‘Gli ospedali reggono, pronti a potenziare’
I dati dei contagi crescono come pure i numeri dei ricoverati negli ospedali Covid del Cantone. Le terapie intensive sembrano reggere. Quanto è corretto per il Ticino l’allarme lanciato dalla task force scientifica della Confederazione secondo cui tra dieci giorni gli ospedali svizzeri saranno saturi? Per Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e socialità, «le proiezioni della task force scientifica della Confederazione sono molto preoccupanti perché mostrano che a livello nazionale, tra una decina di giorni, si sarà in difficoltà. Si rischia di avere le postazioni di terapie intensive praticamente tutte occupate». «Va però riconosciuto – continua De Rosa – che la situazione è molto differenziata all’interno del paese. Ci sono dei Cantoni che già negli scorsi giorni hanno raggiunto il proprio limite nelle capacità ospedaliere e altri nei quali l’evoluzione della pandemia è rallentata». «In questo senso, già nelle scorse settimane avevamo allestito il dispositivo di prontezza ospedaliero che prevede tre fasi: nella prima abbiamo confermato i due ospedali Covid (La Carità di Locarno e la clinica Moncucco di Lugano) con una sessantina di posti in terapia intensiva, più altri sette posti al CardioCentro. All’interno di questi due ospedali, infine, possiamo arrivare a 250 posti letto acuti. Nella fase due è previsto l’ampliamento con altri ospedali di supporto (Ospedale italiano, ospedale di Faido e ospedale malcantonese) con all’incirca altri 120 posti letto post acuti e infine nella fase tre anche una trentina di posti per la riabilitazione a Novaggio e alla Clinica Hildebrand». «L’evoluzione molto rapida dei contagi ha accelerato lo sviluppo dei posti letti. Non vogliamo però arrivare nella situazione in cui siamo costretti ad agire nell’emergenza».
In caso di necessità nazionale, il Ticino è pronto ad aiutare altri Cantoni in difficoltà. «C’è una piattaforma di coordinamento dei posti letto a livello nazionale. Tutti i cantoni sono tenuti ad annunciare i posti totali e i posti disponibili e quelli occupati. Quindi sì, siamo pronti alla solidarietà federale se sarà il caso. A oggi, comunque, non mi risultano pazienti di oltre San Gottardo ricoverati in strutture sanitarie ticinesi», afferma il direttore del Dss il quale afferma anche che non teme una precettazione del personale sanitario frontaliero da parte del governo italiano. «Già nella fase più critica della scorsa primavera ci sono stati incontri diplomatici ad alto livello per garantirsi anche una collaborazione reciproca». «Sarebbe una decisione drastica e in un momento di crisi dovrebbe prevalere anche una collaborazione a livello internazionale e non di ‘belligeranza’ come potrebbe essere interpretato un gesto di questo tipo», conclude De Rosa.