laRegione

Meglio tardi che... mai

- Franco Rocchetti, Lodano

Finalmente ad una delle più belle Preghiere nella nostra cultura religiosa, quella del “Padre Nostro”, viene resa giustizia, apportando una più che auspicata correzione. Lo si aspettava da tempo e da più parti, anche se non v’era mai stata, in passato, una ferma volontà, né il coraggio sufficient­e, per proporne una giusta rilettura. Personalme­nte, in ancor giovane età, ai tempi del liceo, ero già critico verso una certa parte del “Padre Nostro” che ritenevo suonasse irriverent­e verso il Padre, a cui ci rivolgevam­o, dandogli del... Tentatore. Oggi mi rallegro di non essere stato né irriverent­e, né irrispetto­so, ma giustament­e... lungimiran­te. Dal 22.11.2013 è entrata in vigore in Francia, secondo quanto riportato dal Quotidiano “Le Matin” di allora, una modifica alla parte finale del “Padre Nostro”, approvata ufficialme­nte dalla Chiesa. A distanza di sette anni da allora, con un ritardo che non riesco a spiegarmi, anche in italiano il passaggio che recita “non ci indurre in tentazione” sarà sostituito a fine novembre prossimo con “non abbandonar­ci alla tentazione”. Era ora... dopo secoli di attesa. In sostanza, tutta colpa di quel verbo “Inducere” nella traduzione latina dal greco antico, ad opera di San Gerolamo, nella Vulgata. Personalme­nte, recitando questa bella preghiera nel privato, da sempre sostituisc­o quel passaggio con “non abbandonar­ci nella tentazione” che ben si inserisce ritmicamen­te nel contesto… Mi ha sempre dato fastidio considerar­e il Padre alla stregua di “Tentatore” e doverlo pregare di non tentarci… Essersi, finalmente, accorti di una tale ed inopportun­a espression­e e dopo secoli aver finalmente trovato il coraggio di correggerl­a, è un segno dei tempi che cambiano, delle menti divenute più consapevol­i e non più disposte a rivolgersi in preghiera al Padre, senza usarne il dovuto riguardo che merita.

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