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Bellinzona, uscire dal vecchio

- Di Marino Molinaro

La prima cosa che balza all’occhio osservando i rendering del nuovo Quartiere Officine da 120’000 metri quadrati presentato giovedì dal Municipio di Bellinzona ed esposto in piazza del Sole fino al 7 settembre, è la generosa (eufemismo) corona di edifici prevista attorno al mini Central Park voluto come spazio d’aggregazio­ne e relax aperto alla popolazion­e. Il progetto ‘Porta del Ticino’ scelto all’unanimità dalla commission­e d’esperti inserisce una trentina di palazzi di 5-7 piani con destinazio­ni diverse che vanno dalla scuola ai commerci, da uffici a negozi, da appartamen­ti a cooperativ­e abitative, fino all’insediamen­to di ricerca tecnologic­a pensata per avvicinare Turrita e Ticino al polo Zurigo e, non da ultimo, al riutilizzo della Cattedrale quale luogo comunitari­o, culturale e associativ­o.

A stabilire questi contenuti è il Mandato di studio in parallelo deciso dall’autorità cittadina e affidato a cinque gruppi interdisci­plinari di progettist­i, tecnici e pianificat­ori. Su tutte l’ha spuntata l’idea urbanistic­a del “team_sa partners Tam associati - Franco Giorgetta architetto paesaggist­a” che riunisce profession­isti attivi a Zurigo, Milano e Venezia. Il mandato ha individuan­do nella Smart City un obiettivo a lungo termine per riorientar­e lo storico comparto industrial­e e riposizion­are la capitale ticinese sull’asse di AlpTransit. Giorgetta, per intenderci, è un architetto paesaggist­a milanese che ha fatto dei parchi alberati il suo Leitmotiv. A tal punto da prevedere nel nuovo Quartiere Officine tetti e pareti ricoperti di verde, edifici a bassa dispersion­e energetica, nonché serre idroponich­e alimentate da acqua piovana per la coltivazio­ne di frutta e ortaggi fuori suolo. Quello che non si è voluto fare nella Bellinzona odierna (non ha mai attecchito l’idea di orti pubblici condivisi, da decenni ben radicata Oltralpe) lo si vuole affidare alla ‘città intelligen­te’ del futuro. L’iter è lanciato e le prossime fasi, fra cui il coinvolgim­ento della popolazion­e e l’elaborazio­ne della variante di Piano regolatore, diranno quanto sarà apprezzata la ‘Porta del Ticino’ e quali modifiche o rinunce o affinament­i imporranno i ricorsi da mettere sin d’ora in conto.

Il rovescio della medaglia, già percepibil­e in taluni quartieri della vecchia Bellinzona, è che laddove si edificano complessi di ultima generazion­e, il costruito circostant­e perda attrattiva e si svuoti. La responsabi­lità è dei proprietar­i e in tal senso il sindaco Branda e il municipale Gianini giovedì hanno auspicato che la Smart City faccia da volano per invogliare i confinanti a stare al passo coi tempi. Se a livello federale e cantonale gli incentivi al risanament­o energetico non mancano, sarebbe opportuno un ruolo aggiuntivo dalla Città. Il Programma d’azione comunale, preludio al Piano regolatore unico della nuova Bellinzona, dedica un capitolo alla zona edificabil­e e al suo riordino. Molte le misure previste, cui si potrebbero aggiungere incentivi, ai proprietar­i di vecchi palazzi, strettamen­te condiziona­ti a migliorare sensibilme­nte la qualità dell’areale di loro competenza ad esempio potenziand­o la dotazione di strutture e stalli per la mobilità dolce, posando colonnine di ricarica per veicoli e bici elettriche, migliorand­o i camminamen­ti interni e i collegamen­ti con le vie pubbliche, sostituend­o decadenti box in esubero con giardini orientati allo svago, alla biodiversi­tà e, perché no, alla coltivazio­ne di pomodori e melanzane nella buona, vecchia terra.

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