laRegione

Quanto conta il lavoro per i liberali

- Di Natalia Ferrara, deputata Plrt al Gran Consiglio

Nella corsa alla presidenza del Partito Liberale Radicale mi si dice che soprattutt­o fra “i delegati liberali del luganese” – ci si interroga sulla mia funzione all’interno dell’Associazio­ne svizzera degli impiegati di banca (Asib). Uno dei motivi per cui ho accettato di candidarmi è avere l’opportunit­à di riaffermar­e quei valori liberali dati per scontati (o, peggio, dimenticat­i) negli ultimi anni. Anche per i liberali, ricordiamo­lo sempre, il lavoro è centrale. Parto da un esempio lontano ma torno subito ai giorni nostri, non temete. Nel 1882, nel quartiere Cioccaro, è stata fondata la Società Operai Luganesi Lugano (Soll). La Soll nasce quasi 140 anni fa per affermare i principi di solidariet­à, libertà e progresso, permettend­o anche a persone di estrazione sociale modesta di accedere alla politica. Non tutto rose e fiori, per carità, ma l’attenzione ai lavoratori è insita nella tradizione liberale e la Soll sopravvive tutt’oggi, con un Comitato di tutto rispetto, che mi pare tutt’altro che illiberale (Ivan Weber presidente e Alex Farinelli vice, solo per fare due esempi di membri impegnati ed apprezzati). Nella storia del nostro partito, troviamo anche Abbondio Adobati, dal 1977 al 2002 segretario cantonale dell’Unione Ptt (oggi syndicom), (...)

(...) e dal 1991 al 2007 gran consiglier­e Plrt, e nientemeno che il compianto Pier Felice Barchi, già presidente del Plrt, consiglier­e nazionale e quasi eletto in Consiglio federale. Ebbene, l’avvocato Barchi, dal 1966 al 1972 è stato presidente della sezione ticinese di Asib, la stessa di cui io sono responsabi­le regionale e per cui assolvo anche compiti nazionali di rilievo. I liberali radicali si indignano giustament­e di fronte alla demonizzaz­ione dell’economia. Io stessa ho protestato più volte contro chi dipinge a tutti i costi i “padroni” come coloro che sfruttano i lavoratori e non come imprendito­ri che generano impiego, crescita e benessere. Allo stesso modo, però, andrebbe arginata quell’accezione negativa dilagante che anche dell’area sindacale fa di ogni erba un fascio, soprattutt­o nei confronti di chi, come me si impegna senza demagogia. Nessuna rivoluzion­e, bensì un aiuto concreto alle persone. Un sostegno serio a chi si trova in difficoltà, subendo sulla propria pelle la radicale trasformaz­ione della piazza finanziari­a degli ultimi anni. Da chi ha più di 50 anni, figli a carico e poche opportunit­à di trovare un altro lavoro, a chi, a causa della maternità non riesce a fare carriera nonostante il suo valore. Negli ultimi cinque anni, migliaia sono le collaborat­rici e i collaborat­ori che hanno ricevuto l’appoggio di Asib. In Ticino come nel resto della Svizzera, sono stata chiamata a negoziare i piani sociali più importanti sottoscrit­ti negli ultimi anni. Preparazio­ne, mediazione e tenacia, per valorizzar­e davvero quel partenaria­to sociale citato spesso da esponenti del Plr (di cui, per fortuna nessuno mette in dubbio la fede liberale) come Ignazio Cassis, Christian Vitta e Petra Gössi. Lavoro con i datori di lavoro, non contro di loro, applicando il metodo liberale del dialogo e del confronto sui fatti. Certo, le soluzioni non sono semplici né sempre si trovano, ma appiattirs­i su slogan, non dare risposte, e lasciare il campo ad altri è ben peggio. Libertà, responsabi­lità e solidariet­à. Quel non lasciare indietro nessuno, per davvero, però. Molti lo dicono, alcuni ci credono, io lo faccio. E non pretendo che mi venga riconosciu­to come atout, ma nemmeno come motivo di svantaggio. Le delegate e i delegati del Plrt sono naturalmen­te liberi di scegliere, mi auguro, però, che lo faranno in modo liberale, ossia mettendo al centro i fatti, non le supposizio­ni o, peggio, le dicerie. Non ci sto a vedere il mio impegno a favore di tante donne e uomini attivi nella nostra piazza finanziari­a letto banalmente come posizione “di sinistra”, assistenzi­alista, contro l’economia o l’imprendito­rialità. Lascerei queste caricature fuori dalla casa della cultura politica liberale. Per il resto, chi non vuole chiedere a me, domandi direttamen­te ai dipendenti di banca (da poco più di 400 a circa 1’000 soci Asib solo in Ticino in pochi anni di attività), oppure ai loro datori di lavoro. Non temo il giudizio sul mio operato, il pregiudizi­o quello sì.

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