‘A inizio novembre ospedali al collasso’
Gli scenari degli esperti federali. ‘Da subito, dobbiamo ridurre al minimo i contatti’.
Berna – Dieci persone oggi ne infettano in media altre sedici. Sono troppe, dobbiamo scendere sotto le dieci e schiacciare drasticamente la curva dei contagi. Ciascuno deve ridurre al minimo i contatti per lavoro, nel tempo libero, in famiglia, seguendo scrupolosamente le regole di igiene e portando la mascherina, altrimenti fra due-tre settimane vi è il rischio concreto di non trovare più un letto libero nelle cure intense. Questo è il drammatico scenario prospettato ieri a Berna ai media dagli esperti della Confederazione. L’aumento di persone infette è esponenziale: «Siamo messi peggio dei Paesi vicini», ha detto senza troppi giri di parole Stefan Kuster capo della Divisione malattie trasmissibili dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Abbiamo cifre peggiori di Francia e Spagna, più che doppie rispetto a Italia e Austria, cinque volte peggio rispetto alla Germania (da oggi metterà la Svizzera sulla sua lista rossa dei Paesi a rischio). In una settimana i nuovi casi in Svizzera sono raddoppiati (da 3’100 a 6’600) così ospedalizzazioni e morti. A preoccupare, in particolare, è l’aumento dell’età delle persone infettatesi e dei ricoveri di soggetti con patologie pregresse.
Ancora più esplicito Martin Ackermann, capo della task force federale sul coronavirus: «Ogni giorno conta. Dobbiamo fermare l’epidemia, altrimenti i posti negli ospedali saranno pieni tra fine ottobre e inizio novembre e il limite massimo della capacità del sistema sanitario sarà raggiunto tra il 5 e il 18 novembre. Se però agiamo in maniera tempestiva possiamo farcela». A detta di Ackermann, “le limitazioni attualmente in vigore in Svizzera non bastano assolutamente”, bisogna “agire subito” per avere un effetto positivo fra due settimane, vanno ridotti i contatti interpersonali, partendo dalle manifestazioni e dai luoghi di lavoro.
Giro di vite in dieci Cantoni
Ieri diversi Cantoni hanno inasprito le misure anti-Covid (vedi grafica) limitando il numero dei partecipanti a raduni, introducendo coprifuoco per ristoranti e locali pubblici, obbligando l’uso della mascherina anche in auto se ci sono più passeggeri, limitando le pratiche sportive (a Berna sport professionistico a porte chiuse). Gli effetti delle misure si manifesteranno solo tra due settimane, non abbiamo il lusso di aspettare e vedere se i provvedimenti funzionano: in ballo c’è il sovraccarico del sistema sanitario. Lo ha spiegato ieri anche il presidente dell’organizzazione mantello dei medici cantonali, Rudolf Hauri, secondo cui anche il ‘contact tracing’ ha raggiunto il massimo delle proprie capacità. «I soggetti positivi al test dovrebbero informare le persone con cui hanno avuto contatti, affinché quest’ultime possano almeno isolarsi e non mettere in pericolo gli altri». Hauri ha giudicato importante anche ripensare l’organizzazione degli ospedali e l’introduzione di test sierologici per rilevare gli antigeni della SARS-CoV-2.
L’esercito pronto a intervenire
Ieri in serata, le forze armate elvetiche hanno fatto sapere di essere pronte a scendere in campo a fianco delle autorità civili per fronteggiare la pandemia: in vista di possibili impieghi, l’esercito sospende le manovre previste sino a fine anno. Vengono inoltre esaminate ulteriori misure riguardo ai corsi di ripetizione (se mantenerli o meno), ha indicato il Dipartimento federale della difesa. «Con questa misura l’esercito vuole concentrarsi sulla prontezza al dispiegamento in vista di possibili impieghi a favore delle autorità civili».
In Lombardia situazione ‘drammatica’
Critica la situazione ovunque in Europa. Per il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus “i prossimi mesi saranno molto duri e molti Paesi sono su una strada pericolosa”. Il motivo è l’aumento dei casi registrati che sta già portando al limite “ospedali e unità di terapia intensiva, e siamo solo ad ottobre”. Si complica, ad esempio, la situazione in Lombardia, tanto che il presidente della Regione Attilio Fontana non ha esitato a definirla “drammatica”. I nuovi contagi ieri erano 4’916. Che la situazione sia drammatica lo dimostrano le file di ambulanze davanti ai pronto soccorso di molti ospedali. I pazienti sono costretti spesso ad attendere il proprio turno al triage sui mezzi, per evitare assembramenti.