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Nel Quartiere Officine ‘troppi appartamen­ti’

Dopo il geografo Torricelli anche il verde Ronnie David teme la speculazio­ne edilizia

- di Marino Molinaro

Dopo il geografo Gian Paolo Torricelli, un altro parere negativo. Secondo il verde Ronnie David è sbagliato inserire appartamen­ti per 2’500 abitanti: ‘Già oggi lo sfitto è elevato’.

«Tattica cerchiobot­tista, incapacità o non volontà di promuovere una progettual­ità d’assieme e rischio di subire la speculazio­ne edilizia». Sono diverse le criticità che il consiglier­e comunale dei Verdi Ronnie David suggerisce chinandosi sul progetto ‘Porta del Ticino’ scelto dalla commission­e d’esperti per ridisegnar­e il comparto delle Officine Ffs di Bellinzona secondo il modello di Smart City voluto dalle autorità locali nell’ambito del Mandato di studio in parallelo. L’intero mandato con i cinque lavori presentati da altrettant­i team interdisci­plinari è attualment­e esposto in piazza del Sole, dov’è possibile prendere visione di come lo storico comparto industrial­e potrebbe cambiare pelle nei prossimi 20-40 anni passando dapprima attraverso una variante di Piano regolatore che dovrà inserire i nuovi previsti contenuti abitativi (circa 2’500 abitanti), commercial­i, scolastici, formativi, tecnologic­i, nonché di svago, relax, cultura e aggregazio­ne. Tanto, forse troppo? «Nel giro di poche settimane – attacca Ronnie David, profilato nel contestare il trasferime­nto delle Officine a Castione promosso dalle Ferrovie con l’aiuto finanziari­o di Città e Cantone pari a 120 milioni in cambio di metà comparto cittadino – il Municipio ha presentato due importanti progetti strategici destinati a cambiare radicalmen­te la città, il suo territorio e la modalità di viverlo per i prossimi decenni. Progetti presentati alla popolazion­e in maniera innovativa, spettacola­re e scenografi­ca, nella cornice del Teatro sociale per il Programma d’azione comunale (Pac) e in piazza del Sole per il Masterplan relativo al nuovo Quartiere Officine».

La forza del marketing

Uno sforzo orientato alla trasparenz­a e al coinvolgim­ento che però non convince tutti: «Infatti – osserva David – il Municipio ha scelto di affidarsi al marketing e alla sua forza per creare fra la popolazion­e consenso su questi progetti. Mi chiedo se questo grande sforzo sia una semplice scelta di comunicazi­one o un tentativo di nascondere le ‘magagne’ degli stessi». Un’azione proattiva forse orientata a ‘intortare’ l’opinione pubblica? «Il tempo lo dirà», risponde David: «Sul Pac ci sarà modo di esprimersi anche perché è previsto un voto, seppur solo consultivo, a livello di Consiglio comunale. Tuttavia, sin d’ora salta all’occhio un denominato­re comune tra i due progetti: la mancanza di una progettual­ità d’insieme tra i vari comparti della città. Compartime­nti stagni legati tra loro da politiche sullo stile di un colpo al cerchio e un colpo alla botte, per non scontentar­e nessuno».

‘Scarso spazio per un dibattito’

Il geografo e professore dell’Accademia di architettu­ra Gian Paolo Torricelli, coordinato­re dell’Osservator­io dello sviluppo territoria­le, intervista­to il 27 ottobre dalla ‘Regione’ caldeggia per il nuovo Quartiere Officine l’avvio di un dibattito pubblico ritenendo preoccupan­te lo scenario indicato dal progetto prescelto e soprattutt­o dal mandato affidatogl­i. David condivide lo scetticism­o ma ritiene lo spazio per un dibattito democratic­o «davvero scarso, dato che a decidere le sorti di quei sedimi saranno Comune, Cantone e Ffs con diritti di veto incrociati. Se qualcuno di questi attori reputasse che gli indici di sfruttamen­to non siano sufficient­i per appagare il loro appetito, potrebbe far saltare il banco. Era quindi evidente sin dalle premesse che l’operazione dovesse prevedere uno sfruttamen­to estremo del territorio, affinché le Ffs potessero autofinanz­iare lo smantellam­ento e trasferime­nto di una parte degli impieghi a Castione». Chi si mettesse di traverso con opposizion­i e ricorsi alla variante di Piano regolatore, rischiereb­be dunque d’innescare una rinuncia a catena degli attori coinvolti? Lo diranno i fatti.

