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Per il test in farmacia bisognerà aspettare

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Il test rapido anti-Covid non sarà disponibil­e nelle farmacie, almeno non nelle prossime settimane com’era stato invece promesso dall’Ufficio federale di sanità pubblica; tra qualche giorno l’esame – che, giova ricordarlo, non è fai-da-te – sarà invece eseguito nei checkpoint già utilizzati per i test convenzion­ali, mentre al momento non si prevede di metterlo a disposizio­ne degli studi medici. A precisarlo è il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, che prevede l’arrivo di una prima fornitura già martedì o mercoledì, ma sottolinea la necessità di procedere con prudenza: «Per quanto riguarda le farmacie, prima di tutto occorre formare il personale all’esecuzione del prelievo di materiale organico da naso e gola, una tecnica che non fa parte delle consuete mansioni di un farmacista». Inoltre, prosegue Zanini, «occorre approntare piani di protezione per consentire di operare in tutta sicurezza: bisogna minimizzar­e i rischi di contagio per l’operatore, per i suoi colleghi e per i clienti della farmacia. Questo significa a sua volta che si dovranno individuar­e e attrezzare spazi adeguati. È fondamenta­le che chi si reca in farmacia per il test non contagi gli altri presenti, col rischio tra l’altro di dover chiudere la farmacia». Per questo il farmacista cantonale prevede che «serviranno alcune settimane di preparazio­ne, valutando anzitutto quali sono le farmacie idonee». Per Zanini, la possibilit­à di offrire test rapidi in farmacia – gratuiti e raccomanda­ti per le persone che hanno sintomi da meno di quattro giorni – «costituisc­e comunque un ausilio valido soprattutt­o per le regioni più discoste».

Per quanto riguarda gli studi medici, invece, il farmacista cantonale ricorda come da tempo si sia scelto di proteggern­e l’operativit­à demandando l’esecuzione dei test a speciali checkpoint. «Gli studi devono restare in attività per tutto l’inverno, quindi l’obiettivo è quello di tenere il più possibile lontano il coronaviru­s. Su proposta dell’Ordine dei medici, il Cantone ha già deciso durante la prima ondata di contagi che era più prudente riferirsi ai checkpoint per i test, per non avere malati di Covid-19 in sala d’aspetto. Chi ha sintomi potrà continuare a consultare telefonica­mente il medico, che in caso di necessità lo orienterà al checkpoint, che indicherà l’opportunit­à di eseguire il test rapido o tradiziona­le». I nuovi test saranno anche a disposizio­ne del medico cantonale per l’esecuzione di rilevament­i ambientali, ad esempio in presenza di focolai.

Il Decs considera le mascherine alle medie Intanto Manuele Bertoli non esclude l’obbligo d’indossare la mascherina in classe per gli allievi delle scuole medie, anche se la misura è ancora in discussion­e. Il direttore del Dipartimen­to dell’educazione, della cultura e dello sport ha parlato di quest’opzione ai microfoni della Rsi: «Dobbiamo discutere ancora col Medico cantonale, anche perché altri cantoni stanno introducen­do questo provvedime­nto», ha detto; «Io credo che soprattutt­o potrebbe essere utile per ridurre il numero di ragazze e ragazzi che vanno in quarantena». Le quarantene a scuola restano contenute (una sola alle elementari, poco più di dieci rispettiva­mente alle medie e nel post-obbligator­io). Ma ci sono scuole più colpite di altre, come le medie di Canobbio con ben quattro classi isolate: viene anche da lì la richiesta, da parte di un gruppo di genitori, dell’obbligo di mascherina non solo per gli insegnanti, ma anche per gli studenti. Resta invece lontana l’ipotesi di un ritorno alla scuola a distanza: «Sono fermamente convinto che la scuola debba essere, se del caso, l’ultima a chiudere», ha concluso Bertoli.

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