Una chiesa a quattro corsie
La prima cappella autostradale della Svizzera è prevista nelle vicinanze di Andeer, nei Grigioni. Il progetto dello studio Herzog & de Meuron sarà realizzato, una volta trovati i finanziamenti, in prossimità della A13 che a nord conduce a Coira e verso su
Sarà una tappa d’obbligo per gli amanti dell’architettura, un pit-stop di preghiera e un faro spirituale per gli automobilisti e gli abitanti del villaggio. La cappella sarà visibile dall’autostrada e apparirà come una scatola astratta dai lati bianchi che si reggono come per magia. Ma questo esempio è solo la punta dell’iceberg di un’architettura che si articola in una serie di spazi contigui, disegnati per acuire la percezione del visitatore e cancellare il rumore esterno.
Una lunga storia
L’edificio sacro, essenziale ed austero, si inserisce in un territorio ricco di chiese realizzate nei secoli. L’amore dei progettisti per queste gemme d’architettura e arte, che punteggiano un paesaggio unico, li ha fatti rifuggire dal tentativo di prenderle a modello. Era impossibile cercare di evocare l’aura di quei muri senza cadere nel kitsch. Nessun esempio reale anche recente ha ispirato un’architettura che vuole essere davvero contemporanea. “L’idea della cappella di Andeer – spiegano Herzog e de Meuron nella presentazione del progetto – doveva emergere solo dal luogo, dalla posizione, dalla strada. E noi non volevamo lavorare con segni o simboli religiosi espliciti, tanto meno con simboli cristiani come la croce o le rappresentazioni di Cristo. Cercavamo un’architettura che affinasse la percezione dei visitatori - del luogo, dei dintorni naturali e persino del loro modo di vedere sé stessi”.
Salto nel buio
Il progetto inizialmente è stato un salto nel buio, perché la collocazione della cappella e la soluzione degli spazi non erano state definite a priori. Poi il concept si è andato delineando nei parecchi incontri con i rappresentanti della comunità e il pastore di Andeer. Abbandonata l’idea di un ponte coperto, a mo’ di piccola basilica sopra la strada, è affiorata via via l’intuizione di realizzare un percorso verso un luogo o proprio attraverso la chiesa stessa. Il primo ostacolo da superare era il rumore della vicina autostrada da lasciarsi alle spalle.
Visitando il futuro
La cappella dovrebbe presentare una sequenza di spazi collegati, ma distinti, come quelli dell’orecchio umano ma senza averne la forma. Inizia con una sorta di cubo bianco astratto fuori terra che racchiude l’accesso e si articola in aree sottostanti che alterano la percezione di suoni e immagini. Man mano che il visitatore scende, avverte maggiormente i suoi passi e sente attutirsi i rumori della strada fino alla loro scomparsa. Una volta entrati da un’ampia rampa di scale a chiocciola si accede al cuore sotterraneo della cappella, attraverso un percorso di tre spazi, ideati con intenti diversi, che confluiscono l’uno nell’altro. Nell’ultimo, inondato di luce diurna, si gode di una vista panoramica sul villaggio di Andeer e sul verde intorno. Il sole al tramonto splende attraverso il pannello di vetro rosso collocato all’altezza della parete in questo tratto finale della cappella del terzo millennio che immette direttamente all’esterno. Ci sono altri due piccoli spazi che invitano al raccoglimento; uno dedicato ai lettori, in cui una luce diurna entra in modo uniforme dall’alto nella stanza rotonda, e l’altro con una candela, un muro opaco riflettente e un solo lucernario. Questo è il luogo più intimo per il visitatore, che qui si confronta con se stesso.
Controcorrente
Nella chiesa autostradale cristiana, aperta a tutti, non saranno previste cerimonie religiose. In un periodo in cui la secolarizzazione è ormai una realtà, il desiderio di una nuova cappella sembrerebbe un’assurdità. Tuttavia uno spazio per dare respiro alla sete di infinito che l’uomo inevitabilmente porta con sé e all’universalità del messaggio cristiano non è proprio una follia. Le chiese autostradali in Germania sono ben quarantasei e registrano una frequentazione di oltre un milione di persone all’anno. Quanto alla cappella in Svizzera firmata delle archistar basilesi, non passerà inosservata a partire dalla forma esterna così rarefatta, inusuale e uscita quasi per gioco. Le pareti bianche “si appoggiano l’una all’altra e si sostengono allo stesso tempo” e una di queste sta in piedi, quasi come il muro di un coro. È il risultato di un modo di affrontare l’architettura come un’opera d’arte, con il medesimo spirito con cui Herzog & de Meuron lavoravano in tempi insospettabili con Joseph Beuys.