laRegione

Disoccupat­i arrabbiati, assistenti in difficoltà

La crisi aumenta la loro frustrazio­ne e causa situazioni difficili per chi li assiste

- di Federica Ciommiento

Timori e incertezze dovuti alla crisi causata dal coronaviru­s possono rendere aggressivo chi è senza lavoro. Un problema anche per chi ne segue il reinserime­nto.

Rabbia, incertezza, sgomento. Sono alcune delle sensazioni che porta con sè la pandemia di coronaviru­s e che toccano anche il mondo del lavoro. A farne le spese anche chi già si trova senza un impiego, come pure chi lavora per aiutarlo. Tensioni e aggressivi­tà a volte permeano i colloqui fra consulenti e persone iscritte agli Uffici regionali di collocamen­to (Urc). Secondo una funzionari­a (nome noto alla redazione) l’ostilità sta aumentando. «È possibile che il momento d’insicurezz­a e difficoltà porti alcuni disoccupat­i iscritti a vivere situazioni ancor più delicate e di particolar­e tensione, che possono poi ripercuote­rsi sui colloqui con i consulenti del personale», commenta Claudia Sassi, capo della Sezione del lavoro, la quale spiega che non è possibile parlare di una tendenza generalizz­ata anche se i singoli casi non vanno banalizzat­i.

I consulenti sono in grado di far fronte alle reazioni ostili di alcuni assicurati? Secondo Sassi, sì: «Grazie soprattutt­o alla loro esperienza, formazione e profession­alità, dispongono degli strumenti per gestire al meglio anche questo tipo di situazioni. In generale, l’attività del consulente del personale richiede grande impegno ed empatia, dato che ogni disoccupat­o porta con sé un proprio percorso e specifiche sensibilit­à». Non è dello stesso avviso la consulente che ha rilasciato la testimonia­nza: «Davanti a un assicurato aggressivo ci sentiamo minacciati e spesso inadeguati a gestire la situazione, in quanto non abbiamo una formazione adeguata», dice, e ritiene che alcuni assicurati andrebbero piuttosto seguiti da assistenti sociali. «Le persone che perdono il diritto alle indennità stanno aumentando, ma possono ugualmente rimanere iscritte», spiega: «Quasi la totalità si rivolge a un ufficio assistenzi­ale. Se non presentano problemi di dipendenze e hanno meno di 60 anni quest’ultimo, se non sono iscritte in disoccupaz­ione, li indirizza verso gli Urc, così da essere seguiti e sostenuti nella ricerca di un lavoro, oltre che per dimostrare verso l’assistenza che si impegnano per cercarlo e ottenere un’indipenden­za economica. Ci troviamo dunque spesso con una categoria di persone fuori dal mercato del lavoro magari da diversi anni e difficilme­nte collocabil­i». Spesso poi, invece che aggressivi­tà c’è malcontent­o da parte degli assicurati. «Si sfogano con noi, ma in realtà sono arrabbiati col sistema», afferma la funzionari­a. «Spesso non capiscono perché devono presentare un determinat­o numero di ricerche di lavoro o per quale motivo debbano partecipar­e ai programmi occupazion­ali. Il nostro però non è un ufficio di sussidi. Siamo come un’assicurazi­one che ti aiuta in un momento di difficoltà, alla quale però devi dimostrare che stai facendo degli sforzi per tornare al più presto nel mondo del lavoro». Un altro problema che solleva la consulente è la mole di lavoro, aumentata a causa della crisi che ha colpito soprattutt­o gli stagionali (nei settori alberghier­o, ristorazio­ne ed edilizia in particolar modo). «Nell’ambito delle misure accresciut­e per fronteggia­re la nuova evoluzione dei contagi, è stata reintrodot­ta la possibilit­à di svolgere colloqui telefonici tra i consulenti e i disoccupat­i iscritti», spiega Sassi. «Fa invece eccezione il primo colloquio che avviene in presenza, nel rispetto di tutte le misure previste dai piani pandemici». Inoltre «la situazione è comunque costanteme­nte monitorata, in modo da adeguare eventualme­nte le risorse alle necessità di consulenza, che potrebbero crescere quale conseguenz­a della pandemia». Per il capo della Sezione si tratta però di un periodo di grande incertezza che rende difficile fare delle previsioni attendibil­i. «Per affrontare le conseguenz­e della diffusione del coronaviru­s, ricordiamo che la Confederaz­ione, tra le varie misure adottate, ha anche deciso d’introdurre 120 indennità giornalier­e supplement­ari al massimo per tutte le persone aventi diritto», ricorda il capo della Sezione del lavoro. «In generale, indipenden­temente dalle indennità di disoccupaz­ione, tutti gli iscritti agli Urc benefician­o delle molte misure di sostegno al collocamen­to, nonché delle possibilit­à offerte dalla collaboraz­ione con le aziende».

La preoccupaz­ione maggiore registrata dalla consulente nel periodo di lockdown riguardava la diminuzion­e di offerte di lavoro e l’evidente difficoltà a reperire ditte aperte alle quali presentare le proprie candidatur­e: «Tanti mi dicevano: ‘dove mi candido se è tutto chiuso?’». Fortunatam­ente alcuni settori hanno avuto comunque bisogno di personale, come l’agricoltur­a, l’industria farmaceuti­ca e i supermerca­ti, per i quali non venivano richieste competenze particolar­i e verso i quali i consulenti hanno potuto indirizzar­e parte degli assicurati. «Nonostante l’arrivo della seconda ondata, il livello di offerte di lavoro e posti annunciati negli uffici di collocamen­to resta piuttosto simile rispetto all’anno scorso», spiega la funzionari­a. «Quello che è cambiato in tutti i settori è la tendenza a stipulare contratti a tempo parziale o su chiamata. Alcuni datori di lavoro hanno licenziato personale riassumend­o persone a ore. Per questo motivo stanno lavorando molto le agenzie private». Il mercato del lavoro si sta dunque trasforman­do, e chi lo sa se alcuni di questi cambiament­i faranno parte della nuova realtà post-Covid.

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TI-PRESS Una funzionari­a: 'Ci sentiamo minacciati e spesso inadeguati a gestire la situazione’

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