laRegione

‘Arp in affanno, solo 2 su 16 sono profession­ali’

Il giudice Lardelli sulle Autorità regionali di protezione: ‘La riforma è davvero urgente’

- di Simonetta Caratti

Le Autorità regionali di protezione (Arp) «sono in affanno, solo due Arp su 16 hanno un’organizzaz­ione che funziona, ma anche queste sono al limite. Talvolta manca la profession­alità voluta dal legislator­e federale, indagini incomplete portano a conclusion­i parziali». A sostenerlo è il giudice Franco Lardelli, presidente della Camera di protezione del Tribunale d’appello, l’autorità giudiziari­a con sede a Lugano, istituita nel 2013 nel quadro degli adattament­i delle strutture e delle normative cantonali al riformato diritto tutorio federale, che ha il compito di deliberare su reclami e ricorsi contro le decisioni e i provvedime­nti attuati dalle Arp e di vigilare sul loro operato per il tramite di ispettori.

«Una situazione di affanno – osserva il giudice Lardelli – che speriamo possa cessare presto con la riforma proposta dal Governo. Più che altro perché lavorando in queste condizioni le decisioni prese dalle Arp possono non essere quelle giuste, o addirittur­a non esserci del tutto. Il problema è che in questo modo si rischia di fallire l’obiettivo della legge. Che è quello di proteggere le parti deboli della società», bambini e anziani in primis.

Dalle Arp alla nuova Pretura di famiglia La riforma a cui fa riferiment­o il presidente della Camera di protezione è la riorganizz­azione a livello cantonale del settore delle tutele e delle curatele, settore che riguarda le persone vulnerabil­i, sulla quale si attende una decisione da parte della politica. Le attuali sedici Arp, costanteme­nte in affanno, saranno sostituite da una nuova autorità giudiziari­a specializz­ata nel diritto di protezione ha spiegato di recente sulla Regione Frida Andreotti.

La direttrice della Divisione della giustizia ha anticipato il nuovo modello che prevede di suddivider­e le competenze in materia di diritto di famiglia su due autorità giudiziari­e: le attuali Preture e una nuova autorità giudiziari­a, le nuove Preture di protezione. Insieme creeranno una sorta di “sistema delle Preture di famiglia”. Le due autorità saranno indipenden­ti.

Si riorganizz­a l’autorità giudicante ipotizzand­o nuove autorità giudiziari­e sul territorio, dirette da pretori di protezione e composte da un collegio giudicante a tre membri (un pretore, uno psicologo o pedagogist­a e un assistente sociale). In aggiunta, ci saranno dei servizi di supporto giuridico, amministra­tivo e contabile. Una novantina di persone in totale. Il messaggio è quasi pronto per la consultazi­one.

Una bella rivoluzion­e, a monte c’è stata una lunga analisi del settore per capirne dinamiche e problemi, che commentiam­o con il giudice Lardelli.

Le attuali Arp lamentano di essere sotto dotate: il problema principale è il sovraccari­co o l’assenza di competenze specifiche?

Manca la specializz­azione sancita dal diritto federale e questo è un grosso problema perché il legislator­e impone autorità profession­ali, il collegio giudicante dovrebbe essere formato da un giurista assistito da altri specialist­i (psicologo, educatore, l’assistente sociale). Oggi di regola abbiamo un giurista, spesso a tempo parziale, accompagna­to da un profession­ista poco presente e un delegato comunale solitament­e senza formazione specifica. Solo l’Arp di Lugano dispone di un delegato a tempo pieno con la formazione di assistente sociale, negli altri comuni, raramente questo membro ha una specializz­azione. Le conseguenz­e sono indagini incomplete che portano a conclusion­i parziali.

Negli anni scorsi avete fatto una vasta analisi del settore, quali criticità avete trovato?

Una situazione di affanno cronico. Faccio un esempio: ho chiesto al membro permanente di una Arp, che è psicologo, se leggeva le decisioni del presidente. Mi ha risposto che non aveva tempo. Lavorando un giorno a settimana per un comprensor­io di 25mila persone doveva dare priorità alla lettura degli incarti, fare l’audizione di minori, partecipar­e alle udienze. In questo caso, c’è la competenza, ma manca il tempo. Siamo intervenut­i sui comuni ma ci sono enormi disparità tra centro e periferie, tra chi può investire e chi non può farlo.

