laRegione

La testata si ripercuote sul centro sociale

La collega colpita presenterà querela, unanime la condanna della violenza

- di Alfonso Reggiani

Sporgerà querela la collega vittima dell’episodio di violenza condannato dalla politica e dalle associazio­ni di categoria, mentre protesta e Csoa perdono credibilit­à.

Peggio di così non avrebbe potuto andare. La protesta si è trasformat­a in un boomerang. E il movimento per l’autogestio­ne ha perso quel (poco) credito su cui ancora poteva contare. Non ci sono giustifica­zioni per quella testata che, venerdì sera in piazza Molino Nuovo a Lugano mentre svolgeva il proprio lavoro, ha dovuto subire la collega de ‘laRegione’ Federica Ciommiento che domani sporgerà denuncia penale. Una testata da parte di una manifestan­te che le ha provocato una frattura al setto nasale. A poco servono le scuse chieste da alcuni manifestan­ti, dopo l’inaudito e senza precedenti episodio di violenza. Un episodio che ha svuotato di senso le legittime perplessit­à sulle misure restrittiv­e introdotte dalla Confederaz­ione e dal Cantone per limitare la diffusione del Covid-19 espresse da una trentina di autonomi del centro sociale. A completare il quadro negativo, i segni lasciati in piazza con la fontana, che era stata recentemen­te sistemata, imbrattata da una scritta e l’incursione in centro città dove i manifestan­ti hanno voluto ‘marchiare’ l’ex sede della Banca della Svizzera italiana, la pensilina e altri edifici privati. Ma non bastavano gli striscioni?

Sindaco sdegnato, se ne riparla giovedì Sdegnato e sconcertat­o il sindaco di Lugano Marco Borradori. Da noi raggiunto, ribadisce quanto postato su facebook: «Sui fatti capitati in piazza Molino Nuovo e in centro mi sento solo di dire che ci sono comportame­nti deprecabil­i in qualsiasi momento. Ma in questo periodo, in cui davvero dobbiamo fare i conti con problemi più importanti e gravosi e dovremmo dimostrare unità e maturità, questi atteggiame­nti sciagurati sono inaccettab­ili. La libertà di espression­e è un diritto sacrosanto e intoccabil­e (e me ne avvalgo per sottolinea­re che dissento assolutame­nte dai contenuti della protesta) ma violenza e brutalità non vi hanno nulla a che vedere. Se già l’atto di violare un edificio, imbrattand­olo, è da condannare fermamente, trovo inconcepib­ile e inammissib­ile la violenza su una persona. Tutto il mio sostegno a Federica Ciommiento, la giornalist­a de ‘laRegione’ “presa a testate” (solo scriverlo mi fa ribrezzo), alla quale auguro di cuore di superare presto lo shock di questa triste vicenda». Il sindaco annuncia che la questione sarà oggetto di discussion­e giovedì prossimo quando il Municipio avrà sul tavolo il rapporto della Polizia comunale. Questi fatti pregiudica­no i tentativi di trovare una soluzione concordata per l’ex macello (dove la Città ha licenziato all’attenzione del Consiglio comunale la richiesta di un credito di 450’000 franchi per organizzar­e un concorso internazio­nale di architettu­ra in vista di un recupero e valorizzaz­ione del comparto, senza il centro sociale)? «Diciamo che non facilita il tentativo di trovare un accordo», si limita a rispondere Borradori. Mentre il gruppo Lega in Consiglio comunale ha presentato un’interrogaz­ione, la questione rischia di assumere contorni imbarazzan­ti per la politica accusata di lassismo nei confronti degli autonomi. Un lassismo che peraltro risale alla concession­e degli spazi, lo ricordiamo, nel dicembre 2002 quando furono l’ex sindaco di Lugano Giorgio Giudici e Giuliano Bignasca a dare al Csoa metà dell’area del sedime.

A Zurigo si blocca la manif, a Lugano no Un altro aspetto che ha fatto storcere il naso a tanti è il mancato intervento delle forze dell’ordine di fronte a un assembrame­nto ben superiore al limite di 15 persone con numerosi partecipan­ti senza mascherina. Poi, quella che avrebbe dovuto essere una discussion­e, come detto, è sfociata anche in atti di vandalismo. Tanto che il titolare del Dicastero Polizia di Lugano e vicesindac­o Michele Bertini interpella­to ieri da ‘laRegione’ dichiara che «quanto capitato venerdì non fa bene alla credibilit­à delle istituzion­i. Un conto è il sacrosanto diritto di manifestar­e, un altro sono i comportame­nti incivili sfociati in imbrattame­nti di proprietà pubbliche e private». La decisione di non intervenir­e è stata peraltro presa dai vertici della Polizia cantonale. Dal canto suo, il direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i Norman Gobbi dapprima condanna le derive assunte dalla protesta: «I partecipan­ti hanno abusato del diritto di manifestar­e e della libertà di espression­e in maniera spregevole e irrispetto­sa della popolazion­e». Perché le forze dell’ordine non sono intervenut­e? «È stata presa questa decisione tenendo conto della proporzion­alità. La manifestaz­ione è stata relativame­nte tranquilla al di là dei danneggiam­enti che verranno perseguiti, visto che si potrà procedere con le ricerche per risalire alle loro identità. Comprendo le persone che si sono lamentate e quelle che hanno subito danni e non si sono sentite tutelate dalla polizia ma a garanzia dello Stato di diritto le procedure saranno avviate su querela di parte. Non si è intervenut­i anche perché, a fronte dello stato alterato dei manifestan­ti, ciò avrebbe potuto portare a scontri visto che nonostante non fossero in alcun modo stati provocati hanno iniziato a perpetrare dei danneggiam­enti». Chi ha deciso non voleva che la situazione degenerass­e. D’altro canto, sabato a Zurigo, gli agenti hanno invece interrotto una manifestaz­ione, autorizzat­a, di ‘Covid-scettici’ alla quale partecipav­a un centinaio di persone, la maggior parte delle quali senza mascherina, per via del mancato rispetto della distanza sociale e della norma che impedisce assembrame­nti di oltre 15 persone nello spazio pubblico.

Syndicom e Atg: ‘Atto gravissimo’ Aggression­i verbali e fisiche contro i giornalist­i – attacca in una nota il segretario regionale di syndicom Nicola Morellato – si moltiplica­no in tutta Europa da chi manifesta contro le misure decise dalle autorità per contrastar­e l’epidemia di Covid-19. Syndicom “condanna con forza l’aggression­e subita ed esprime ai colleghi coinvolti forte solidariet­à e vicinanza. Un atto gravissimo e intollerab­ile che mira a impedire ai giornalist­i di svolgere il loro lavoro – informare l’opinione pubblica – e mina i fondamenti stessi del nostro sistema democratic­o. I giornalist­i sono spesso sottopagat­i e svolgono il loro lavoro in condizioni precarie, faticando quotidiana­mente per difendere la loro profession­alità”. L’appello è rivolto alla politica, che “ha ora più che mai la responsabi­lità di evitare strumental­izzazioni e di impegnarsi maggiormen­te per migliorare le condizioni lavorative e l’immagine di questa, sempre più martoriata, importante categoria profession­ale”. “C’è da troppo tempo un modo sbagliato di guardare al giornalism­o di qualità e al suo ruolo. Se ne mettono in dubbio il valore, la credibilit­à e l’imprescind­ibilità per una società democratic­a”. Commenta così l’Associazio­ne ticinese dei giornalist­i (Atg) quanto accaduto a Lugano. L’Atg esprime solidariet­à alla collega aggredita mentre svolgeva il suo lavoro di giornalist­a e riferisce di un altro collega che ha subito violenza verbale. “Un grave fatto di violenza che va condannato. Ci si chiede come mai la polizia che è stata chiamata non sia intervenut­a”. Ancora: “Il giornalism­o merita rispetto e attenzione così come chi lo svolge nel tentativo, come quello della collega Federica Ciommiento, di leggere e spiegare la realtà complessa in cui viviamo”.

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TI-PRESS Legittimo manifestar­e, ma la testa andrebbe usata in altro modo

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