Questa è la mia guerra.
Apprendere nell’era dei giochi di ruolo
Il gioco rientra sia nella categoria simulazione che in quella di gestione delle risorse, come quelli dove degli omini sbarcano su isole deserte e devono raccogliere legna e pietre per costruire una città, ma comprende anche una piccola parte di avventura. Si vestono i panni di un gruppo di civili in una città in guerra, l’obiettivo è sopravvivere nel proprio
rifugio fino al cessate il fuoco. Innanzitutto bisogna soddisfare i bisogni dei personaggi: mangiare, dormire, svagarsi (fumare, leggere o bere caffè); ma altrettanto importante è la parte strategica di gestione, migliorare la casa distrutta affinché non entrino i ladri o riuscire ad autoprodurre beni di prima necessità.
Il gioco si divide su due scenari: di giorno la parte gestionale e di simulazione; mentre di notte quella più avventurosa dove si può mandare un personaggio a caccia di risorse. Cioè derubare le case. Il punto di partenza (personaggi e case) è casuale e corrisponde a difficoltà differenti. Oltre alla musica - triste - che accompagna il gioco, o le esplosioni sullo sfondo, a rendere l’atmosfera più cupa vi sono i personaggi che esprimono il loro disagio: ad esempio affermando quanto sia ingiusto che un bambino debba vivere in quelle condizioni, o quanto difficile sia sopportare la situazione.
Un lato interessante di This War of Mine è l’impossibilità di giocare esclusivamente nella modalità avventura: i protagonisti hanno emozioni che non vanno trascurate. Si possono uccidere i proprietari delle case in cui si decide di rubare, ma il giorno seguente saranno depressi e bisognerà badare al loro umore per evitare che decidano di lasciarsi morire di fame e tristezza. Il gioco si salva automaticamente solo al mattino, non è dunque possibile usare lo stratagemma di salvare poco prima di una situazione pericolosa e, casomai, ricominciare da lì. Quando un personaggio muore, salvo ricominciare da zero, non lo si può recuperare.
L’apprendimento tramite videogiochi e i giochi seri (serious games)
I videogiochi didattici sono oggi molto comuni: basta pensare a tutte le applicazioni esistenti per bambini in età prescolare che permettono d’imparare l’alfabeto o a far di conto, ma anche ai simulatori d’esame (come quello con cui oggi si studia la teoria stradale). I giochi come This War of Mine, che riescono a combinare l’aspetto ludico con quello della simulazione e dell’apprendimento, fanno parte di un filone nuovo chiamato serious
games (giochi seri). Hanno elementi tipici dei videogiochi pensati con il puro scopo d’intrattenere e aumentare il coinvolgimento del giocatore, come sfide o missioni da portare a termine e una grafica di alta qualità; la finalità è però l’apprendimento. A differenza dei giochi didattici, l’insegnamento non è nozionistico, ma improntato alla sensibilizzazione e all’empatia.
L’idea è quella di sfruttare la grande concentrazione dovuta al videogioco e di usarla per favorire il processo d’apprendimento tramite
simulazione. Sono rari i momenti in cui il nostro cervello riesce a essere completamente concentrato su un solo elemento senza lasciarsi distrarre da stimoli esterni: il videogioco rientra tra questi. Motivo per cui se proviamo a parlare a una persona che sta giocando, molto probabilmente verremo ignorati e avremo l’impressione che non ci abbia nemmeno sentiti. La simulazione permette invece di fare esperienza personale, pratica e semplificata, di campi e realtà che sarebbero altrimenti preclusi o risulterebbero troppo complessi per poter essere compresi. Un esempio sono i bambini che giocano ad imitare i grandi, riproducendo nel proprio piccolo azioni e comportamenti degli adulti (come giocare ai mestieri o alla famiglia). Nei serious games l’apprendimento avviene sfruttando il momento di grande concentrazione dato da un videogioco, in cui per vincere bisogna ideare la giusta strategia, per riuscirci il giocatore è costretto a mettersi nei panni del personaggio, sperimentando così una condizione nuova.
Bury me, my love (titolo mutato per la versione italiana in: Se mi ami non morire) è un gioco serio che permette di mettersi nei panni di una ragazza siriana che deve scappare dalla guerra. Più numerosi i videogiochi creati per sensibilizzare i ragazzi sul tema dell’ecologia o del bullismo. Alcuni, come Venti mesi dedicato alla resistenza italiana, prevedono una parte di storia raccontata più ampia, con porzioni di testo che vanno lette per forza al fine di compiere scelte che avranno ripercussioni sul gioco.