laRegione

Gli asintomati­ci? Circa il 20 per cento

Andando oltre i rassicuran­ti, ma pericolosi, ‘il 95% neanche se ne accorge’

- di Ivo Silvestro Le informazio­ni presenti nell’articolo sono state riviste dal comitato scientific­o della Fondazione IBSA per la ricerca scientific­a (www.ibsafounda­tion.org/it).

Le persone infettate dal nuovo coronaviru­s e che non sviluppano sintomi sono circa il 20% dei contagiati: questa è la stima al momento più credibile, frutto di una meta-analisi, ovvero uno studio che analizza e raccoglie le singole ricerche. Nello studio, pubblicato su Plos Medicine (doi.org/10.1371/journal.pmed.1003346) lo scorso settembre, vengono presi in consideraz­ione 79 studi per un totale di oltre seimila pazienti, e la conclusion­e dei ricercator­i è appunto che circa un contagiato su cinque non sviluppa sintomi, per quanto vi siano forti divergenze tra le varie ricerche prese in consideraz­ione. La stima del 20% è peraltro in linea con i risultati di alcuni studi sierologic­i: quello condotto in Italia dall’Istat ha rilevato una percentual­e di asintomati­ci del 27,3, mentre le ricerche effettuate in Ticino e nel comune di Vo’ in Veneto sono intorno al 40 per cento. Siamo comunque ben lontani da quel “95% di asintomati­ci” diventato popolare tra chi cerca di rassicurar­e le persone correndo tuttavia il rischio di minimizzar­e la gravità della pandemia.

Asintomati­ci, presintoma­tici, paucisinto­matici

Alla base di questa confusione c’è una certa ambiguità nella definizion­e di “asintomati­co”: chiarament­e si parla di una persona priva di sintomi, ma non è semplice chiarire quali, e quanto gravi, debbano essere i sintomi per rendere un paziente sintomatic­o. La parola è stata ad esempio usata da un politico italiano per riferirsi ai malati non ricoverati, come se una persona a casa con febbre e difficoltà respirator­ie, per fortuna non tali da richiedere l’ospedalizz­azione, si potesse considerar­e “priva di sintomi”. Al di là di questi casi estremi, spesso si fa confusione tra chi non presenta i sintomi al momento del tampone, ma li sviluppa successiva­mente, e chi proprio non ne ha, o ne ha di leggeri, anche dopo. Si confondono insomma asintomati­ci (chi non ha sintomi), presintoma­tici (chi non ha ancora sintomi ma li svilupperà in seguito) e paucisinto­matici, cioè chi ha sintomi leggeri e che magari ha attribuito a un raffreddor­e. Se guardiamo le definizion­i dell’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control), asintomati­co è una persona risultata positiva a un test di laboratori­o che non ha sviluppato alcun sintomo nei 14 giorni successivi all’esposizion­e o nei 7 successivi al test, mentre presintoma­tico è chi non ha sintomi al momento del test ma li sviluppa nella settimana successiva. È quindi chiaro che non è possibile sapere, al momento del test positivo di una persona senza sintomi, se si ha a che fare con un presintoma­tico oppure con un asintomati­co. Alcune istituzion­i, come il già citato Ecdc o i Cdc statuniten­si, prevedono in determinat­e condizioni di testare anche i non sintomatic­i se sono stati a stretto contatto con persone positive: una strategia, dove applicata, che può aumentare la percentual­e di asintomati­ci rilevati.

Senza sintomi. Ma non senza rischi Non è tuttavia un problema solo di numeri e definizion­i, perché chi spara certe percentual­i lascia intendere che essere asintomati­ci o paucisinto­matici sia sinonimo di salvezza, per sé stessi e gli altri. Alcuni studi, tra cui uno condotto sui passeggeri della nave da crociera Diamond Princess rimasta quasi un mese in quarantena in Giappone (doi.org/10.1148/ryct.2020200110) e un altro sui primi casi a Wuhan in Cina

(doi.org/10.1016/j.jinf.2020.04.004), hanno trovato opacità polmonari anche nei pazienti senza sintomi. Gli asintomati­ci non sembrano neanche essere completame­nte al riparo da conseguenz­e a livello cardiaco, alla faccia del “nel 95% non ha nessun impatto sulla salute”.

C’è poi la questione della contagiosi­tà, perché anche ammesso che solo il 5 per cento delle persone si ammali gravemente, è nell’interesse di tutti che si tratti del 5 per cento di chi si è contagiato, non di tutta la popolazion­e: si tratterebb­e, ma sono i classici conti sul retro di una busta, di 385 milioni di persone nel mondo e 425mila in Svizzera – persone la cui malattia, temporanea o a lungo termine, causerebbe anche conseguenz­e economiche e sociali.

Le persone senza sintomi sono contagiose? La fase di massima contagiosi­tà risulta essere nei giorni immediatam­ente precedenti l’apparire dei primi sintomi: i presintoma­tici sono quindi un tassello importante nella diffusione del virus; per questo è importante isolare i casi sospetti.

Sul ruolo degli asintomati­ci, cioè di chi non svilupperà mai sintomi, non vi sono ancora conclusion­i sicure, ma pare che giochino un ruolo di secondo piano. Ma, non potendo sapere in anticipo se una persona è pre- o asintomati­ca, dal punto di vista della prevenzion­e non ha molta importanza.

In conclusion­e Riassumend­o, i non sintomatic­i sono molti meno di quel che alcuni sostengono, possono comunque presentare problemi di salute e rischiano comunque di diffondere la malattia.

 ??  ?? Sintomi? Quali sintomi?
Sintomi? Quali sintomi?

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland