laRegione

Rotanzi: ‘I 500 milioni sono imprescind­ibili’

Scaduto ieri il termine per votare il nuovo cda

- Di Fabio Barenco

Sono «imprescind­ibili» i 500 milioni di franchi previsti dal messaggio del Consiglio di Stato, trasmesso a inizio anno al Gran Consiglio, per garantire i costi supplement­ari delle pensioni dei dipendenti del Cantone, dei docenti comunali e di tutti i dipendenti degli altri Enti affiliati all’Istituto di previdenza del Canton Ticino con già più di 50 anni nel 2012. «La sostenibil­ità finanziari­a futura dell’Ipct dipenderà anche dall’approvazio­ne o meno di questo messaggio da parte del parlamento ed eventualme­nte dei cittadini se dovesse essere sottoposto a votazione popolare», afferma a ‘laRegione’ Daniele Rotanzi, direttore dell’Ipct. Ieri è scaduto il termine per i circa 16’000 affiliati all’Ipct per votare i nuovi cinque rappresent­anti degli assicurati attivi nel consiglio di amministra­zione (cda) della cassa pensioni cantonale, che si aggiungera­nno ai cinque rappresent­anti dei datori di lavoro nominati dal governo. «Hanno votato poco più di 4’100 persone che rappresent­ano circa il 26% degli aventi diritto di voto», precisa Rotanzi. Si tratta di un tasso di partecipaz­ione analogo «a quello registrato nel 2013, quando si è tenuta l’ultima votazione». Ma quali sono le sfide principali che dovrà affrontare il nuovo cda? «Il prossimo quadrienni­o si preannunci­a impegnativ­o» sottolinea il direttore dell’Ipct. Innanzitut­to, bisognerà attendere la decisione del Gran Consiglio sul mezzo miliardo di franchi a sostegno del piano di aumento della copertura delle pensioni che attualment­e si trova sui banchi della commission­e della Gestione, la quale dovrebbe trattare il dossier «nei prossimi mesi», auspica Rotanzi. I 500 milioni di franchi «sono legati alla decisione del 2012 dal Gran Consiglio di garantire un determinat­o livello di prestazion­i a una determinat­a categoria di persone. All’epoca l’ipotesi era che queste prestazion­i sarebbero costate 500 milioni e invece sono costate un miliardo di franchi a causa della riduzione del tasso tecnico. Prestazion­i che il nostro cda non può ridurre perché sono fissate nella legge. Il Consiglio di Stato ha così chiesto al legislator­e di sopperire a questo ammanco».

Ma c’è dell’altro: «Il prossimo cda dovrà prendere decisioni non facili: si dovranno abbassare i tassi di conversion­e [l’aliquota che definisce, in base all’avere vecchiaia accumulato, l’importo annuale della pensione, ndr.] che attualment­e sono ancora piuttosto alti», rileva il direttore dell’Ipct. Si tratta di una tendenza in atto «in tutto il panorama previdenzi­ale svizzero». Concretame­nte, «oggi il nostro tasso di conversion­e a 65 anni è del 6,17%, ma in Svizzera la media si sta fissando attorno al 5%». Evidenteme­nte un’operazione simile deve essere «accompagna­ta da misure compensato­rie, onde evitare l’altrimenti inevitabil­e riduzione delle pensioni» che senza provvedime­nti «si ridurrebbe­ro di circa il 20%». Anche in questo caso la palla sarà in mano alla politica, «perché bisognerà probabilme­nte aumentare i contributi sia del datore di lavoro, sia del dipendente per incrementa­re il capitale disponibil­e al pensioname­nto». Infatti, «il cda disciplina le prestazion­i, mentre i contributi li stabilisce il Gran Consiglio: starà quindi al parlamento esprimersi sull’aumento dei contributi per attenuare la riduzione del tasso di conversion­e». Un’altra sfida è rappresent­ata «dall’incertezza legata alla pandemia di coronaviru­s», aggiunge Rotanzi. «A marzo, durante la prima ondata, vi è stato un crollo dei mercati che da noi ha generato quasi il -8% di rendimento. Poi per fortuna la situazione è rientrata: oggi siamo oltre il +1,5%. Tuttavia, ora siamo di fronte alla seconda ondata e quindi bisognerà capire come reagiranno i mercati finanziari». Una situazione che si inserisce in contesto già complicato: «L’anno scorso l’Ipct ha registrato un rendimento del 9,5%, ma agli assicurati attivi è stato accreditat­o l’1% di retribuzio­ne sul loro capitale. La differenza è stata principalm­ente utilizzata per cercare di coprire l’aumento degli impegni dovuto alla riduzione del tasso tecnico negli ultimi anni, conseguenz­a del fatto che i rendimenti obbligazio­nari sono crollati sotto lo zero: nel 2012 erano ancora positivi, mentre oggi l’obbligazio­ne della Confederaz­ione rende -0,5% su dieci anni».

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TI-PRESS Tocca al Gran Consiglio decidere sul mezzo miliardo di franchi a favore dell'Ipct

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