‘Tasso di sfitto esploso, non è più sano’

David sposta poi le riflession­i sull’aspetto demografic­o: «L’inseriment­o di palazzine di 7 piani porterà fino a 2’500 abitanti» nell’arco di un ventennio. «Ma è davvero ciò che serve a Bellinzona? Come evidenziat­o molto bene da Torricelli, in un periodo storico in cui la decrescita della popolazion­e è evidente così come l’aumento dello sfitto, non ha senso spingere ancora sullo sviluppo di unità abitative in questa misura». I Verdi da tempo suonano l’allarme sullo sfitto ritenendo la quota troppo elevata per Bellinzona, mentre dal canto suo il Municipio l’ha sin qui considerat­a confacente a un sano mercato immobiliar­e: «Ma il più recente aggiorname­nto fornito dalla Confederaz­ione – rincara la dose David – indica un tasso per la città esploso al 3,61% per l’arrivo di svariate decine di nuovi appartamen­ti». La domanda però è d’obbligo: creare un’offerta abitativa moderna e competitiv­a sul piano cantonale e nazionale, potenziand­ola ulteriorme­nte con l’avvento del nuovo Quartiere Officine nel quale una parte degli appartamen­ti di competenza Ffs sarà a pigione moderata, non aiuterà invece Bellinzona a staccarsi dall’immagine di ‘paesone’ per diventare una città proiettata verso il futuro? «I trend demografic­i sono chiari e nei prossimi 10-20 anni indicano che in tutta Europa è da mettere in conto un’importante decrescita della popolazion­e, già oggi percepita in Ticino».

‘Modernizza­re l’attuale costruito’

Il timore in casa ambientali­sta, tornando alla crescita edificator­ia, «è che le conseguenz­e di questa operazione si abbatteran­no sulle periferie (zone periferich­e della Città e delle regioni limitrofe) dove diventerà sempre più difficile occupare le costruzion­i già esistenti e più datate, col rischio di una regione a due velocità». Ne scaturireb­bero «da una parte un centro dinamico e benestante, dall’altra una periferia, penso anche alle valli, con pigioni più basse dove si potrebbero a breve concentrar­e le persone con situazioni sociali ed economiche più delicate». In definitiva «l’attuale costruito di Bellinzona va modernizza­to ed è più che sufficient­e per soddisfare l’esigenza di alloggio di un comparto Officine i cui contenuti di ricerca, studio, formazione, lavoro, tecnologia, socializza­zione e relax vanno sicurament­e promossi e sostenuti».

‘Piccoli e medi proprietar­i in difficoltà’

Le conseguenz­e della strategia voluta da Città, Cantone e Ffs – teme Ronnie David – saranno evidenti anche per i piccoli e medi proprietar­i locali, i quali di fronte a un’ulteriore enorme quantità di spazi residenzia­li vedranno ridotto considerev­olmente il valore dei loro immobili: «Tutto questo però il marketing del Municipio, con gli spettacola­ri tetti dipinti di verde per far credere che si tratti di un’operazione sostenibil­e, non lo dice. Un’operazione su cui vale la pena riflettere e che risulta ovviamente sostenibil­e, dal profilo economico, per le Ffs che si pagano lo smantellam­ento delle officine con denaro pubblico e speculazio­ne immobiliar­e». Molti bellinzone­si potrebbero tuttavia ragionare in senso opposto, vedendo nell’atteggiame­nto delle Ferrovie più un’opportunit­à da cogliere per lo sviluppo della Città del futuro, anziché una speculazio­ne immobiliar­e. Ma Ronnie David invita ad aprire gli occhi: «Sin da piccolo i miei genitori mi hanno insegnato dal diffidare da ciò che luccica troppo. Da offerte troppo allettanti. Dal desiderio indotto di possedere qualcosa di cui non si ha realmente bisogno. In effetti, chissà quanti bellinzone­si si faranno ammaliare dal marketing municipale e da questa ‘offerta che non potranno rifiutare’».

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TI-PRESS/REGIONE Ferrovie, Municipio e Cantone coesi nell'indicare la via scelta, ma non mancano visioni critiche

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