Case Don Guanella, 7 morti e 89 positivi
Positivi alla Hildebrand di Brissago, contromisure
Focolai di Covid negli istituti anziani a Maggia (nella foto) e a Castel San Pietro
Desta viva preoccupazione la situazione nella casa per anziani Don Guanella di Maggia, dove il numero dei decessi per coronavirus è salito a sette. Si tratta, specifica il direttore della struttura in una nota inviata ai media, di “sette ospiti ultranovantenni, che presentavano svariate patologie e uno stato di salute compromesso da tempo”. L’opera don Guanella gestisce tre strutture: se quella di Tesserete non è toccata dal Covid-19, in quelle di Maggia e di Castel San Pietro i residenti positivi sono complessivamente 44, su un totale di 115 posti letto. Tra i collaboratori, invece, i positivi sono 45. “Sin dalla scoperta del primo caso, un ultracentenario nel frattempo guarito, tutti i dipendenti e i collaboratori sono stati sottoposti a tampone – indica ancora la direzione –. L’indagine a tappeto ha fatto emergere altri casi e numerosi asintomatici. Immediatamente sono state messe in atto tutte le misure previste dai protocolli elaborati e affinati in questi mesi. I residenti positivi sono stati trasferiti nei reparti Covid di cui entrambe le strutture sono dotate e, per ulteriore precauzione, chi è risultato negativo a un primo tampone, ma ha avuto contatti con un positivo, è stato trasferito in speciali reparti per la quarantena”. Sospese le visite, le attività e i pranzi in comune. I casi di Maggia e Castel San Pietro non sono correlati, non essendoci collaboratori attivi in entrambe le strutture.
Nel centro di riabilitazione casi di positività
«A oggi sono sette i casi positivi: cinque sono stati trasferiti all’Ospedale La Carità di Locarno, un paziente è stato dimesso in quarantena a domicilio e uno è degente in clinica», spiega Sandro Foiada, direttore della Clinica Hildebrand Centro di riabilitazione Brissago. «Da mie informazioni, nessuno è al momento in uno stato critico», puntualizza. In accordo con l’Ufficio del medico cantonale, per quanto riguarda i provvedimenti attuati, il direttore spiega che «i degenti che erano possibilmente in contatto con i positivi sono stati isolati. In particolare, partendo dal primo caso, abbiamo attivato un isolamento cautelativo di 15 degenti, per i prossimi dieci giorni». Una misura, sottolinea, atta ad assicurare che non siano stati contagiati e a scongiurare possibili diffusioni. Ma non sono stati unicamente questi pazienti a essere interessati da provvedimenti precauzionali, seguendo sempre il protocollo definito in accordo con l’autorità, «per quanto riguarda un reparto, abbiamo provveduto a testare il personale che era in contatto con i positivi. Degli operatori sanitari tamponati, finora non abbiamo ancora i risultati dei test», aggiunge il direttore. Il trasferimento alla Carità segue una prassi decisa fra i medici della clinica e quelli del nosocomio locarnese: «Finora, l’ospedale di Locarno preferisce prendere i pazienti covid; sebbene non fossero in stato grave», spiega Foiada. Il direttore anticipa così che, come in primavera, «la Clinica Hildebrand avrà ancora il reparto con 14 posti letto dedicato ai pazienti post-covid, per la riabilitazione. Si sta già procedendo alla riattivazione, in vista dei pazienti da riabilitare che usciranno da Carità e Moncucco; secondo il dispositivo dei letti definito mercoledì scorso dal Consiglio di Stato».
Ma non è tutto. Fra i provvedimenti in vista, anticipa ancora Foiada, la Clinica ha deciso «da domani (oggi per chi legge; ndr), di bloccare le visite per le prossime due settimane». Questa decisione è stata presa affinché si scongiuri la diffusione del contagio, esterna e interna. Finora, le visite ai pazienti andavano prenotate: i visitatori che si erano già annunciati verranno quindi contattati e informati. Da lunedì 2 novembre e fino a nuovo avviso, saranno inoltre bloccate tutte le monoterapie, ovvero non si accoglieranno più pazienti che vengono in clinica per fare una singola terapia. Insomma, «meno movimenti, meno rischi», chiosa Foiada.