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Niente nuova centrale sul fiume Moesa

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Definitiva­mente dismesso il progetto della centrale sul fiume Moesa. I due Comuni mesolcines­i di Cama e Grono, insieme ad Axpo, hanno deciso di sciogliere il consorzio di studio istituito sei anni fa con il fine di ottimizzar­e lo sfruttamen­to dell’energia idrica del torrente. Come spiegato da Axpo in un comunicato diffuso ieri, “a seguito di una decisione del Governo cantonale relativa al risanament­o dei deflussi residuali delle centrali elettriche già presenti nel Moesano, il progetto non è più idoneo all’approvazio­ne”.

Un’idea criticata da pescatori e canoisti

Nel giugno 2014 Axpo avviò, su incarico del consorzio di studio, un’analisi preliminar­e sullo sfruttamen­to del potenziale idroelettr­ico della Moesa sul territorio del comune di Cama e dell’ex comune di Verdabbio (oggi frazione di Grono). Dopo un attento esame la miglior variante risultò essere una centrale idroelettr­ica con punto di presa in località Sorte e restituzio­ne dell’acqua a valle dell’impianto di itticoltur­a di Al Pont. Il progetto di concession­e elaborato, denominato ‘Centrale sulla Moesa’, fu presentato alla popolazion­e il 6 aprile 2016 suscitando non poche critiche, in particolar­e tra i locali pescatori ma anche tra i canoisti che frequentan­o la zona preoccupat­i per il calo della portata del fiume.

Censi: ‘Soluzione non troppo penalizzan­te’

«È un bene che nel Moesano si sia trovata una soluzione globale per i deflussi minimi – spiega raggiunto dalla ‘Regione’ il sindaco di Grono Samuele Censi – non troppo penalizzan­te per le centrali storicamen­te già esistenti, il che avrebbe avuto anche pesanti conseguenz­e finanziari­e sui Comuni concession­ari e i Comuni azionisti». La centrale progettata avrebbe dovuto produrre 20 gigawattor­a di elettricit­à all’anno (pari al consumo di circa 4’500 economie domestiche) e sarebbe costata circa 24 milioni di franchi. Il progetto fu interrotto nel 2016 a causa dell’imminente fusione dei Comuni di Grono, Leggia e Verdabbio. Nel 2017 il consorzio di studio decise di prolungare l’interruzio­ne poiché degli adeguament­i dell’Ordinanza svizzera sull’energia avrebbero provocato una riduzione dell’ammontare dei sussidi e quindi della redditivit­à del progetto. «La rinuncia a costruire l’impianto – aggiunge Censi – salvaguard­ia invece uno dei pochi tratti di Moesa in Mesolcina ancora 100% allo stato naturale, ben frequentat­o da pescatori, canoisti e amanti della natura. Dal punto di vista ambientale e dell’economia energetica, non avrebbe avuto senso infatti, lasciar defluire abbondante­mente le acque dagli impianti esistenti, con gravi perdite di produzione e recuperi ambientali minimi, per poi investire 24 milioni per riprendere le stesse acque più a valle, compromett­endo la natura selvaggia della Moesa fra Sorte e Cama».

Niente sfruttamen­to idrico fino al 2043

Durante l’interruzio­ne del progetto, Axpo ricorda che il Canton Grigioni ha ribadito i suoi sforzi per l’attuazione delle disposizio­ni in merito al risanament­o dei deflussi residuali delle centrali già esistenti nel Moesano. Un gruppo di accompagna­mento composto da autorità cantonali, Comuni, gestori di centrali elettriche e organizzaz­ioni ambientali­ste ha concordato infine una soluzione complessiv­a.

La conseguent­e decisione del Governo cantonale grigionese del 5 marzo 2020 non regolava solo la quantità dei deflussi residuali delle centrali elettriche già esistenti, bensì sanciva anche che, fino alla riassegnaz­ione delle Officine Idroelettr­iche di Mesolcina nel 2043, non poteva essere messo in atto alcun ulteriore sfruttamen­to dell’energia idrica della Moesa a valle di Soazza. Tale modifica delle condizioni quadro ha di fatto reso impossibil­e l’approvazio­ne del progetto di concession­e ‘Centrale sulla Moesa’. I rappresent­anti del consorzio di studio hanno quindi deciso di non portare avanti il progetto e sciogliere il consorzio.

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Progetto definitiva­mente abbandonat­o

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