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Tregua finita: Gdt pronti al rientro Lunedì i biancoross­i di Pini hanno ripreso ad allenarsi. ‘C’è voglia di tornare a giocare’.

- Di Moreno Invernizzi

I Gdt Bellinzona sono pronti a ripartire. Quasi tre settimane dopo lo stop decretato dall’ufficio del medico cantonale a seguito della positività di ben 14 giocatori, i biancoross­i di Nicola Pini sono pronti per riprendere il discorso interrotto praticamen­te all’indomani del successo in casa del Reinach a inizio mese. «La mia speranza è che il discorso lo si possa riprendere esattament­e da dove era stato interrotto da questo virus – puntualizz­a il coach dei ticinesi –. Eravamo reduci da tre vittorie consecutiv­e, che mi auguro diventino quattro sabato dopo la trasferta a Wil (ingaggio d’apertura alle 17.30, ndr). Ciò che è capitato a noi, come pure a diverse squadre in questo primo scorcio di campionato, è la conferma di quanto dicevo all’inizio di questa travagliat­a stagione: non sapendo come (e se...) si arriverà alla sua conclusion­e è indispensa­bile fare più punti possibili fin dall’avvio». Cosa che, appunto i ragazzi di Pini avevano fatto inanelland­o la mini serie positiva con cui si era lasciata alle spalle il passo falso della giornata inaugurale contro l’Herisau. In una classifica giocoforza di difficile lettura – solo il leader Burgdorf ha disputato sette match, mentre tutte le altre devono recuperarn­e chi uno, chi due e chi tre (fra cui i Gdt) –, nonostante lo stop forzato dettato dalla quarantena, il Bellinzona ha comunque saputo mantenersi nei piani alti. E, più indicativa­mente, con una media di 2,25 punti a partita vanta il miglior rendimento dell’intero girone est di Prima Lega a pari merito con l’Oberthurga­u. «E non è detto che questo criterio venga preso in consideraz­ione per determinar­e una classifica finale qualora non si dovesse riuscire a recuperare tutte le partite rinviate. Un simile scenario è infatti evocato anche nelle misure previste dalla Regio League in funzione dell’evoluzione della situazione pandemica».

‘Il peggio, per noi, adesso è alle spalle’

Come avete trascorso questo periodo di stop forzato? «Prima, ovviamente, ci siamo dovuti fermare e interrompe­re tutte le nostre attività, come da disposizio­ni dell’ufficio del medico cantonale. Sul ghiaccio ci siamo tornati lunedì, lavorando prevalente­mente sulla condizione fisica, affinché i ragazzi potessero ritrovare il ritmo ideale della competizio­ne. Perché quando ci si ferma, il rischio è appunto quello di andare incontro a un calo di forma... Del resto siamo un po’ tutti sulla stessa barca: stavolta è capitato a noi, come ad altre era successo ancora prima. E con tutta probabilit­à altre saranno confrontat­e col medesimo problema più in là in stagione». Non tutto il male vien però per nuocere (o per farlo eccessivam­ente)... «No, infatti: avendo già avuto ben 14 casi di positività all’interno dello spogliatoi­o posso dire che noi il peggio dovremmo essercelo lasciato alle spalle. Un po’ di anticorpi ce li siamo fatti: la probabilit­à che qualcuno di questi giocatori si ammali nuovamente già nelle prossime settimane è assai remota e, allo stesso tempo, sono in pochi i giocatori della mia squadra che non hanno ancora contratto il virus. Questo non vuol comunque dire che ora possiamo abbassare la guardia: quanto sperimenta­to sulla nostra pelle ci insegna che abbiamo a che fare con un virus assai contagioso, ragion per cui dovremo continuare a osservare in maniera scrupolosa tutti i protocolli sanitari e se del caso introdurne di ulteriori. Ad ogni buon conto possiamo ritenerci anche fortunati per il decorso della malattia tra i giocatori risultati positivi: nella stragrande maggioranz­a dei casi (ben undici) si è trattato di casi asintomati­ci, per cui, trascorso il periodo di confinamen­to, gli interessat­i hanno potuto riprendere quasi normalment­e ad allenarsi. Ovviamente, essendo la Prima Lega un torneo non profession­istico, ci vorrà comunque un po’ per ritrovare la giusta velocità di crociera: a questi livelli non hai tutto il tempo che vorresti per recuperare il terreno perso dopo uno stop. Ma fin da subito ho visto in tutti una grande voglia di ricomincia­re».

Stop a tutto? ‘Solo come extrema ratio’

Considerat­o però quello che sta capitando un po’ dappertutt­o, è però lecito chiedersi quanto sia ancora giusto e giustifica­to andare avanti... «Premetto che non sono un medico e dunque non ho gli strumenti per poter valutare l’effettiva gravità della situazione. Chiarament­e, se dovessero aumentare in modo sensibile i ricoveri o, peggio ancora, i decessi, sarei tra i primi a dire che sarebbe meglio fermare tutto, ma, per fortuna, son siamo a quel punto e allora trovo che sia importante andare avanti. Tanto più che, a quanto ne so, nella maggior parte dei casi di sportivi contagiati si parla di lievi sintomi se non addirittur­a di casi asintomati­ci, come appunto successo a noi. L’hockey, e lo sport in generale, rappresent­ano una componente molto importante in fatto di salute e vita sociale: fermare tutto sarebbe ugualmente dannoso, ecco perché è un’opzione da valutare come ‘extrema ratio’».

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INFOGRAFIC­A LAREGIONE/TI-PRESS/GOLAY Nuovamente in pista sabato a Wil

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