Aggregazione Val Mara: quali prospettive?
Terminate le consultazioni della popolazione dei comuni della Val Mara, è ora tempo di bilanci e di riflessioni. Il progetto ha rivelato fin dall’inizio il suo principale punto debole, cioè quello di voler aggregare entità profondamente diverse fra di loro per conformazione territoriale, cultura e storia. Ne è nato un mosaico eterogeneo, in cui due comunità non si sono per niente riconosciute: Bissone e Arogno. Il primo, con il netto rifiuto già a livello di Consiglio comunale, il secondo con un chiaro voto popolare contrario (278 contro 244), avvalorato da una massiccia partecipazione alle urne (70,5%), segno del grande attaccamento degli elettori per il proprio paese. In sostanza, su cinque comuni chiamati in causa, solo tre (...)
(...) hanno aderito alle proposte dei rispettivi municipi: Rovio, Maroggia e Melano. E ora, quali sono le prospettive? Il Consiglio di Stato ha accettato il rifiuto di Bissone senza porre alcuna condizione. Dall’Esecutivo cantonale ci aspettiamo analogo atteggiamento di rispetto della volontà popolare anche per Arogno. Un eventuale tentativo di far cambiare parere alla popolazione di Arogno, sia da parte del Cantone, sia da parte dei fautori dell’aggregazione sarebbe una pessima lezione di civica. Sarebbe come dire che le regole democratiche valgono solo quando fanno comodo.
La votazione di Arogno non va letta in termini di vincitori e vinti, ma come legittimo desiderio della popolazione di continuare a sussistere in autonomia con il contributo di tutti, contrari e favorevoli all’aggregazione. Attorno a questo desiderio di autonomia, il paese deve ritrovare la sua coesione in un continuo dialogo tra visioni magari diverse, ma non per questo contrapposte. Vivere in una comunità significa saper comprendere l’altro, anche quando le idee divergono. Favorevoli e contrari all’aggregazione sono prima di tutto cittadini di Arogno, donne e uomini ai quali deve premere innanzitutto il benessere della comunità in cui vivono. Ciò premesso, come è già stato scritto, le soluzioni possibili sono tre: la prima consisterebbe nel proseguire l’iter aggregativo senza Arogno, cioè soltanto tra Rovio, Maroggia e Melano, una soluzione che i comuni interessati dovranno valutare attentamente, poiché le prospettive saranno diverse rispetto a quelle descritte nel precedente progetto. La seconda, quella di un’aggregazione coatta del comune di Arogno da parte del Gran Consiglio, una prova di forza che non si giustificherebbe neppure lontanamente, tenuto conto del numero degli abitanti (circa mille), delle caratteristiche territoriali (un’estensione quasi uguale alla somma del territorio degli altri tre comuni) e della capacità del comune di far fronte ai servizi necessari alla popolazione. La terza soluzione, quella che noi auspichiamo, suggerirebbe di soprassedere a questo progetto, dilazionandone la ripresa in tempi migliori. Migliori anche dal punto di vista delle risorse comunali e cantonali, che dovranno essere oculatamente riviste a seguito del salasso finanziario prodotto dalla pandemia che stiamo vivendo. Come è accaduto in altre regioni del Cantone, fra qualche anno le sensibilità e le prospettive potrebbero cambiare. Nulla è immutabile. In altre parole, vorremmo che si evitassero decisioni avventate, dettate dal desiderio di “aggregare” anche a costo di creare dolorose fratture tra le comunità interessate. Ripensare un progetto non è una sconfitta, ma indice di saggezza.