‘Settimane decisive’, nuove restrizioni in arrivo
Alain Berset anticipa un altro giro di vite
Berna – «Tre settimane fa avevamo una delle migliori situazioni in Europa. Oggi abbiamo una delle situazioni peggiori». Una situazione «molto seria», che «si degrada più rapidamente del previsto» e che «deve preoccuparci». Nel giorno in cui i nuovi contagi in Svizzera hanno sfiorato quota 5’600 (quasi due volte quelli di martedì), e mentre gli esperti della task force governativa paventano un raddoppio di settimana in settimana dei casi e delle ospedalizzazioni, il consigliere federale Alain Berset sottolinea l’urgenza del momento: «Non abbiamo molto tempo. Le prossime due o tre settimane sono decisive». Qualora i provvedimenti adottati domenica dal Consiglio federale e quelli predisposti dai Cantoni (cfr. a lato) non dovessero influire nei giorni a venire sull’evoluzione dei contagi e, soprattutto, delle ospedalizzazioni (115 quelle registrate nelle ultime 24 ore), il Governo – ha affermato il ministro della sanità – «si prepara ad adottare tutta una serie di misure» mercoledì prossimo. O forse prima, se la situazione lo richiederà.
Mini-lockdown non escluso
«È difficile spiegare cosa abbia portato» a questo repentino peggioramento, ha detto Alain Berset. Una cosa è certa: «Se si continua di questo passo senza reagire la situazione rischia di peggiorare ulteriormente». Si tratta anzitutto di «evitare il sovraccarico degli ospedali», un fenomeno che alcuni Cantoni (Ginevra, ad esempio: vedi sotto) cominciano a toccare con mano.
Il giro di vite appare scontato. Il friburghese ieri si è limitato a indicare i «probabili» ambiti nei quali il Governo potrebbe intervenire: locali pubblici, assembramenti e grandi manifestazioni, pubbliche e private. In una conferenza stampa a Berna, il consigliere federale – che ha definito «coraggiosa» la decisione del Canton Berna di limitare a mille il numero di spettatori nei grandi eventi – non ha escluso esplicitamente la possibilità di un mini-lockdown di un paio di settimane. «Non siamo ancora in una situazione che lo richiede. Ma le cose possono cambiare molto velocemente», ha concesso.
L’opzione è oggetto di approfondimento da parte dell’esecutivo. Sarebbe lo scenario peggiore. «L’obiettivo – ha dichiarato Berset – è evitare una chiusura della società». Da qui il rinnovato appello alla popolazione e alle aziende, nel pieno di una stagione autunnale che – incitando le persone a rimanere al chiuso – rende la vita più facile al virus. «È necessario prestare attenzione alle distanze e a non infettarci». Inoltre «il telelavoro non è solo uno slogan. Ed è tempo di rinunciare alle feste private o di rimandarle a tempi migliori».
La palla ad ogni modo resta fondamentalmente nel campo dei Cantoni. L’attuale situazione “particolare” non impedisce al Consiglio federale di adottare misure anche incisive. Ma la legge sulle epidemie obbliga il Governo a consultare i Cantoni ad ogni nuova decisione. E questo richiede un certo tempo, ha riconosciuto Alain Berset.
Differenze enormi
Il ministro della sanità comunque ha avuto parole di elogio per i Cantoni, che finora «hanno fatto molto» per tenere a bada il virus. Il loro ruolo è centrale e c’è un buon coordinamento con la Confederazione, ha rilevato il consigliere federale.
Qua e là però – per ragioni che al momento non si riesce del tutto a capire – la situazione è sfuggita di mano (come in Vallese, cfr. a lato). Attualmente le differenze tra un cantone e l’altro sono enormi. Alcuni sono più colpiti di altri e sfiorano i 900 casi ogni 100mila abitanti; altrove ne contano circa 130: il rapporto è di 1 a 7. Berset e il Consiglio federale si aspettano che le autorità cantonali «facciano di più» e agiscano «più velocemente». Proprio oggi è previsto un incontro a Berna tra lo stesso Berset e i rappresentanti della Conferenza dei direttori cantonali della sanità.