Quanto conta il lavoro per i liberali
Nella corsa alla presidenza del Partito Liberale Radicale mi si dice che soprattutto fra “i delegati liberali del luganese” – ci si interroga sulla mia funzione all’interno dell’Associazione svizzera degli impiegati di banca (Asib). Uno dei motivi per cui ho accettato di candidarmi è avere l’opportunità di riaffermare quei valori liberali dati per scontati (o, peggio, dimenticati) negli ultimi anni. Anche per i liberali, ricordiamolo sempre, il lavoro è centrale. Parto da un esempio lontano ma torno subito ai giorni nostri, non temete. Nel 1882, nel quartiere Cioccaro, è stata fondata la Società Operai Luganesi Lugano (Soll). La Soll nasce quasi 140 anni fa per affermare i principi di solidarietà, libertà e progresso, permettendo anche a persone di estrazione sociale modesta di accedere alla politica. Non tutto rose e fiori, per carità, ma l’attenzione ai lavoratori è insita nella tradizione liberale e la Soll sopravvive tutt’oggi, con un Comitato di tutto rispetto, che mi pare tutt’altro che illiberale (Ivan Weber presidente e Alex Farinelli vice, solo per fare due esempi di membri impegnati ed apprezzati). Nella storia del nostro partito, troviamo anche Abbondio Adobati, dal 1977 al 2002 segretario cantonale dell’Unione Ptt (oggi syndicom), (...)
(...) e dal 1991 al 2007 gran consigliere Plrt, e nientemeno che il compianto Pier Felice Barchi, già presidente del Plrt, consigliere nazionale e quasi eletto in Consiglio federale. Ebbene, l’avvocato Barchi, dal 1966 al 1972 è stato presidente della sezione ticinese di Asib, la stessa di cui io sono responsabile regionale e per cui assolvo anche compiti nazionali di rilievo. I liberali radicali si indignano giustamente di fronte alla demonizzazione dell’economia. Io stessa ho protestato più volte contro chi dipinge a tutti i costi i “padroni” come coloro che sfruttano i lavoratori e non come imprenditori che generano impiego, crescita e benessere. Allo stesso modo, però, andrebbe arginata quell’accezione negativa dilagante che anche dell’area sindacale fa di ogni erba un fascio, soprattutto nei confronti di chi, come me si impegna senza demagogia. Nessuna rivoluzione, bensì un aiuto concreto alle persone. Un sostegno serio a chi si trova in difficoltà, subendo sulla propria pelle la radicale trasformazione della piazza finanziaria degli ultimi anni. Da chi ha più di 50 anni, figli a carico e poche opportunità di trovare un altro lavoro, a chi, a causa della maternità non riesce a fare carriera nonostante il suo valore. Negli ultimi cinque anni, migliaia sono le collaboratrici e i collaboratori che hanno ricevuto l’appoggio di Asib. In Ticino come nel resto della Svizzera, sono stata chiamata a negoziare i piani sociali più importanti sottoscritti negli ultimi anni. Preparazione, mediazione e tenacia, per valorizzare davvero quel partenariato sociale citato spesso da esponenti del Plr (di cui, per fortuna nessuno mette in dubbio la fede liberale) come Ignazio Cassis, Christian Vitta e Petra Gössi. Lavoro con i datori di lavoro, non contro di loro, applicando il metodo liberale del dialogo e del confronto sui fatti. Certo, le soluzioni non sono semplici né sempre si trovano, ma appiattirsi su slogan, non dare risposte, e lasciare il campo ad altri è ben peggio. Libertà, responsabilità e solidarietà. Quel non lasciare indietro nessuno, per davvero, però. Molti lo dicono, alcuni ci credono, io lo faccio. E non pretendo che mi venga riconosciuto come atout, ma nemmeno come motivo di svantaggio. Le delegate e i delegati del Plrt sono naturalmente liberi di scegliere, mi auguro, però, che lo faranno in modo liberale, ossia mettendo al centro i fatti, non le supposizioni o, peggio, le dicerie. Non ci sto a vedere il mio impegno a favore di tante donne e uomini attivi nella nostra piazza finanziaria letto banalmente come posizione “di sinistra”, assistenzialista, contro l’economia o l’imprenditorialità. Lascerei queste caricature fuori dalla casa della cultura politica liberale. Per il resto, chi non vuole chiedere a me, domandi direttamente ai dipendenti di banca (da poco più di 400 a circa 1’000 soci Asib solo in Ticino in pochi anni di attività), oppure ai loro datori di lavoro. Non temo il giudizio sul mio operato, il pregiudizio quello sì.