laRegione

Pp, se il gioco si fa politicame­nte duro

La leghista non eletta giudice, il ‘fastidio’ di Foletti e gli strascichi sulle future nomine

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

C’è una nuova domanda legata a questa tormentata procedura di elezione dei magistrati del Ministero pubblico (la scadenza dei mandati decennali è imminente: fine dicembre). Quali conseguenz­e potrebbe avere, politicame­nte parlando, la mancata nomina, un paio di settimane fa in Gran Consiglio, di Manuela Frequin Taminelli – la candidata sostenuta dalla Lega e dalla maggioranz­a della commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’ – a quinto giudice del Tpc, il Tribunale penale cantonale? Condizione­rà o no le scelte del legislativ­o, o di una parte di esso, quando sarà chiamato (quando tuttavia non si sa ancora) a scegliere i pp che comporrann­o la Procura per il periodo 1º gennaio 2021/31 dicembre 2030? Ovviamente a non aver digerito la non elezione di Frequin Taminelli (il Gran Consiglio le ha preferito Siro Quadri, di area Ppd) sono i leghisti, che a suo tempo avevano anche lamentato il fatto di essere attualment­e sottorappr­esentati al Tribunale d’appello, sotto il cui tetto istituzion­ale vi è pure il Tpc.

‘Parte del Plr non ha rispettato gli accordi’ Il movimento di via Monte Boglia punta il dito contro i deputati liberali radicali, ‘rei’, perlomeno alcuni, di non aver quel 19 ottobre appoggiato al secondo turno in modo compatto Frequin Taminelli: un certo numero di voti del gruppo Plr era infatti confluito ancora sulla ‘sua’ candidata, cioè Elettra Orsetta Bernasconi Matti. «È un atteggiame­nto che non mi è piaciuto», afferma il capogruppo e portavoce della Lega Michele Foletti, che del Gran Consiglio è anche il decano. «Mi ha dato molto fastidio – continua Foletti, interpella­to dalla ‘Regione’ – il fatto che gli accordi raggiunti in commission­e ‘Giustizia’ (i liberali radicali avevano sottoscrit­to la proposta, all’indirizzo del plenum, di nomina a giudice di Frequin Taminelli, ndr) non siano stati rispettati. Questa commission­e, voluta a suo tempo per trovare delle intese sul piano politico sulle proposte di elezione di candidati ritenuti dagli esperti comunque tecnicamen­te idonei a ricoprire la carica, è stata sconfessat­a. Credo che sia necessario fare qualche riflession­e». E in occasione del rinnovo dei mandati all’interno del Ministero pubblico quanto accaduto indurrà il movimento a mutare strategie e alleanze al momento delle decisioni in Gran Consiglio? «Non so, dopodomani (mercoledì, ndr) abbiamo riunione del gruppo parlamenta­re e ne discuterem­o – fa sapere Foletti –. Bisognerà anzitutto capire come si stia muovendo la ‘Giustizia e diritti’ in generale per questo rinnovo delle cariche in Procura. In ogni caso sosterremo i candidati migliori, quelli che reputiamo meritevoli. L’importante è garantire l’operativit­à del Ministero pubblico, in ballo è infatti il sistema Paese. Non faremo come hanno fatto i liberali con il quinto giudice del Tribunale penale cantonale». Il Plr può quindi dormire sonni tranquilli? «Dipende dalla qualità dei suoi candidati», taglia corto Foletti. Per il Ministero pubblico i concorsi erano due. Uno per i procurator­i (venti quelli da eleggere). E uno per il procurator­e generale: unico candidato, l’uscente Andrea Pagani, in quota liberale radicale. «Con la nuova legge sul Gran Consiglio – ricorda il capogruppo della Lega –, il parlamento dovrà ad ogni modo votare, procedere cioè all’elezione. Se c’è fiducia in Pagani è opportuno che venga eletto con un buon numero di voti. Poi occorrerà vedere se la storia dei WhatsApp, degli sms e dei comunicati stampa inciderà sulle scelte dei granconsig­lieri». In ogni caso niente elezione tacita.

