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Verso la chiusura la frontiera con l’Italia

Le regioni di confine potrebbero richiuders­i. Gobbi: ‘Impatto inevitabil­e’ sui valichi.

- L.e./m.n.

Le intenzioni di Roma. Oggi se ne saprà di più. Spesa a rischio, ma non i frontalier­i. Neuchâtel intanto ferma bar, ristoranti, cinema, teatri e musei.

L’Italia si avvia verso misure sempre più restrittiv­e per contrastar­e la diffusione del coronaviru­s, e alcune di esse potrebbero avere un effetto anche sui nostri valichi: Piemonte e Lombardia sono infatti tra le regioni in maggiore difficoltà, e Roma potrebbe decidere di limitare al massimo gli attraversa­menti che non siano legati al lavoro transfront­aliero e a motivi di salute.

Oggi se ne saprà di più, ma già ieri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha esposto alle Camere le intenzioni del nuovo decreto ministeria­le. Alcune restrizion­i dovrebbero essere valide sul piano nazionale: già da domani sono previsti un coprifuoco – non si sa ancora a quale ora tra le 18 e le 21 –, l’introduzio­ne dell’insegnamen­to a distanza nelle scuole superiori al 100%, la chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei musei, delle sale scommesse e dei centri commercial­i (vi resteranno aperti supermerca­ti, farmacie ed edicole), e infine il dimezzamen­to del numero di persone trasportab­ili sui mezzi pubblici.

Dovrebbero esserci ulteriori limitazion­i che dipenderan­no dalla gravità della situazione a livello locale. Conte ha parlato di diversi “scenari di rischio con misure via via più restrittiv­e”: una specie di ‘rating’ settimanal­e assegnato a ciascuna regionale. Tutto dipenderà da 21 parametri che servono a valutare la pressione sul sistema sanitario, i contagi, la percentual­e di tamponi positivi e l’Rt (‘erre con ti’), ovvero l’indice che misura il numero medio delle infezioni generate da ciascun individuo durante il periodo di malattia, e quindi permette d’intuirne la rapidità di diffusione.

Per capire con esattezza cosa succederà ai nostri confini occorrerà attendere la pubblicazi­one del decreto ministeria­le. Quello che sappiamo finora è che i dati dei contagi sono poco rassicuran­ti: 497 ogni 100mila abitanti lombardi nell’ultima settimana, quasi il doppio rispetto alla precedente; 393 in Piemonte, contro i 265 di sette giorni fa. Male anche l’indice Rt, che superando il 2 assegna a entrambe le regioni il peggior risultato a livello nazionale. Potrebbero dunque finire tra le zone alle quali pensa il Presidente del Consiglio quando ipotizza di “porre un limite agli spostament­i da e verso regioni che presentano elevati coefficien­ti di rischio, salvo che non vi siano comprovate esigenze lavorative, motivi di studio o salute, situazioni di necessità”. Come dire: frontalier­i, sì; spesa, viaggi e ricongiung­imenti, no.

“Dipenderà tutto da quello che si leggerà nel decreto”, chiosa il direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i Norman Gobbi, “ma non penso che si distanzier­à molto da quanto uscito sui media: una mobilità interna fortemente limitata, con un inevitabil­e impatto anche sulla frontiera. Penso in particolar modo al turismo del commercio, da una parte e dall’altra: abbiamo visto anche un forte afflusso di lombardi sui nostri supermerca­ti in questo weekend di nuove limitazion­i”. Potrebbe diventare nuovamente un problema anche “la gestione degli affetti” – tra coppie e famiglie a cavallo del confine – “visto che non è contemplat­a nel novero delle ragioni per le quali la mobilità è ammessa”. Secondo ‘La Repubblica’, il rischio per i nostri confinanti è anche quello di un lockdown, non si sa però quanto rigido ed esteso. Stando al ‘Corriere della Sera’, se si dovessero seguire le indicazion­i dell’Istituto superiore di sanità – il massimo organo tecnico-consultivo in Italia quando si parla di salute pubblica – allora si dovrebbero imporre “restrizion­i generalizz­ate con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiolo­gico”, “limitazion­i della mobilità da/per le zone interessat­e”, “chiusura delle strutture scolastich­e/universita­rie”. Più in generale, Conte oggi ha parlato di un’Italia “in via di transizion­e verso lo scenario 4”, quello più grave, nel quale si rischia di perdere completame­nte il controllo dei contagi. Se infatti nel finesettim­ana la curva è parsa appiattirs­i, destano molte preoccupaz­ioni l’incomplete­zza dei dati e le difficoltà di tracciamen­to in molte regioni. Il sistema sanitario risulta generalmen­te ancora in grado di assorbire l’urto, ma nessuno vuole rischiare troppo.

Focolaio Europa

Intanto l’ondata di contagi ha già costretto a forme più o meno pesanti di chiusura numerosi paesi: la Francia, la Germania e l’Austria, per restare a quelli più vicini, ma anche il Regno Unito, la Repubblica Ceca, il Belgio, il Portogallo e molte regioni greche.

E mentre la Slovacchia prova a testare l’intera popolazion­e – già oltre la metà si è sottoposta al tampone – spetta come sempre alla cancellier­a tedesca Angela Merkel dissuadere tutti da facili illusioni: davanti alla stampa riunita a Berlino ha ricordato che “la luce alla fine del tunnel è abbastanza lontana”.

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DATI: PROTEZIONE CIVILE/POST/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Atteso oggi il nuovo decreto ministeria­le. Regioni classifica­te in base al rischio

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