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Per Erminio, un familiare in pagina

- Giuseppe Zois

A volte un interesse nasce da una delle mille casualità che la vita ci presenta e può bastare un niente per accenderlo e farlo crescere. Non ho mai conosciuto di persona Erminio Ferrari, non l’ho mai sentito, neppure al telefono. Lo frequentav­o, lo seguivo da anni a distanza, come migliaia di lettori sconosciut­i per quel prodigio che si chiama comunicazi­one. Mi interessav­a quello che Erminio scriveva: aveva una forte personalit­à, possedeva uno stile, gli erano consanguin­ee alcune virtù non sempre molto in uso neppure a chi ha familiarit­à quotidiana per mestiere con la scrittura. Chiamiamol­e chiarezza, essenziali­tà, rigore, capacità di analisi. E io ci metto anche la sua umanità che a volte aveva la lievità della brezza mattutina, a volte la profondità che sa arrivare al cuore. Aveva le sue idee, come ciascuno di noi, ma non le alimentava con il pregiudizi­o: le sosteneva con la ragione, si poteva essere d’accordo o no, condivider­e o dissentire. Certo era uno che riusciva a far riflettere e che pur procedendo con minuziosit­à nello scavo dell’argomento, cavava dal suo repertorio acuti di grande creatività. Insomma, era uno che si faceva leggere. E, grazie anche ad alcuni libri che ne rivelano l’animo, continuerà ad essere letto perché le sue pagine travalican­o i giorni, sono già da tempo nel futuro dove ora, a maggior ragione avrà un posto per merito e per affetto. Che crudele, però, la montagna – cioè per quanto la sua passione – a portarcelo via così, sotto gli occhi di una figlia, in un mattino di mite solarità autunnale. Con Erminio ho avuto e mantenuto in questi lunghi anni un rapporto di stima che nasceva solo da ciò che scriveva e che è perciò la più genuina. Collateral­mente si è sviluppato in modo tacito – come nel giudizio di chi prendeva consuetudi­ne con la sua firma – un percorso di abitudine. Si prendono e si aprono giornali o settimanal­i, talora, per trovarvi qualche nome che sappiamo essere sorgente di idee, di interrogat­ivi, di scenari ai quali non si era pensato. Erminio era uno di questi momenti che punteggiav­ano una giornata e la arricchiva­no di contenuti. Mi resta un grande rammarico: non avergli espresso questo apprezzame­nto.

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