‘Ospedali, capacità presto superate’
Il monito del presidente della task force scientifica. L’intero sistema è sotto pressione.
«Rinviare gli interventi elettivi negli ospedali può avere senso, ma non risolve il problema. (...) Duecento letti supplementari di terapia intensiva ci fanno risparmiare, con i tassi attuali di crescita, 32 ore di tempo». Martin Ackermann lo ha ripetuto almeno tre volte ieri in una conferenza stampa a Berna: se vogliamo evitare un sovraccarico delle strutture ospedaliere, «dobbiamo abbattere la curva» dei contagi (9’207 quelli registrati ieri; 52 i decessi supplementari, 279 i nuovi ricoveri). Per il presidente della task force scientifica della Confederazione, ampliare la capacità di posti letto negli ospedali non servirà a granché se non si agisce a monte: togliendo ossigeno al virus, tagliandogli le gambe prima che si metta a correre a più non posso. Adesso è dunque più che mai importante «ridurre i contatti», ha insistito Virginie Masserey dell’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp). Ognuno può fare la sua parte. Con piccole, solidali rinunce: non spostarsi se non strettamente necessario; evitare i luoghi affollati, gli assembramenti e le ore di punta; utilizzare la bicicletta; fare la spesa una sola volta alla settimana. O ancora rinunciando ad andare di porta in porta per Halloween, ha aggiunto la dottoressa Linda Nartey, medico cantonale bernese e membro del comitato dell’Associazione dei medici cantonali. Anche i sette consiglieri federali, in un video su Youtube, hanno lanciato un appello alla popolazione a rispettare le misure per arginare la diffusione del coronavirus.
Il numero di nuove ospedalizzazioni è raddoppiato nell’ultima settimana. «Purtroppo le nostre previsioni si sono avverate», ha detto Ackermann. Mercoledì il Consiglio federale ha deciso nuove restrizioni. Il loro impatto però potrà essere valutato soltanto tra un paio di settimane. Ma il rischio che le capacità degli ospedali siano superate già tra l’8 e il 18 novembre è «molto sostanziale», ha avvertito l’esperto. Ackermann non esclude quindi che si debba prima o poi arrivare a ulteriori chiusure sul piano nazionale. Negli ospedali intanto gli interventi non urgenti sono già stati massicciamente ridotti in vari cantoni. Lo stesso Ufsp incoraggia i cantoni a posticiparli, ha detto Virginie Masserey. Si tratta di «un intervento massiccio nel nostro sistema sanitario», ha ammesso Ackermann. Ciò significa, ad esempio, che una persona malata di tumore deve aspettare prima di farsi operare. Sotto pressione cominciano a essere anche le strutture per le cure psichiatriche. E negli studi medici sta diventando sempre più difficile trattare i pazienti Covid separatamente dagli altri, ha ricordato Linda Nartey. Anche il personale sanitario si ammala o finisce in quarantena, assenze che pesano sulla capacità di fornire cure di qualità. All’ospedale universitario di Zurigo 98 collaboratori si trovano in isolamento o in quarantena, ha riferito il ‘Tages-Anzeiger’. Nelle case anziani e di cura vallesane 213 collaboratori si sono ammalati nelle ultime settimane, nel canton Berna 133. Swissnoso, il Centro nazionale per la prevenzione delle infezioni, raccomanda di allentare le regole della quarantena in caso di carenza di personale. Anche l’Ufsp ammette che, in “situazioni estreme”, i collaboratori entrati in contatto con una persona malata di Covid possano continuare a lavorare, “fintanto che non presentano sintomi”. Nel canton Argovia persino i collaboratori di case per anziani e di cura risultati positivi al tampone possono essere richiamati in servizio, purché asintomatici, riferisce sempre il ‘Tagi’.