Sempre più Covid: signori, si chiude
Stretta su sport, cultura, tempo libero e ristorazione. Berset: misure indispensabili.
Domenica 18 ottobre. Il Consiglio federale, d’intesa con i Cantoni, rafforza i provvedimenti anti-coronavirus. La presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga e il ministro della sanità Alain Berset annunciano: mascherina obbligatoria in tutti luoghi chiusi accessibili al pubblico, vietati gli assembramenti di più di 15 persone nello spazio pubblico. Tre giorni dopo – nonostante una situazione «molto seria», che «si degrada più rapidamente del previsto», e mentre gli esperti della Confederazione già constatano un raddoppio settimanale dei casi e delle ospedalizzazioni – lo stesso Berset invita alla pazienza: bisogna aspettare una decina di giorni per vedere l’effetto delle nuove disposizioni; se non dovessero dare i frutti auspicati, mercoledì prossimo potrebbero arrivarne altre. Obiettivo: evitare un nuovo lockdown. Mercoledì 28 ottobre. I dieci giorni sono passati. E ciò che per gli esperti della task-force governativa era evidente da tempo («Le misure in vigore sono di gran lunga insufficienti», ha dichiarato venerdì il presidente Martin Ackermann), è ormai sotto gli occhi di tutti. Anche di quelli di un Consiglio federale titubante, sempre restio a ‘sorpassare’ i Cantoni, diviso su ritmo e incisività della risposta da dare. E così ieri – proprio nel giorno in cui il numero di nuovi contagi è schizzato verso l’alto a 8’616 (+54% in una settimana) e quello delle ospedalizzazioni praticamente raddoppiato (1’018, dai 519 di mercoledì scorso) – Sommaruga, Berset e Guy Parmelin davanti ai media di Palazzo federale non hanno potuto far altro che ammettere implicitamente il fallimento dell’approccio soft. «Le misure prese sin qui non sono sufficienti», ha riconosciuto il ministro della sanità. Le nuove (cfr. infografia) sono «indispensabili» e rappresentano «l’ultima possibilità per evitare un lockdown». Entrano in vigore da subito. Perché «non abbiamo tempo da perdere» (Sommaruga).
Altro tempo da perdere? «Non abbiamo perso sette giorni!», ha risposto la presidente della Confederazione alla domanda di un giornalista.
Nel frattempo molti Cantoni hanno adottato delle misure ed era importante che Confederazione e Cantoni portassero avanti questa strategia comune, ha ricordato la bernese. «Nessuno vuole che manchino letti negli ospedali, nessuno vuole un nuovo lockdown». E con le decisioni odierne facciamo «un grande passo avanti». Tutti i Cantoni devono allinearsi. Possono anche optare per misure più severe, hanno precisato Sommaruga e Berset. Quelle già in vigore tra l’altro in Vallese, a Ginevra o in Ticino resteranno in vigore. La Conferenza dei direttori cantonali della sanità (Cds) approva l’intervento del Consiglio federale. In una nota, sottolinea altresì gli sforzi intrapresi da numerosi Cantoni, che hanno mostrato di assumersi le proprie responsabilità.
Dimezzare il tasso di riproduzione Stop a discoteche e sale da ballo, ristoranti e bar chiusi alle 23, vietate le manifestazioni (comprese quelle sportive e culturali) con più di 50 persone, idem per le attività sportive e culturali nel tempo libero con più di 15 persone, non più di dieci persone alle feste private, mascherina ormai obbligatoria anche in ampie porzioni nello spazio pubblico, nelle scuole superiori e sul posto di lavoro. Molte le misure (vedi infografia), una la parola d’ordine: ridurre. Ridurre i contatti, ha insistito Berset.
Il traguardo è il dimezzamento del tasso di riproduzione, attualmente attorno all’1,7 (significa che dieci persone infette ne contagiano in media altre 17). «Se abbiamo meno contatti, abbassiamo il numero contagi e quello dei ricoveri in ospedale: questo è l’obiettivo. L’incertezza è pesante. Ma una cosa è certa: più velocemente teniamo sotto controllo il virus, più cose saranno nuovamente possibili», ha affermato Sommaruga. Il Consiglio federale, le ha fatto eco il friburghese, è consapevole che queste nuove misure «sono difficili e intralciano la vita sociale ed economica». Servono tuttavia ad alimentare «la prospettiva di un inverno che possa svilupparsi con una certa stabilità». L’approccio ad ogni modo è misurato, «differenziato»: si interviene con «precisione» (Berset). Altri Paesi con una situazione epidemiologica meno grave della Svizzera (dove siamo a 700 casi su 100mila nell’arco di 14 giorni, alcuni Cantoni addirittura a 3mila su 100mila…) hanno agito con maggior severità e senza troppi distinguo, ricorrendo persino a lockdown parziali. In Svizzera invece si vuole continuare a seguire una via che non prevede misure drastiche, un cammino – ha osservato Besret – rivelatosi efficace la scorsa primavera (quando non c’è stato un lockdown duro, come in Italia, ma un semiconfinamento). I provvedimenti resteranno in vigore «per tutto il tempo necessario» (Berset). Il ministro della sanità si aspetta che producano effetti in tempi relativamente brevi. I primi risultati potrebbero vedersi già nei prossimi giorni, ha aggiunto.