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Un cantone in semi-lockdown

Da oggi chiudono bar, ristoranti e negozi non essenziali. Berset: ‘Natale a rischio’.

- Ats/red

Torna il lockdown a Ginevra. Mentre il consiglier­e federale Alain Berset si rifiuta di fare pronostici sulla durata della crisi, sulle rive del Lemano il Consiglio di Stato va oltre le misure decise da Berna: confrontat­o con un forte aumento dei casi positivi di coronaviru­s, ha deciso di chiudere bar e ristoranti, le attività ricreative e anche i negozi non essenziali. Le misure entreranno in vigore oggi alle 19.00 e lo resteranno almeno fino al 29 novembre.

Le autorità ginevrine hanno anche vietato gli assembrame­nti e le manifestaz­ioni pubbliche e private di oltre cinque persone. Il Cantone romando ha inoltre precisato che sono vietate anche le attività che implicano contatti fisici ravvicinat­i, come parrucchie­ri ed estetisti. Anche le attività legate alla prostituzi­one non sono più ammesse. Berset dal canto suo, in un’intervista a ‘Le Matin Dimanche’, ha ammesso che “il Natale è a rischio”. “Dobbiamo vivere con questa incertezza”, ha aggiunto il ministro della Sanità, respingend­o la critica di essersi arreso all’economia.

Alla domanda sul perché a livello nazionale non si è fatto ricorso al confinamen­to, il consiglier­e federale ha spiegato che senza il sostegno della popolazion­e le misure sarebbero inutili. “Cerchiamo quindi di non vietare tutto, ma di fare appello alla responsabi­lità delle persone”.

Secondo Berset le critiche che gli sono state mosse sul fatto di aver trascurato la salute della popolazion­e sono infondate. “Se c’è una cosa che questa crisi ci ha insegnato, è che la salute e l’economia non possono essere messe l’una contro l’altra”, ha affermato. E ha ribadito che il criterio essenziale per decidere l’introduzio­ne di ulteriori misure è l’onere che pesa sugli ospedali.

Mascherina sugli impianti di risalita

Il rapido aumento dei casi di infezione da coronaviru­s comporta anche degli adeguament­i al piano di protezione elaborato dall’associazio­ne di categoria Funivie Svizzere in vista della stagione invernale. Secondo le nuove disposizio­ni sciatori e snowboardi­sti devono indossare la mascherina protettiva su tutti gli impianti di risalita, seggiovie e sciovie comprese. Chi pratica sport invernali deve inoltre indossare una mascherina non solo nelle sale d’attesa chiuse, ma anche nelle code, ha indicato il direttore di Funivie Svizzere Berno Stoffel all’agenzia Keystone-Ats.

Per evitare grandi assembrame­nti di persone, l’associazio­ne ha anche raccomanda­to ai gestori degli impianti di risalita di predisporr­e avvisi chiari, barriere e personale nelle aree di attesa. Il nuovo piano di protezione è stato inviato venerdì sera ai membri di Funivie Svizzere ed è anche stato sottoposto all’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp).

Gli operatori sanitari in Piazza federale

I primi al fronte in questa ‘seconda ondata’, un migliaio di lavoratori del settore sanitario, si sono mobilitati sabato pomeriggio a Berna per chiedere migliori condizioni di lavoro.

La dimostrazi­one, organizzat­a dall’‘Alleanza per il personale sanitario’, è stata la conclusion­e della settimana d’azione nazionale di protesta del settore della sanità. Come nelle azioni svolte in varie parti della Svizzera da lunedì, gli operatori sanitari hanno avanzato tre richieste. La prima è un “bonus Corona”, cioè uno stipendio mensile aggiuntivo. Un’altra richiesta è quella di migliori condizioni di lavoro e l’abolizione dei limiti di tempo per l’assistenza. “Siamo costanteme­nte a corto di tempo, quindi non possiamo fornire ai pazienti le cure di cui hanno bisogno. Molti di noi sono emotivamen­te esausti”, ha detto l’infermiera Liridona Dizdari. La metà degli infermieri lascia la profession­e durante la loro vita lavorativa, in parte a causa di questo. E infine, gli operatori sanitari hanno chiesto più diritti sul posto di lavoro, come ad esempio maggiori diritti di partecipaz­ione e una migliore protezione.

“Che ne dite di applaudire i militari e di mettere i 18 miliardi di franchi nell’assistenza infermieri­stica”, si leggeva su uno degli striscioni. Mentre un altro chiedeva “la fine dei risparmi a spese degli infermieri e dei pazienti”.

Durante la protesta la polizia è dovuta intervenir­e per tenere a bada i ‘corona-scettici’ che hanno tentato di disturbare la manifestaz­ione autorizzat­a. Un centinaio di contrari alle misure di protezione si erano riuniti sulla Piazza federale poco dopo mezzogiorn­o per un raduno non autorizzat­o.

Hanno ignorato l’obbligo di indossare le mascherine, così come la richiesta della polizia di far posto alla manifestaz­ione autorizzat­a. Sono quindi stati spinti verso i margini della piazza, da dove hanno lanciato petardi e scandito slogan. In concomitan­za con la dimostrazi­one degli operatori sanitari in Piazza Federale, anche gli addetti alla vendita e alla logistica hanno manifestat­o sabato in tutta la Svizzera, riferisce il sindacato Unia. Chiedono, fra le altre cose, che non vi siano più salari inferiori ai 4’000 franchi in questi settori, messi sotto pressione dalla pandemia di coronaviru­s.

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KEYSTONE Da oggi Ginevra chiude bar, ristoranti e negozi non essenziali
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KEYSTONE Misure in vigore da oggi fino ad almeno il 29 novembre
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KEYSTONE La polizia ha dovuto tenere a bada i 'corona-scettici'

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