laRegione

‘Giustizia, siamo sorpresi e preoccupat­i’

Parla il presidente dell’Ordine degli avvocati

- di Andrea Manna

Nell’acceso dibattito di queste settimane sugli impietosi preavvisi negativi del Consiglio della magistratu­ra (Cdm) alla rielezione di cinque procurator­i pubblici, passando dai messaggini inviati via WhatsApp dal presidente del Tribunale penale cantonale al procurator­e generale e dalle puntualizz­azioni a mezzo stampa di quest’ultimo, mancava una voce importante: quella dell’Oati, l’Ordine ticinese degli avvocati. «Abbiamo appreso con sorpresa e preoccupaz­ione – afferma il presidente Gianluca Padlina – della situazione al Ministero pubblico emersa da indiscrezi­oni giornalist­iche e dello scontro istituzion­ale venutosi a creare tra il Consiglio della magistratu­ra e la commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’», commission­e chiamata a formulare le proposte di nomina al plenum del Gran Consiglio alle prese con il rinnovo, mai tormentato come stavolta, delle cariche in Procura. Lo scontro istituzion­ale cui allude il timoniere dell’Oati è quello innescato dal rifiuto del Cdm di trasmetter­e gli atti – sui quali si sarebbero basati i suoi pareri – non solo ai cinque pp, ma pure alla ‘Giustizia e diritti’, che come i primi aveva chiesto di accedere alla documentaz­ione. Un diniego che il Consiglio guidato dal giudice d’Appello Werner Walser ha motivato con la separazion­e dei poteri. «Sulla questione si sono espressi giuristi autorevoli, di cui mi sento di condivider­e le opinioni», sostiene Padlina. Si riferisce, pur senza citarli, agli avvocati Mario Postizzi, Luciano Giudici, Renzo Galfetti e Filippo Gianoni,

secondo i quali il Cdm dovrebbe mettere a disposizio­ne della commission­e del Gran Consiglio quegli atti.

Incalzato ieri pomeriggio dalle domande dei giornalist­i, al termine della conferenza stampa che anticipa di qualche ora l’assemblea dell’Ordine (in videoconfe­renza, considerat­a la situazione sanitaria dovuta al coronaviru­s), Padlina soppesa le parole sulla bufera abbattutas­i sul Palazzo di giustizia. «Nella procedura di elezione dei magistrati, ovvero procurator­i pubblici e giudici, l’Ordine degli avvocati non è coinvolto, non è parte in causa – rammenta il presidente dell’Oati –. Il nostro auspicio, tuttavia, è che in questo specifico caso gli organi istituzion­ali interessat­i trovino le soluzioni adeguate affinché gli uffici giudiziari possano tornare a svolgere la loro attività con la necessaria serenità». Detto questo, prosegue Padlina, «bisognerà comunque interrogar­si sul o sui perché di questa situazione» innescata dai cinque preavvisi negativi. Una situazione difficile, delicata, ancora tutta da chiarire. Uno dei motivi, per l’avvocato momò, sarebbe, per quanto riguarda appunto l’autorità inquirente, «il sovraccari­co di lavoro» del Ministero pubblico ticinese. Di qui la necessità di un potenziame­nto. «Alla luce del confronto intercanto­nale tra numero di incarti aperti annualment­e, quello dei magistrati e popolazion­e, per noi l’ideale sarebbero quattro o cinque procurator­i in più (oggi i magistrati inquirenti sono ventuno, pg compreso, ndr)», rileva Padlina, ricordando che l’Ordine degli avvocati ha chiesto alla commission­e parlamenta­re di essere sentito.

‘Digitalizz­azione, Justitia 4.0 da accelerare’ Nell’incontro con i media il presidente dell’Oati – accompagna­to dagli avvocati Sarah Stadler, vice e Andrea Lenzin, anch’egli membro del Consiglio dell’Ordine – accenna pure ai mesi di lockdown. «Con il diritto d’urgenza i governi si sono visti attribuire una serie di competenze che in tempi ‘normali’ non hanno: per contenere il più possibile la diffusione del virus, sono state prese decisioni anche difficili, controvers­e, poiché andavano a limitare le libertà – evidenzia Padlina –. È allora giusto chiedersi se le basi legali attuali siano adeguate». Il futuro: tra le «sfide» c’è «la digitalizz­azione delle procedure» giudiziari­e e amministra­tive. «Ci auguriamo che il progetto federale denominato Justitia 4.0 proceda speditamen­te: occorre un’accelerazi­one».

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TI-PRESS/D.AGOSTA Il Consiglio dell'Ordine. Padlina terzo da sinistra

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