laRegione

‘Positiva, ma in dieci giorni mai contattata’

Una giovane positiva al Covid: ‘Mai contattata per il tracciamen­to e il codice dell’app’

- Di Jacopo Scarinci

Una ragazza che ha contratto, con sintomi, il Covid-19 racconta: ‘Tampone il 24 ottobre, non sono stata chiamata né per il contact tracing né per il codice dell’App SwissCovid’.

I primi sintomi la sera del 23 ottobre. Il giorno dopo, sabato 24 ottobre, il tampone che ufficializ­za la positività al Covid-19. Una storia come tante di questi tempi. Se non fosse per un dettaglio di non poco conto: «Da quando ho ricevuto la notizia di aver contratto il virus non sono stata contattata da nessuno», spiega alla ‘Regione’ Martina (nome di fantasia, il reale è noto alla redazione) ieri pomeriggio. Il 2 novembre. Dieci giorni dopo il test positivo al coronaviru­s. «L’Ufficio del medico cantonale in questi giorni non mi ha chiamata per il tracciamen­to, e lo trovo piuttosto grave nonostante capisca quanto siano oberati di lavoro». E come ha fatto? «Mi sono fatta io da sola il contact tracing – risponde –. Ho chiamato le persone che ho avuto vicine nelle 48 ore precedenti alla manifestaz­ione dei sintomi e le ho informate». Va da sé che Martina non ha però il potere di ordinare quarantene, e le persone avvertite avranno agito secondo coscienza. Ma nonostante questo a lasciare dubbiosa questa giovane ragazza, che per fortuna oggi è in via di guarigione e ne sta uscendo bene, è anche la questione dell’app ‘SwissCovid’. «Dove lavoro sono obbligata ad averla, e l’ho sempre attiva. Ma se non vengo chiamata e non mi viene fornito il codice da inserire nell’app, come fanno le persone che possono aver avuto un contatto con me a venire a conoscenza della mia positività? A che serve quindi?». Lo dice sorridendo, amaramente. «Se il tracciamen­to – tanto decantato come fondamenta­le dalle autorità – funziona così male, viene da chiedersi come la pandemia e le relative problemati­che sociali ed economiche a essa legate siano attualment­e gestite. Tra l’altro, sono attiva in un settore molto colpito dalla pandemia e che non è stato sostenuto economicam­ente e moralmente come meritava: comincia a essere davvero frustrante notare come sia a livello politico sia a livello di tracciamen­to si possa essere facilmente trascurati».

LA NOVITÀ Se negativo arriva un sms

Intanto, il Dipartimen­to della sanità e della socialità (Dss) ha informato che a partire da ieri, lunedì 2 novembre, chi risulterà negativo al tampone svolto nei checkpoint (Lugano, Locarno e Giubiasco) attivi sul territorio verrà avvisato via sms.

Questo modus operandi, spiega il Dss, “permette di snellire e velocizzar­e le procedure. Chi si sarà sottoposto al tampone in uno dei checkpoint attivi a livello cantonale (salvo Mendrisio) oppure in uno studio medico che per le sue analisi fa capo al Servizio di microbiolo­gia dell’Ente Ospedalier­o Cantonale (Eolab) riceverà una notifica via sms se l’esito del test dovesse essere negativo. In caso di necessità, nel messaggio viene comunque indicato a chi rivolgersi per ulteriori informazio­ni”.

A fronte dell’evoluzione del numero di nuovi contagi, il dipartimen­to retto da Raffaele De Rosa coglie l’occasione “per ricordare la procedura in vigore: in caso di sintomi compatibil­i con il coronaviru­s è necessario porsi subito in isolamento e prendere contatto con il proprio medico, che provvederà se del caso a effettuare un tampone o a fissare l’appuntamen­to al checkpoint più vicino. In attesa dell’esito del test occorre rimanere isolati e stilare la lista dei contatti stretti che dovranno semmai essere avvisati per la quarantena (dalle 48 ore precedenti l’apparizion­e dei sintomi, tutte le persone incontrate per più di 15 minuti a meno di 1,5 metri di distanza senza dispositiv­i di protezione)”.

Se il tampone risultasse positivo, come nel caso di cui ‘laRegione’ ha dato notizia sopra, il Dss informa che “è possibile già avvisare i propri contatti stretti invitandol­i a porsi preventiva­mente in quarantena nell’attesa di venir chiamati dal contact tracing. In consideraz­ione della forte pressione a cui è confrontat­o il contact tracing, si invitano le persone a non chiamare il servizio o gli uffici dell’Amministra­zione cantonale, così da evitare un ulteriore e controprod­ucente carico sui collaborat­ori”.

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TI-PRESS ‘Lo trovo piuttosto grave nonostante capisca quanto siano oberati di lavoro’

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