discoteche per ridurre i contatti e, se necessario, anche la chiusura. Il contact-tracing deve essere mantenuto, ma
“la situazione epidemica e le difficoltà nel tracciamento dei contatti portano a chiedersi se possiamo continuare ad autorizzare grandi manifestazioni”, si legge nella nota.
Ordinanza in arrivo domenica Raccomandazioni sostanzialmente accolte dal Consiglio federale con un progetto d’ordinanza inviato ai cantoni nel tardo pomeriggio di ieri per consultazione. Il testo potrebbe venir varato già domenica, durante una riunione straordinaria del governo, prevista alle 11. In particolare, oltre al porto delle mascherine e alla raccomandazione per il telelavoro, il progetto prevede il divieto di assembramenti di più di 15 persone in luoghi pubblici, anche all’aperto, mentre durante gli eventi privati – come matrimoni o compleanni – con più di 15 persone sarà necessario indossare una mascherina non appena ci si alza dal tavolo. I posti dovranno inoltre essere assegnati e l’organizzatore dovrà conservare i dati di contatto dei presenti. Gli eventi pubblici tra 100 e 1’000 persone dovranno invece suddividere i partecipanti in settori di, al massimo, 100 spettatori.
Novità sul fronte del vaccino anti-Covid-19. La Svizzera ha firmato un nuovo contratto dopo quello stipulato in agosto con la statunitense Moderna. L’intesa è stata raggiunta stavolta con l’azienda britannica AstraZeneca e con il governo svedese. Riguarda la fornitura di un massimo di 5,3 milioni di dosi. In tal modo, scrive in un comunicato l’Ufsp, la popolazione avrà accesso a un ulteriore vaccino anti-coronavirus, sempre che questo superi la fase dei test clinici e venga approvato da Swissmedic. AstraZeneca ha già presentato una domanda di omologazione a inizio ottobre. Alla base del contratto vi è l’accordo tra la Commissione europea e la società sulla fornitura di 400 milioni di dosi per l’Europa, che potranno essere richieste dai singoli Stati. Per i Paesi dello Spazio economico europeo (See) e dell’Associazione europea di libero scambio (Aels) che non sono membri dell’Ue sarà la Svezia a ordinare il vaccino, rivendendolo poi senza alcun profitto, viene spiegato nella nota.
Non è comunque ancora chiaro quali vaccini si affermeranno e su quale cadrà la scelta finale: pertanto la Confederazione punta per ora su una strategia diversificata acquistandone svariati, con diverse tecnologie.