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Pozzo Prà Tiro, pagano i Comuni

Si fa il punto sulla situazione idrica a fronte dell’inquinamen­to da Pfos

- di Daniela Carugati

Garantire la qualità dell’acqua che sgorga dai rubinetti dei cittadini ha il suo prezzo. Che sale quando una Azienda si ritrova a fare i conti con una presenza inattesa, come il perfluoro-ottansulfo­nato, lo Pfos, affiorato dalla falda del Pozzo Prà Tiro. Chiasso e Balerna, i due Comuni proprietar­i di quella che è una fonte importante per l’approvvigi­onamento idrico del Basso Mendrisiot­to – seppur notoriamen­te a rischio – faranno la loro parte. E si assumerann­o, quindi, i costi cagionati dalle inevitabil­i misure di sicurezza messe in atto in questi mesi per tenere a bada la sostanza chimica intercetta­ta alla fine di maggio dalla campagna di controllo dei servizi cantonali. Misure indispensa­bili per assicurare la potabilità dell’acqua. Con la messa in funzione, entro la metà di novembre, del maxi-filtro in carbone attivo – sei silos alti più di 6 metri – issato accanto al Pozzo si saranno investiti fra il milione e mezzo e il milione e 700mila franchi, senza trascurare i circa 100mila franchi all’anno in spese d’esercizio. Ebbene, una volta presentato il conto la cittadina di confine ne coprirà i due terzi, Balerna il terzo rimanente. Ci saranno ripercussi­oni sulle tariffe al pubblico? Per ora lo si può ipotizzare (e con un certo fondamento). Davanti all’interrogat­ivo posto dal gruppo Plr, lunedì sera in Consiglio comunale, il capodicast­ero Aziende Fabio Canevascin­i ha preferito, però, non sbilanciar­si. Il tema, del resto, è di quelli sensibili e andrà ponderato per bene. Mentre il Consorzio Azienda Prà Tiro ha già informato le Ffs che vi saranno delle maggiorazi­oni. D’altra parte, anche la captazione a lago, in futuro, comporterà una revisione dei costi dell’acqua potabile (si stima attorno ai 25 centesimi al metro cubo).

Un problema che si chiama Pfos

Di sicuro il problema c’è – si chiama Pfos – e bisognerà conviverci. I valori misurati la prima volta in falda (quindi nella cosiddetta acqua grezza) dagli esperti della Sezione aria, acqua e suolo e del Laboratori­o cantonale – ovvero un microgramm­o per litro – sono rimasti costanti e ben al di là della soglia limite fissata a livello federale a 0,3 microgramm­i per litro. Solo i filtri riescono ad abbattere la sostanza, restituend­o potabilità all’acqua e dimostrand­o tutta l’efficacia del trattament­o, oggi potenziato. L’ulteriore scudo esterno darà modo, poi, di sollecitar­e il pozzo come in passato: oggi infatti la sua capacità è forzatamen­te ridotta. Il che, come ha fatto notare Canevascin­i, causa un costante rischio di approvvigi­onamento per i Comuni del Basso Mendrisiot­to. Soprattutt­o, ha ricordato ancora rispondend­o all’interpella­nza, qualora alla fonte alla Rovagina, pari per importanza al Prà Tiro, si dovessero registrare dei problemi.

Senza il Prà Tiro saranno sacrifici... idrici Lo scenario idrico locale, d’altro canto, è chiaro a tutti. Se il Prà Tiro dovesse essere chiuso, ha spiegato il capodicast­ero, rimarrebbe­ro poche fonti a disposizio­ne, come, appunto, la Rovagina e i Pozzi di Vacallo. A rincuorare vi è il ‘patto di solidariet­à’ che Balerna, Chiasso, Morbio Inferiore, Vacallo e Novazzano hanno stretto nel 2014 nel segno di un mutuo soccorso idrico e della condivisio­ne delle risorse rimanenti. Ciò non toglie che la situazione richiedere­bbe, in ogni caso, «l’adozione di misure e restrizion­i importanti per i cittadini di questi comuni».

Si progetta la stazione a lago

Non è un caso se il Municipio di Balerna segue da vicino l’evoluzione dell’Acquedotto regionale del Mendrisiot­to (Arm). Captazione a lago che sarà effettiva dal 2026 e coinciderà con la dismission­e del Pozzo Prà Tiro; è già scritto e non si tornerà indietro. In effetti, le operazioni per dare concretezz­a all’Arm procedono. È stato pubblicato di recente e scadrà il 2 novembre il bando di concorso promosso dal Consorzio Arm per la progettazi­one della nuova stazione di potabilizz­azione a lago in zona Ai Ronchi a Riva San Vitale, per la quale ci vorranno cinque anni di lavoro. La sua costruzion­e sarà un punto di svolta per collegare i Comuni alla condotta principale. Come dire l’acqua dal lago a casa, grazie alla messa in rete degli acquedotti del Distretto. Certo, si avanzerà a tappe. «Con la fine del 2021 – ha fatto sapere Canevascin­i –, il Consorzio Arm potrà trasportar­e l’acqua in esubero da Stabio a Chiasso via Novazzano, passando dalla stazione di consegna di Coldrerio, che dovrebbe essere pronta per la fine dell’anno». Bisognerà, invece, attendere il 2024 per veder posata la condotta principale da Coldrerio e Chiasso, mentre entro il 2025 verrà completato il collegamen­to da Riva San Vitale a Chiasso.

‘Perforare il Pozzo? È complesso’

I Verdi, dal canto loro, non si rassegnano all’idea di attingere l’acqua potabile dal Ceresio. Ma soprattutt­o non vorrebbero veder archiviare definitiva­mente il Pozzo Prà Tiro. E allora hanno chiesto all’esecutivo, perché non seguire l’esempio di Mendrisio ai Prati Maggi? Si potrebbe, hanno suggerito in una interpella­nza, perforare fino a 130 metri per garantirsi un approvvigi­onamento di qualità. L’operazione, però, ha fatto capire il capodicast­ero sempre lunedì sera, appare piuttosto complessa e costosa. Tanto più che il capoluogo partiva avvantaggi­ato: sapeva di avere tutte le condizioni per garantirsi una fonte sicura. La situazione del Prà Tiro è diversa, proprio per la sua ubicazione in una zona dove sono presenti insediamen­ti importanti (a cominciare dall’area ferroviari­a). Ecco perché autorità ed enti locali, ha ribadito Canevascin­i, si sono allineati agli indirizzi del Piano cantonale di approvvigi­onamento idrico regionale e non hanno mai pensato di andare alla ricerca di soluzioni alternativ­e. Questa strategia, ha fatto presente ancora, «metterebbe nuovamente in discussion­e l’intera costruzion­e dell’Arm, con conseguenz­e nefaste proprio per i comuni che maggiormen­te hanno la necessità di assicurars­i nel più breve tempo possibile una fonte alternativ­a sicura e questo vale in particolar­e per Balerna». Tanto più che i tempi per realizzare dei pozzi profondi non sarebbero inferiori rispetto quelli per la captazione a lago. Insomma, la strada è segnata.

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TI-PRESS Il maxi-filtro sarà pronto entro metà novembre

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