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Il curling regionale non si farà al Maglio

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Nessun centro del curling nel futuro parco Al Maglio ma un nuovo centro del ghiaccio, con annessa pista di curling, con location da confermare. Il Municipio di Lugano, considerat­o l’aumento dei costi d’investimen­to preventiva­ti, ha dunque abbandonat­o la prima ipotesi garantendo tuttavia un sostegno finanziari­o per la seconda. È quanto comunicato ieri dall’esecutivo luganese.

Come noto, con l’approvazio­ne del messaggio relativo al Polo Sportivo e degli Eventi e ai suoi contenuti accessori, il Consiglio comunale ha stanziato lo scorso giugno un credito di 3,3 milioni di franchi a favore della progettazi­one del comparto sportivo Al Maglio. Il centro sportivo prevede la realizzazi­one di tre nuovi campi di calcio e delle relative strutture ricettive, indispensa­bili a garantire la continuità delle attività dei settori giovanili delle società locali che verranno dismesse a Cornaredo.

Nel complesso era inoltre prevista la realizzazi­one di un centro regionale del curling, per un investimen­to preventiva­to di 4,5 milioni di franchi da suddivider­e a metà fra la Città e la Federazion­e Curling Ticino, così come i 230’000 franchi di oneri di progettazi­one. “Tuttavia, dagli approfondi­menti scaturiti nella fase di sviluppo – si legge nella nota – è emerso che l’investimen­to necessario per il centro del curling sarebbe di fatto ammontato a quasi 6 milioni, una cifra ritenuta non sostenibil­e dalla Città e dalla stessa Federazion­e”.

Si guarda perciò alla seconda opzione: “Discussion­i concrete e avanzate con questa prospettiv­a sono già state avviate con alcuni privati interessat­i a creare un centro regionale dedicato agli sport del ghiaccio, la cui mancanza è particolar­mente sentita nel Sottocener­i” si evidenzia ancora nel comunicato stampa. Dal profilo dello sviluppo del progetto del Maglio, la rinuncia all’inseriment­o del centro curling permette un risparmio complessiv­o di circa 5,7 milioni di franchi, “con la conseguent­e diminuzion­e anche degli oneri di gestione a carico della Città per il mancato utilizzo di specifiche macchine per la generazion­e del freddo, oltre ai costi per garantire la sicurezza dell’impianto stesso”.

Quale dunque la reazione della Federazion­e ticinese di curling? C’è rammarico? «Un problema si era già avvertito all’inizio quando ci era stata chiesta una partecipaz­ione ai costi, quando non è mai successo con nessuna altra società... – è il commento del segretario Fabrizio Albonico –. Siamo un’associazio­ne di amatori e le nostre finanze sono limitate. Abbiamo avuto diversi incontri con l’autorità. Alla fine torniamo allo statu quo, con la promessa però dell’esecutivo di Lugano di aiutarci nella ricerca e nel sostegno di una soluzione definitiva. Poter mettere in sinergia altre attività sportive che si dedicano agli sport invernali per noi ha molto più senso, pensiamo solo ai macchinari per la produzione del freddo, suddivisa su più piste e utilizzi».

Una seconda strada ormai segnata? «Dar per certo qualcosa al giorno d’oggi è quantomeno pericoloso – evidenzia Albonico, forte di circa 160 giocatori attivi suddivisi in cinque club (Chiasso, Lugano, due ad Ascona e Faido) –, un privato ha comunque dei margini di manovra che sono più ampi rispetto all’ente pubblico. Pensiamo a certe richieste che impattano sui costi e sui tempi. Certo è che oggi, peraltro con il coronaviru­s, siamo limitati negli accessi e negli allenament­i, fattori che pesano sull’evoluzione del curling. Il nostro calcolo è che l’interesse da parte delle famiglie e dei ragazzi è molto più alto delle possibilit­à attuali, precludend­oci un movimento giovanile e la possibilit­à di formare atleti che potrebbero con facilità accedere ai Campionati svizzeri o alle Olimpiadi. Un nuovo centro diversamen­te ci potrebbe dare maggiori chance».

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