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‘Mi alzo, e niente mi abbatteʼ

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Dopo quello di Jessie Owens alle Olimpiadi di Berlino davanti ad Adolf Hitler, quello di David Lee Roth in ‘Jump’ è senz’altro il salto più iconico della storia dell’umanità. (Forse

un po’ eccessivo. Da capo). Dopo quello di Jessie Owens alle Olimpiadi di Berlino davanti ad Adolf Hitler, quello di David Lee Roth in ‘Jump’ non sarà certo il salto più iconico della storia dell’umanità, ma certamente lo è per la storia del rock, genere musicale che senza la parola ‘iconico’ perderebbe di significat­o. ‘Jump’ (‘Salta,’ma forse anche ‘Salto’) è stato il singolo di maggior successo della band fondata dal defunto Eddie Van Halen, il Leonardo della chitarra elettrica che si è portato nell’aldilà il cognome e forse anche il futuro della band (d’altra parte se i Pooh li avesse fondati un chitarrist­a di nome Eddie Pooh e questi fosse venuto a mancare dopo ‘Piccola Ketty,’è probabile che i Pooh si sarebbero ritirati prima). Ci sarebbe, a dire il vero, qualcuno che fa salti più iconici di Jessie Owens e dei Van Halen. Si fa chiamare Superman e vive in una realtà parallela in cui i supereroi ci avrebbero già risolto problemi come il Covid e Barbara D’Urso. Il salto di Superman, comunque, è stato analizzato da James Kakalios ne ‘La fisica dei supereroi,’ vero e proprio manuale di fisica in cui l’autore applica le leggi newtoniane della dinamica all’Uomo Ragno (dimostrand­o che potrebbe davvero oscillare tra un palazzo e l’altro), la legge di Faraday a Magneto, i principi della termodinam­ica all’Uomo Ghiaccio, la meccanica quantistic­a a Flash Gordon che passa attraverso i muri (giungendo a una conclusion­e diversa rispetto a quella dell’Uomo Ragno) e la fisica dello stato solido a Iron Man. Non di meno, di Superman giunge alla conclusion­e che, in base alle leggi newtoniane sulla gravità, per saltare un grattaciel­o con un solo balzo – altezza 200 metri, in base a quanto si legge sul n.1 di ‘Action Comics,’1938, battuto all’asta per 3,2 milioni di dollari nel 2014 – il piccolo Clark Kent sarebbe dovuto arrivare da un pianeta con attrazione gravitazio­nale quindici volte superiore a quella terrestre.

In verità, per trovare un’associazio­ne il più possibile libera al concetto di salto vanhalenia­no siamo stati fino all’ultimo indecisi se citare ‘La bella lavanderin­a,’una delle prime a fare un salto e, come se non bastasse, a farne un altro, a far la giravolta e a farla un’altra volta. Se abbiamo scelto Superman è solo per non attirarci le ire del mondo femminista (la triste condizione di chi è costretta a lavare i fazzoletti per i poveretti della città, quel “dai un bacio a chi vuoi tu” che sa di promiscuit­à e il “bella” un po’ sessista, perché se una è “lavanderin­a” è superfluo specificar­e che è anche “bella”).

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