laRegione

Troppe voci, sale il disorienta­mento

- di Matteo Caratti

L’aspetto più delicato nella spinosa questione sanitaria è cosa comunicare ai cittadini e come farlo al meglio per far capire a tutti perché venga richiesto un certo sacrificio. Sacrificio col tempo più duro da sopportare. Il riferiment­o è alla strategia di contenimen­to dello stramalede­tto virus per il quale in primavera pendevamo giustament­e dalle labbra dell’autorità (perché poco se ne sapeva), tanto che noi giornalist­i eravamo persino tenuti (gentilment­e) a distanza dal potere. Per fare un’intervista a membri del governo o a specialist­i si doveva passare ai raggi X dello Stato maggiore cantonale di condotta sotto la responsabi­lità del comandante della polizia Matteo Cocchi che se ne era persino uscito dicendo agli anziani di andarsene per qualche tempo in letargo.

Ve la immaginate oggi una simile sortita? Ne seguirebbe una mezza rivoluzion­e. Questo perché adesso i nervi della popolazion­e sono più tesi: l’ondata del virus, inizialmen­te attesa per dicembre/gennaio, è già arrivata; all’orizzonte (...)

(...) non c’è (come in primavera) l’estate col sole che si sperava capace di abbattere il virus e comunque di favorire le distanze all’aperto; oggi all’orizzonte c’è un inizio 2021 solitament­e foriero di influenza!

Insomma, tutto ci spinge a porci mille interrogat­ivi circa la tenuta del sistema sanitario e dell’economia (leggasi posti di lavoro). I politici del resto sono i primi a dirci che non possiamo permetterc­i un secondo lockdown e stanno coniando nuove parole chiave. Ad esempio ‘slowdown’. Un rallentame­nto che potrebbe portare a un lockdown senza che venga decretato dall’alto e abbinato a risarcimen­ti. È dunque evidente che la paura e gli interrogat­ivi sono sempre più pesanti.

Ebbene, se in questo periodo ad altissima tensione anche chi ha responsabi­lità politiche non parla con una sola voce, anzi lascia filtrare tensioni interne (è avvenuto in Consiglio federale) o se chi, nelle vesti di esperto che consiglia i politici, si mette a scrivere lettere all’esecutivo anziché incontrars­i e discutere, ovvio che nella popolazion­e si fa strada (e non va bene!) un certo disorienta­mento. Altrove, poco distante da noi, la popolazion­e è già scesa in piazza. Non vorremmo che…

Insomma, politici e tecnici, visti i tempi che corrono, facciano in modo di non rincorrers­i e si coordinino meglio. Ben venga quindi il monito espresso ieri in conferenza stampa dal presidente del governo Gobbi, quando ha detto che “questo modo di fare (riferendos­i alle fughe di notizie, ndr) in un periodo caratteriz­zato dall’insicurezz­a, destabiliz­za la popolazion­e, alla quale dobbiamo dare delle certezze”. Richiamo più che necessario! È fondamenta­le che l’autorità politica sia in grado di decidere serenament­e le misure appropriat­e e poi che sia capace di spiegarle bene all’opinione pubblica per convincerl­a che è necessario fare anche dei nuovi sacrifici. Per sé e per gli altri.

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