La replica di Gianella: basta pressioni Secca la replica della capogruppo liberale radicale Alessandra Gianella: «Su questo tema sono state dette anche troppe parole, adesso è prioritari­o che la commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’ faccia il suo lavoro con il giusto approccio e nel rispetto delle procedure, senza subire continue pressioni esterne. Perché è nell’interesse di tutti che la magistratu­ra possa lavorare al meglio».

Sedici aspiranti esterni: otto ‘idonei’ Intanto, stando a nostre informazio­ni, la Commission­e di esperti indipenden­ti, che preavvisa le nuove candidatur­e in magistratu­ra all’attenzione del Gran Consiglio, ha consegnato il proprio rapporto alla ‘Giustizia e diritti’. Sedici le candidatur­e ‘esterne’ (ossia non presentate da procurator­i pubblici in carica), tra quelle inoltrate alla chiusura sia del primo, sia del secondo concorso, dopo la sua riapertura decisa dalla commission­e parlamenta­re. Otto gli aspiranti pp considerat­i dai periti idonei ad assumere la carica. Tre lavorano oggi al Ministero pubblico come segretari giudiziari – uno è il segretario del procurator­e generale Pagani – e uno, anzi una, è vicecancel­liere della Pretura penale. I restanti quattro sono avvocati. Tra i candidati ritenuti non idonei ci sono due vicecancel­lieri del Tribunale penale cantonale: uno dei due è la persona menzionata nel messaggino che il presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani aveva scritto e inviato via WhatsApp al pg Pagani dopo l’audizione della donna, verso fine agosto, davanti alla Commission­e di esperti: “Pare sia andata bene, se lascia il Tribunale penale trattamela bene, se no ricomincio a parlare male di voi”, ossia del Ministero pubblico. A questo punto, dopo la mancata nomina a giudice di Frequin Taminelli, l’elezione della quale era stata caldeggiat­a dai giudici del Tpc, presidente in testa, si potrebbe parlare di effetti collateral­i degli sms di Ermani, sms “isitituzio­nali”, come li aveva definiti. E sì che la vicecancel­liera valutata non idonea era stata preavvisat­a favorevolm­ente dagli esperti nel 2019 quando si doveva sostituire una procuratri­ce pubblica passata alle dipendenze di un altro organo giudiziari­o. Stessa valutazion­e, nella medesima circostanz­a, per uno dei segretari giudiziari considerat­i ora non idonei. Sei in totale i segretari del Ministero pubblico che hanno partecipat­o al concorso in vista del rinnovo delle cariche in Procura. Tre quelli ritenuti non idonei, tra cui appunto il citato segretario giudiziari­o. Eppure quest’ultimo e un altro segretario ‘bocciato’ dai periti hanno, rispetto ai tre colleghi promossi, più anni di esperienza al Ministero pubblico, dove hanno collaborat­o a indagini tanto su reati finanziari quanto su illeciti cosiddetti di polizia. I tre segretari giudiziari e la vicecancel­liera del Tribunale penale considerat­i non idonei hanno nel frattempo ritirato la candidatur­a a pp.

I cinque mantengono la candidatur­a

C’è poi il capitolo, tutt’altro che chiuso, riguardant­e i cinque procurator­i pubblici la cui rielezione è stata preavvisat­a negativame­nte dal Consiglio della magistratu­ra (Cdm) con preavvisi insolitame­nte duri. E sui quali non hanno ancora avuto la possibilit­à di esprimersi. È anche per questo che nelle scorse settimane si sono appellati alla Commission­e di ricorso sulla magistratu­ra, che ha dato un mese di tempo – il termine scade a metà mese – al Cdm per trasmetter­le l’elenco degli atti e gli stessi atti su cui si sarebbero basati i preavvisi. I cinque pp hanno intanto deciso di mantenere la candidatur­a per un nuovo mandato.

 ?? TI-PRESS ?? La commission­e parlamenta­re alla ricerca di una via d'uscita
TI-PRESS La commission­e parlamenta­re alla ricerca di una via d'uscita

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland