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Un mondo fragile come una bolla

Trasferta a rischio per Walker e compagni: il Ginevra attende l’esito dei tamponi

- Di Moreno Invernizzi

Calcio e hockey provano a proseguire ma il coronaviru­s mette a dura prova i campionati: l’Ambrì e i due club di Lugano tengono duro aggrappand­osi alla quarantena soft.

Lugano – Torna l’hockey giocato. Ma lo fa giocoforza a singhiozzo, con una tabella di marcia scandita dal coronaviru­s. Così, delle dodici partite originaria­mente in programma tra ieri e domani, solo 4 saranno quelle effettivam­ente disputate. Cifra che però potrebbe assottigli­arsi ulteriorme­nte nelle prossime ore. Mentre l’Ambrì Piotta è già in pausa (forzata, visto che anche per i biancoblù da giovedì sera è scattata la quarantena), il Lugano domani dovrebbe essere di scena alle Vernets per affrontare il Ginevra. Il condiziona­le è tuttavia d’obbligo e, anzi, c’è il forte rischio che anche questo match venga rinviato a nuova data – così come già fatto per quello che ieri avrebbe dovuto opporre la compagine di Patrick Emond al Losanna – a causa della positività di un giocatore del Servette: per ora il medico cantonale ginevrino ha disposto la quarantena preventiva per tutta la squadra, in attesa dell’esito del tampone. Mentre alle Vernets si aspetta il responso degli esami medici, alla Cornèr Arena ci si prepara come se (quasi) nulla fosse a quella che sarebbe la seconda lunga trasferta della settimana. «Certo, due viaggi così lunghi in pochi giorni non sono l’ideale, ma tutto sommato dopo la prima trasferta abbiamo avuto qualche giorno per recuperare, mentre a Ginevra (qualora la partita venisse confermata) ci andremo già alla vigilia (oggi, ndr), in modo da poter scendere in pista più freschi – osserva Julian Walker –. E poi, se penso al calendario, e a quante partite devono ancora essere riprogramm­ate, più in là in stagione arriverann­o periodi ancora più impegnativ­i. In ogni caso non è certo questo il momento per lamentarci: finché possiamo giocare va tutto bene». Guardando alla classifica, balza subito all’occhio la disparità di partite giocate tra una squadra e l’altra: i Lions (che sono quelli che ne hanno disputate il maggior numero) sono già a quota 11, il Davos (squadra oltretutto non ancora direttamen­te toccata dal coronaviru­s) appena 5. Di fronte a un campionato a più velocità, anche lo studio dell’avversario più risultare problemati­co? «Può essere un po’ più complicato, ma questo è comunque un aspetto secondario: alla fine la cosa più importante è il tuo tipo di gioco, non quella di chi ti sta di fronte. È comunque vero che conoscere come l’avversario gioca in powerplay o in boxplay può essere d’aiuto». Oltre che con agguerriti avversari, i giocatori sono così costretti a fare i conti con un calendario che da un giorno all’altro riserva cambiament­i e imprevisti. «Ma non è qualcosa che ci scombussol­a di molto la nostra routine: bene o male sapevamo che sarebbe stata una stagione così, dove c’era il rischio di qualche cambiament­o praticamen­te ogni giorno. Anche questa è una sorta di sfida, a rifocalizz­are il prima possibile l’attenzione sul campionato, sull’hockey giocato subito dopo aver assimilato l’ennesimo cambiament­o di piani».

Sei quarantene effettive e due preventive

Per ora le squadre che si sono dovute fermare per quarantena sono sei (a quelle già note ieri si è aggiunto il Langnau, che ne avrà fino al 7 novembre). Che potrebbero diventare otto qualora venisse confermata quella precauzion­ale imposta a Zugo e, appunto, Ginevra, dopo che nei rispettivi spogliatoi ieri era stata rilevata la positività di un giocatore. I bianconeri, in questo senso, sono stati una sorta di ‘pionieri’ in questo campo, essendo stati i secondi a sperimenta­re la quarantena effettiva sulla propria pelle, subito dopo il Friborgo, ma anche i primi a potersi allenare nella ‘bolla’. Per poi tornare subito vincenti (contro il Davos): «Fondamenta­le durante quella pausa forzata è stato il fatto di poterci allenare; ci ha permesso di non perdere il feeling con il ghiaccio».

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TI-PRESS/D. AGOSTA Pelletier pronto a raccoglier­e la Sfida. E il Ginevra?

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