TE Connectivity verso la chiusura
Rischiano il posto 106 dipendenti. Un mese di consultazioni. Alberti: ‘Un brutto colpo’.
Chiusura completa del sito produttivo e licenziamento di 106 dipendenti. Pessime notizie per i dipendenti della TE Connectivity di Bioggio: come indicato in un comunicato diffuso ieri dall’azienda stessa, la multinazionale attiva nel ramo dell’elettronica sta valutando la chiusura della sede malcantonese e tutto il personale pertanto verrebbe licenziato. I grossi tagli non dovrebbero colpire unicamente il Ticino: sono addirittura 243 le persone che resterebbero senza lavoro a Montcada (Spagna) con la chiusura dello stabilimento nel settore automotive e altri 5 con funzioni aziendali in Svizzera. Ieri è stata data la comunicazione ai dipendenti ed è stato avviato il periodo di consultazione. Una decisione definitiva è attesa entro un mese.
«È un brutto colpo». Eolo Alberti non se l’aspettava: l’annuncio dell’industria con sede principale a Sciaffusa è decisamente una brutta sopresa. «È un’azienda con la quale abbiamo ottimi contatti – ci spiega il sindaco –. Li abbiamo visti poco più di un mese fa, era presente anche il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia Christian Vitta, ma non ci sono arrivati segnali di allarme da parte delle grandi industrie e aziende presenti sul territorio. Certo, ci era stato detto che hanno avuto una compressione del fatturato a causa della crisi dovuta alla pandemia e che speravano di poter però risalire la china».
LE RAGIONI La crisi? Nel mercato automobilistico
“Siamo consapevoli – si legge nella nota – delle ripercussioni che questa riorganizzazione potrà avere sul personale e sulle comunità locali in entrambi i Paesi. Per questo motivo stiamo comunicando e lavorando a stretto contatto con i dipendenti, nonché con tutte le autorità locali. Va sottolineato che questa riorganizzazione non è data dalla performance del personale nelle due sedi (Montcada e Bioggio, ndr). Si basa piuttosto sulle attuali circostanze economiche, sulla generale instabilità del mercato e sul drastico cambiamento dell’industria causato anche da un nuovo comportamento nel consumatore, guidato principalmente da tre aspetti, quali il maggior home office, migliori conoscenze in campo digitale e la recessione economica in quasi tutti i Paesi europei. Vorremmo tuttavia sottolineare che apprezziamo molto la dedizione e il lavoro offerti dai nostri collaboratori”.
La TE Connectivity sviluppa e produce in tutto il mondo terminali e connettori per diversi settori. Compreso uno messo a dura prova dalla pandemia: quello automobolistico. “Questo piano – si sottolinea – si basa sulla continua debolezza del mercato automobilistico, sulla recessione economica e sulla riduzione del potere d’acquisto a livello mondiale”.
FRONTE SINDACALE ‘Dipendenti scioccati per la cruda informazione’
Ma la doccia fredda più grande l’hanno certamente avuta, ieri attorno alle 13, i dipendenti dell’azienda svizzero-statunitense. «Si tratta di una ditta che non ha il contratto collettivo di lavoro – osserva Giovanni Scolari – e in generale anche fra i dipendenti ci sono pochi nostri affiliati. Perciò anche noi siamo venuti a saperlo oggi, come tutti. Alcuni dipendenti coi quali abbiamo parlato ci hanno detto di essere effettivamente scioccati per la cruda informazione effettuata ai collaboratori». Il segretario regionale per il Luganese dell’Organizzazione cristiano-sociale ticinese (Ocst) valuta che i margini di manovra per il sindacato sono relativamente pochi. «Abbiamo fatto alla direzione la richiesta di essere coinvolti nel processo di consultazione e cercheremo di far valere al massimo le ragioni del personale. Ma se hanno già preso questa decisione, temo che potremo unicamente batterci per un piano sociale il migliore possibile».
‘Previsto un piano sociale’
Una decisione che invero non è ufficialmente ancora stata presa, come ci conferma il portavoce dell’azienda: «No, non è ancora stata adottata una decisione definitiva – ci spiega Gabriele Cantoni –. Questa avverrà dopo la fase di consultazione, che terminerà fra un mese. Al momento, c’è stata l’informazione che, previa consultazione dei dipendenti o dei rappresentanti dei dipendenti (che comunque non hanno una commissione del personale, ndr) è prevista una riorganizzazione che interessa 106 persone». Ma la previsione comunque è quella di chiudere il sito produttivo a Bioggio. «Sì. Abbiamo preso contatto col personale, con le parti sociali, con le autorità comunali e cantonali. Ora è avviata la fase consultiva, anche sul previsto piano sociale».
LA POLITICA LOCALE Una presenza storica, che risale al 1968
In attesa della decisione definitiva, chiediamo al sindaco di Bioggio quale impatto potrebbe avere questa chiusura sulle finanze di uno dei più benestanti Comuni ticinesi. «Non sono in grado di dirlo ancora dettagliatamente – replica Alberti –. Può averlo, ma non in modo disastroso. Ma è una partenza che peserà comunque. E dà preoccupazione che a lasciarci siano aziende attive sul territorio da decenni. Non è un segnale rassicurante». Eh sì: bisogna tornare infatti al 1968, quando la statunitense Augat fondò in Svizzera la società anonima Electroform con sede a Bioggio. Quest’ultima ha poi a sua volta assorbito la ditta Electra di Campione d’Italia, specializzata nella produzione di contatti per l’industria elettronica. Tramite successive acquisizioni il sito è passato nel 1996 sotto il controllo di Thomas and Betts e nel 2000 al gruppo TE Connectivity.
Un fuggi-fuggi? Il sindaco Eolo Alberti:
‘Non ho segnali in tal senso’
Una presenza storica quindi, e purtroppo non si tratta dell’unica partenza di recente da Bioggio. È di luglio l’addio della KerrHawe Sa, che entro la fine dell’anno prossimo smantellerà le proprie attività fra Italia, Cechia e Paesi Bassi. E nelle vicinanze la scorsa primavera è stato annunciato il licenziamento di diversi dipendenti anche alla Mikron di Agno. C’è il timore di un fuggi-fuggi? «Non ho segnali in tal senso, ma è chiaro che in questo momento molti stanno soffrendo. Sono preoccupato, ma non vorrei però fare di tutta l’erba un fascio perché abbiamo saputo invece che ci sono altre aziende che stanno lavorando bene, che restano sul territorio e che anzi stanno centralizzando qui l’attività. E anche per quanto riguarda la TE Connectivity, la qualità della produzione qui è ottima ma non c’è lo spazio sufficiente per ampliare come si vorrebbe».