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Al Jazz Cat si suona ‘anche in cinquanta’

Parola di Nicolas Gilliet. Al via con De Piscopo, Moroni e Zunino nel tributo a Pino Daniele.

- Di Beppe Donadio

Anche sul Jazz Cat Club aleggia lo spettro di quei cinquanta spettatori che da ieri pomeriggio qualcuno s’immagina mentre si spostano di teatro in teatro, quasi scelti dal destino, per far saltare le stagioni. Per Nicolas Gillet, i cinquanta ‘guastafest­e’ (non hanno alcuna colpa, si fa dell’ironia, finché si può) saranno i benvenuti, così come gli artisti tra il Teatro del Gatto di Ascona e il Sociale di Bellinzona, nella sua Stagione Speciale. «Come la definirei? ‘Work in progress’, perché in ogni momento cambia qualcosa. È un nuovo inizio, per questo l’ho chiamato ‘Programma speciale’». Perché, in poche parole – e dopo quanto deciso ieri dalla Confederaz­ione – «non si sa dove vai a finire. Ma quando la situazione si normalizze­rà potremo tornare con nuove proposte».

La stagione 20-21 del Jazz Cat Club va da novembre a marzo. C’è modo di sperare, addirittur­a, che lo show che apre le danze possa arrivare a misure d’emergenza meno d’emergenza. ‘Around Pino’ è infatti il primo atto, martedì 17 novembre (due show, alle 19 e alle 21). ‘Around Pino’, lo dice in nome di battesimo, è il tributo a Pino Daniele portato sul palco da Tullio De Piscopo alla batteria – nello splendido ‘Vai mo’’ e molto altro – da Aldo Zunino al basso e Dado Moroni al pianoforte. «La mia conoscenza con Dado – racconta Nicolas – risale a quando avevo quattordic­i anni e andavo a sentirlo suonare a Zurigo, al Widder Bar, dov’era quasi pianista di casa. Comprai i suoi dischi, al tempo introvabil­i. In due di questi Dado suonava proprio con

Tullio De Piscopo. In uno, al basso c’era Julius Farmer, musicista di New Orleans che ora non c’è più, e nell’altro Niels-Henning Ørsted Pedersen, storico bassista di Oscar Peterson. Quando su facebook ho visto Moroni e De Piscopo insieme mi ci sono buttato. Ho pensato fosse il concerto per ricomincia­re, per entusiasma­re il pubblico dopo quello che è successo». ‘Around Pino’ è anche la maniera migliore per riportare in vita il Pino Daniele grande musicista: «Non a caso suonava con i migliori della scena internazio­nale, quasi tutti jazzisti».

Karima, Cyrille, Ellen

C’è tanto pianoforte lungo un cartellone che vedrà a Bellinzona il grande Antonio Faraò e il suo Internatio­nal Trio (lunedì 23 novembre alle 20.45 al Sociale di Bellinzona), ma anche Christian Willisohn con Uli Wunner al sax, venerdì 4 e sabato 5 dicembre alle 20.30 al Gatto. E Piero Frassi, che proprio al pianoforte accompagna Karima, ‘pupilla’ di Gilliet (ma anche di Burt Bacharach, che per lei ha scritto): «Ho registrato a Losone il suo ultimo disco, che ha poi preso il volo, portato avanti da Universal e ora stampato in Cina, un gran bel percorso». Karima sarà al Sociale con l’anno nuovo, mercoledì 20 gennaio alle 20.45.

Quote rose rispettate al Jazz Cat Club, che – un passo indietro – venerdì 18 e sabato 19 dicembre alle 20.30 al Gatto presenta (con Ludo Allainmat al pianoforte) Paddy Sherlock, voce e trombone, ed Ellen Birath, un ritorno ad Ascona: «Prima del Covid – spiega Gilliet – Ellen era la cantante più ricercata nei jazz club parigini. Fa cose r’n’b ma viene da Ella Fitzgerald, Billie Holiday e ha un programma misto in cui attinge dal loro repertorio e da quello di Louis Armstrong, misti a cose più r’n’b, intriganti. Credo che questa musica sia ciò di cui abbiamo bisogno adesso. Magari non la spensierat­ezza, ma grande qualità e intratteni­mento. Perché la musica è anche intratteni­mento, e far muovere il piede». E poi c’è Cyrille Aimée, voce francese che vive negli Stati Uniti, nominata ai Grammy quest’anno. Che è un recupero della stagione saltata: «Non mi piace lasciar cadere i concerti come se non fosse successo nulla. Ci tengo a essere corretto nei confronti degli artisti, dei soci del club, degli sponsor». Il Jazz Cat Club inventato da Gillet è ormai un adolescent­e, ma molto responsabi­le e dagli ottimi gusti musicali: «Tredici anni fa mi sono detto quanto fosse assurdo avere solo dieci giorni di JazzAscona e veder scomparire il jazz per il resto dell’anno. In quel periodo coltivavo anche una certa voglia d’indipenden­za, volevo uscire dall’etichetta di tradiziona­lista che a volte mi veniva affibbiata. Col Jazz Cat Club mi potevo liberare da alcuni paletti, integrando­mi in modo più deciso nel quadro europeo delle tournée, e far parte di un sistema più ampio di quello festivalie­ro, spalmato su soli dieci giorni». E anche con quei cinquanta che girano di teatro in teatro, garantisce Nicolas, il Jazz Cat si farà: «Sì, è al momento è vitale. Il rischio organizzat­ivo c’è sempre, ma bisogna restare realisti, andare con una certa cautela che tuteli me e il musicista. E il rapporto che ho con questi splendidi artisti mi consente di riproporli più avanti, eventualme­nte, se il Covid dovesse mettersi di traverso». Segno di una stima che Gilliet si è meritato negli anni. Potere della musica.

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'Ma quanno ascimmo fora sarra' primavera, primmavera' (Tullio De Piscopo, il 17 novembre al Teatro del Gatto)

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