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Io, io, io…

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Dalla Manuela con lo zaino in spalla alla Manuela con il pancione di oggi di “cose” ne sono cambiate parecchie. “Per anni i mesi in viaggio si alternavan­o a mesi di crisi su chi fossi e cosa volessi fare della mia vita. Ad un certo punto senza nemmeno accorgerme­ne sono diventata una persona solida e piena di fiducia, anche se continuo a farmi un sacco di domande sul senso della vita e mi ritengo una persona piuttosto irrequieta. Ho incontrato Enrico – il mio compagno – che si è innamorato di tutti i miei strati e che è riuscito a farmi amare il nido”. Manuela ha sempre pensato di avere figli ma c’era sempre qualcosa di più importante: i viaggi, il lavoro, l’arte, i sogni. “Non sono certa si sia trattato del ticchettio dell’orologio biologico, ma a 40 anni ho capito che ero pronta a mettermi un po’ da parte. Per una vita ho pensato solo a me e a quello che volevo fare: non ero certa di voler passare i successivi anni a rispondere solo ai miei bisogni”. Finalmente si decide. “Ok sono pronta, siamo pronti”. Ma il figlio non arriva subito, ci vogliono due anni e tanta pazienza. “Ho dovuto fare i conti con la vita che avevo scelto, non potevo colpevoliz­zare nessuno se un bambino non arrivava. Mi ero quasi arresa, ma a inizio del lockdown è arrivata la sorpresa: aspettavam­o un bambino”.

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