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‘Limitazion­i necessarie, ma senza fermare lo sport’

L’auspicio del capo missione Ralph Stöckli

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Oggi è il giorno: il Consiglio federale emana nuove misure per combattere la pandemia di coronaviru­s. Swiss Olympic spera che la Confederaz­ione metta un po’ d’ordine all’interno della confusione dei decreti cantonali.

Sono ore frenetiche, le sollecitaz­ioni non mancano a Ralph Stöckli, capo missione di Swiss Olympic, incaricato anche del concetto di protezione del comitato olimpico elvetico. «Tutti cercano delle risposte che però sovente nemmeno noi abbiamo», spiega il 44enne dirigente. Non solo ogni Cantone adotta regole diverse, non è neppure sempre chiaro cosa sia permesso fare, e cosa invece no. «Per i Cantoni è incredibil­mente complicato definire così a corto termine delle regole che poi risultino chiare una volta adottate. Cosa si intende per “sport di contatto”? Non c’è una lista. La pallavolo lo è? E quante forme diverse di pratica ci sono, per esempio, nel karate? Dovremmo essere in grado, su richiesta dei Cantoni, di fornire una risposta entro un’ora a domande di questo genere, ma non conviene a nessuno».

‘Il movimento è essenziale, per i giovani’ Stöckli auspica che l’attuale matassa possa essere in qualche modo sbrogliata oggi dal Consiglio federale, dal quale spera che giungano risposte univoche e chiare. A tale scopo è stato istituito un gruppo di esperti, nel quale è rappresent­ato anche l’Ufficio federale dello sport. Il cui direttore Matthias Remund è pure membro della task-force Covid di Swiss Olympic. Per Stöckli nella crisi attuale è ragionevol­e distinguer­e tra sport d’élite e sport per tutti, nonché difendere la pratica sportiva in un ambito della comunità piuttosto ristretto riconducib­ile ai bambini e ai giovani più in generale. «Se oltre alla quotidiani­tà della scuola, sempre più esigente, i ragazzi non possono fare movimento, viene loro a mancare davvero tanto. A maggior ragione in questa stagione, nella quale uscire per praticare sport non è poi sempre così scontato. Dobbiamo anche cercare di non disperdere un’intera generazion­e di giovani sportivi ai quali rischiamo di negare ogni prospettiv­a e di precludere tutti gli obiettivi». Ecco perché Stöckli auspica che sia mantenuta la possibilit­à di allenarsi anche nello sport per tutti, altrimenti detto amatoriale. «In vista della riapertura post lockdown della scorsa primavera sono stati adottati più di 200 protocolli di protezione dalle più disparate discipline: rappresent­ano una buona base di partenza».

Mascherina fino all’inizio dell’allenament­o

Una misura da adottare potrebbe riguardare la chiusura degli spogliatoi, imponendo l’uso della mascherina fino all’inizio dell’allenament­o. Stöckli insiste anche sul distanziam­ento, senza però che questo si traduca, per esempio, nel divieto degli allenament­i di calcio che potrebbero essere riorganizz­ati in piccoli gruppi o con formule che non prevedano il contatto. Le limitazion­i sono inevitabil­i, ma la pratica sportiva intesa come allenament­o resterebbe consentita. La cosa importante è evitare i grossi assembrame­nti, affinché in caso di positività la catena di contagio possa essere prontament­e interrotta».

«È la salute ad avere l’assoluta priorità – ha aggiunto Stöckli –, su questo non sono ammesse discussion­i. Tuttavia non bisogna perdere di vista l’impatto economico di eventuali provvedime­nti. In evidenza l’ex giocatore di curling pone i numerosi posti di lavoro nell’ambito del calcio e dell’hockey su ghiaccio. «Non giova proprio a nessuno l’interruzio­ne di uno o più campionati». Responsabi­le della sezione Sport in seno a Swiss Olympic, David Egli aggiunge che «sono felice di non essere un politico, i quali in questo momento non hanno tutti gli elementi per prendere una decisione. Le autorità vogliono solo fare in modo che tra due mesi possano dire di aver fatto tutto quanto era possibile fare per frenare la crescita esponenzia­le dei contagi». Nell’attuale situazione di crisi Egli vede anche un aspetto positivo. «Gli atleti affrontano gli allenament­i con maggiore consapevol­ezza. In definitiva, noi vogliamo sportivi che ragionano in maniera indipenden­te. Per uscire da questa situazione, bisogna agire di concerto e in maniera creativa».

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KEYSTONE A tutela dello sport a tutti i livelli, pur con i dovuti limiti

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