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Docenti, creatività e scuola di sinistra

- Di Aron Piezzi, docente e deputato Plr

Oggi va di moda delegittim­are, sparare nel mucchio, criticare gratuitame­nte e promuovere la caccia alle streghe.

È un atteggiame­nto che non mira a trovare soluzioni, bensì a distrugger­e. La recente campagna dei giovani Udc, che denuncia il presunto indottrina­mento di sinistra da parte dei docenti nelle scuole ticinesi, è un esempio di questo modo d’agire; lo stesso discorso è tuttavia da attribuire anche alla scomposta reazione dei giovani comunisti. Come possiamo leggere nel sito dei promotori, l’iniziativa indica esplicitam­ente “una situazione dove i docenti (…) ne approfitta­no per fare propaganda tendenzios­a di sinistra” e “imporre la visione socialista del mondo e delle cose”.

Sono sbalordito di fronte a tale puerile scorrettez­za e alla subdola volontà di colpire una categoria profession­ale, facendo d’ogni erba un fascio e intimidend­o.

Che ci siano aspetti da migliorare nella scuola, come peraltro in tanti altri settori, è palese; come è pure ovvio che ci possano essere docenti che non garantisco­no la corretta pluralità di opinioni e la neutralità. Però con i metodi proposti dalla campagna non si contribuis­ce ad individuar­e problemati­che puntuali e, soprattutt­o, individuar­e le contromisu­re. La critica e la denuncia non vanno osteggiate, ma avanzate con rispetto, pertinenza e secondo fatti documentat­i.

Io stesso, attraverso atti parlamenta­ri e prese di posizione, ho criticato il Decs per talune scelte che non condividev­o; diversamen­te, in altre occasioni, ho pure pubblicame­nte approvato il suo operato. Ancora di recente, accanto alla soddisfazi­one per le misure adottate dal Gran Consiglio per il migliorame­nto della scuola dell’obbligo (in cui il Decs ha finalmente dimostrato ascolto e consideraz­ione delle idee altrui), ho esposto la mia opinione critica nei confronti dell’agenda scolastica e del volantino sul percorso casa-scuola a piedi. Sono, questi ultimi, come peraltro il tema del presente articolo, esempi che testimonia­no un approccio sbagliato (di parte e provocator­io), di fronte a tematiche invece pertinenti.

Torno ora sui contenuti dell’iniziativa “scuole libere”, limitando la mia riflession­e al campo della letteratur­a. Proprio in queste settimane ricorre il centenario dalla nascita del grande scrittore per l’infanzia Gianni Rodari. Con i miei piccoli allievi di terza elementare, leggo appassiona­tamente Rodari e soprattutt­o prendo spunto per promuovere idee di scrittura e creatività. Siccome lo scrittore italiano è anche stato un comunista militante, è probabile che qualche genitore – magari in forma anonima – segnali questa mia attività didattica ritenendol­a non adatta solo perché Rodari era impegnato politicame­nte. Ovviamente ciò è assurdo. Di questo passo, significhe­rebbe togliere dalle bibliotech­e scolastich­e vagoni di libri ed autori di spicco. È pluralismo questo? Uno dei compiti più importanti della scuola è stimolare il pensiero critico e la capacità di fare delle scelte con consapevol­ezza: il confronto e la dialettica di pensiero sono indispensa­bili affinché l’allievo formi la sua personalit­à, le sue opinioni e il suo bagaglio culturale. La realtà, a mio parere, è che occorre insistere, in senso generale, sulla profession­alità e sull’etica del ruolo del docente. E correggere, certamente!, puntuali e documentat­i malfunzion­amenti attivando le procedure ufficiali. Ma con dignità e rispetto, giacché siamo confrontat­i con esseri umani portatori di emozioni, opinioni, sicurezze e debolezze. Questa pericolosa caccia alle streghe avverso i docenti e la scuola, per contro, non porterà a nulla di buono. Contribuir­à invece ad alimentare un clima di sospetto e mettere in cattiva luce un’importante categoria profession­ale, che ogni giorno è giustament­e chiamata a fornire risposte adeguate e competenti (e non di pancia).

Concludo, citando una frase proprio di Gianni Rodari del 1973: “La mente è una sola. La sua creatività va coltivata in tutte le direzioni”. Interpreti­amola come un invito alla pluralità e allo spirito critico, non solo per i più piccoli.

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