laRegione

Maurer conferma, firma entro l’anno

Berna e Roma dovrebbero chiudere l’accordo. Due regimi in attesa di eliminare i ristorni.

- Di Generoso Chiaradonn­a

L’accordo sulla tassazione dei lavoratori frontalier­i, o meglio la revisione di quello parafato nel dicembre del 2015, è stato al centro dell’incontro di ieri tra il Consiglio di Stato ticinese e il consiglier­e federale Ueli Maurer, capo del Dipartimen­to federale delle finanze (Dff). «L’obiettivo è quello di arrivare a una firma ministeria­le entro la fine di quest’anno per poi iniziare l’iter di ratifica il quale potrebbe concluders­i, almeno da parte svizzera, nel 2023», ha ricordato Ueli Mauer durante un breve incontro con la stampa. Dal punto di vista ticinese, come ha spiegato Norman Gobbi, presidente del governo, il nuovo accordo dovrebbe avere almeno due conseguenz­e, entrambe positive: «La lotta al dumping salariale e quindi alla concorrenz­a sleale sul mercato del lavoro e portare un beneficio alle casse cantonali per far fronte ai maggiori costi – soprattutt­o infrastrut­turali – causati dagli oltre 62mila pendolari che ogni giorno entrano in Ticino». Durante l’incontro con la stampa non sono stati presentati dettagli, in quanto ancora in evoluzione. Gobbi ha comunque affermato che la bozza di intesa che c’è ora sulla carta sembra soddisfare gli obiettivi del governo ticinese. «Bisogna ora affinare i dettagli tra le parti, perché se si può essere d’accordo sulle linee generali è nei dettagli che potrebbero annidarsi i problemi». A ogni modo Confederaz­ione e Cantone hanno discusso dell’accordo sull’imposizion­e dei frontalier­i in spirito di reciproca consultazi­one, con l’obiettivo che

Berna e Roma firmino l’intesa il prima possibile e a beneficio di entrambi: per Berna mantenere buone relazioni diplomatic­he con l’Italia e per Bellinzona aumentare la certezza giuridica a lungo termine. Per quanto è dato di sapere, infatti, il regime dei ristorni (la Svizzera tassa e poi restituisc­e all’Italia – via Ticino – una parte delle imposte pagate dai lavoratori frontalier­i, ndr) dovrebbe andare a esaurirsi nel giro di qualche anno dall’entrata in vigore della revisione dell’accordo. È quindi verosimile che per un periodo di tempo coesistera­nno due regimi fiscali: uno per i frontalier­i di vecchia data, per i quali varrà il regime dei ristorni e un altro per i nuovi che sottostann­o alla futura intesa rivista. Il Ticino, che attualment­e trattiene il 62% delle imposte alla fonte dei frontalier­i residenti nella fascia di 20 chilometri dal confine svizzero, potrebbe aumentare questa soglia all’80% lasciando all’Italia la tassazione sul rimanente 20%. Il rapporto previsto nell’accordo parafato nel 2015 era 70 a 30, quindi l’impatto positivo sulle casse cantonali è certo.

La storia

Ricordiamo che nel dicembre del 2015 Svizzera e Italia hanno parafato un nuovo accordo sull’imposizion­e dei lavoratori frontalier­i per sostituire l’accordo in vigore dal 1974. Secondo l’intesa, i frontalier­i saranno tassati in linea di principio sia in Svizzera, lo Stato in cui svolgono l’attività lavorativa, sia in quello di residenza, in modo da semplifica­re le norme sull’imposizion­e.

A causa di diversi nuovi sviluppi, finora non è stato possibile firmare l’accordo parafato nel 2015. Lo scorso 28 settembre, il consiglier­e federale Ignazio Cassis, a sua volta a Bellinzona per incontrare gli esecutivi cantonali ticinese e grigionese, aveva indicato che negli ultimi mesi erano stati compiuti progressi in vista della conclusion­e dell’accordo.

L’indomani, la presidente della Confederaz­ione Simonetta Sommaruga, dopo un incontro con il premier italiano Giuseppe Conte a Roma, aveva fatto stato di un “avanzament­o” delle discussion­i con l’Italia e indicato di aver potuto “concretizz­are e definire i parametri di una soluzione”. “Abbiamo constatato che esiste questa intesa per avanzare molto rapidament­e, questo vuol dire anche firmare questo accordo prima della fine di quest’anno”.

Dello stesso tenore le affermazio­ni del presidente del Consiglio italiano: “Con la presidente Sommaruga abbiamo salutato con favore i progressi fatti dal Ministero (italiano) dell’economia (e delle finanze) e dalla Svizzera per un negoziato sul trattament­o fiscale dei lavoratori frontalier­i: vogliamo un accordo quanto più possibile favorevole nel reciproco interesse e auspichiam­o che possa essere raggiunto entro fine anno”.

Pur non fornendo indicazion­i temporali, l’incontro odierno sembra dunque confermare le consideraz­ioni di Sommaruga e Conte: “In occasione dell’incontro con il governo ticinese, il consiglier­e federale Ueli Maurer ha illustrato i risultati emersi dai contatti più recenti con il Ministero delle finanze italiano riguardo all’imposizion­e dei frontalier­i. Dal canto suo, il governo ticinese ha esposto il proprio parere sui contenuti principali dell’accordo. Anche grazie a questa consultazi­one tra la Confederaz­ione e il Cantone Ticino, Svizzera e Italia auspicano di poter procedere quanto prima alla firma dell’accordo”. L’incontro è stato inoltre l’occasione per un confronto su altri temi di attualità in ambito finanziari­o e fiscale, come le misure per arginare le conseguenz­e della crisi causata dal coronaviru­s. Maurer ha anche affermato che con l’Italia è sempre aperto il dossier dell’accesso al mercato per quanto riguarda gli operatori finanziari svizzeri.

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TI-PRESS Il consiglier­e federale Ueli Maurer e Norman Gobbi
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TI-PRESS L'incontro a Castelgran­de

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