Con l’organizzaz­ione attuale minori e anziani sono realmente tutelati secondo i criteri profession­ali voluti dal legislator­e federale?

Dipende dall’autorità di protezione coinvolta. Due Arp su 16 hanno già ora un’organizzaz­ione che funziona per profession­alità e disponibil­ità di personale ma entrambe sono al limite visto l’aumento dei casi complessi. Si tratta di Lugano e Biasca. Per queste due autorità i Comuni sono riusciti a concentrar­e le risorse umane in un’unica sede. A Lugano si è passati da due sedi a una sola operativa a Breganzona. A Biasca sono invece state fatte confluire le persone che erano operative in Leventina (Faido), Valle di Blenio (Acquarossa) e Riviera, con evidenti benefici. Negli altri Distretti del Cantone operazioni analoghe si avverano irrealizza­bili. Spesso quando alle Arp arrivano le segnalazio­ni, i tempi di risposta possono essere molto lunghi, anche oltre 6 mesi. Invece serve una Pretura di protezione profession­ale con forze sufficient­i ripartite equamente sul territorio, in grado di ricevere le segnalazio­ni e rispondere in modo rapido e adeguato. Spostare la competenza dai comuni al cantone è un passo importante.

Quanti ricorsi ricevete? Quanti sono vinti da cittadini?

In media ci sono 200/220 ricorsi l’anno su 8mila decisioni. Un quarto dei casi è accolto. Spesso capita che quando viene fatto ricorso l’Arp rivede da sé la decisione. Vediamo una tendenza all’aumento dei ricorsi anche se c’è stata una frenata durante la pandemia, che ha reso molto difficile ad esempio organizzar­e i diritti di visita.

E poi c’è chi rinuncia a denunciare, visto che ci sono spese da anticipare... quanto grande stima sia la parte sommersa?

È difficile fare una stima. Sicurament­e la qualità delle decisioni va migliorata, c’è chi le accetta e non ricorre, e chi ricorre anche quando non dovrebbe. Il sistema va migliorato, qualsiasi decisione deve essere ben ponderata, come confeziona­re un vestito giusto, non troppo largo, non troppo stretto. Le Arp attuali faticano a confeziona­re un vestito su misura. Con la nuova autorità giudiziari­a cantonale si potrà fare.

Oggi i ticinesi per situazioni simili ricevono soluzioni diverse dalle Arp?

Le differenze di organizzaz­ione e risorse creano automatica­mente diversità a portare avanti le decisioni. Bisogna cambiare il sistema, per dare a tutti le stesse risorse.

Perché è importante questa riforma del governo che punta a un modello giudiziari­o?

Visti i problemi struttural­i alla base delle disfunzion­i attuali, la riforma è improcrast­inabile e urgente. Ora ci sono le premesse per fare il salto. La soluzione di cantonaliz­zare e profession­alizzare il sistema, costituend­o una nuova autorità giudiziari­a è fondamenta­le. Il modello giudiziari­o conferisce maggiore autorevole­zza alle autorità di protezione mettendole a pari livello delle Preture che nell’ambito di separazion­i e divorzi pure si occupano di minori in situazioni critiche. Due autorità giudiziari­e saranno più facilmente coordinabi­li perché applichera­nno la medesima procedura. Sarà anche più facile implementa­re una medesima metodologi­a nell’affrontare le situazioni.

 ?? TI-PRESS ?? Sui ritardi: ‘Oltre 6 mesi per una decisione è davvero troppo’
TI-PRESS Sui ritardi: ‘Oltre 6 mesi per una decisione è davvero troppo’
 ?? TI-PRESS ?? Serve più formazione per chi decide
TI-PRESS Serve più formazione per chi decide
 ?? TI-PRESS ?? Frida Andreotti: ‘Si riorganizz­a’
TI-PRESS Frida Andreotti: ‘Si riorganizz­a’

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland