Meglio tardi che... mai
Finalmente ad una delle più belle Preghiere nella nostra cultura religiosa, quella del “Padre Nostro”, viene resa giustizia, apportando una più che auspicata correzione. Lo si aspettava da tempo e da più parti, anche se non v’era mai stata, in passato, una ferma volontà, né il coraggio sufficiente, per proporne una giusta rilettura. Personalmente, in ancor giovane età, ai tempi del liceo, ero già critico verso una certa parte del “Padre Nostro” che ritenevo suonasse irriverente verso il Padre, a cui ci rivolgevamo, dandogli del... Tentatore. Oggi mi rallegro di non essere stato né irriverente, né irrispettoso, ma giustamente... lungimirante. Dal 22.11.2013 è entrata in vigore in Francia, secondo quanto riportato dal Quotidiano “Le Matin” di allora, una modifica alla parte finale del “Padre Nostro”, approvata ufficialmente dalla Chiesa. A distanza di sette anni da allora, con un ritardo che non riesco a spiegarmi, anche in italiano il passaggio che recita “non ci indurre in tentazione” sarà sostituito a fine novembre prossimo con “non abbandonarci alla tentazione”. Era ora... dopo secoli di attesa. In sostanza, tutta colpa di quel verbo “Inducere” nella traduzione latina dal greco antico, ad opera di San Gerolamo, nella Vulgata. Personalmente, recitando questa bella preghiera nel privato, da sempre sostituisco quel passaggio con “non abbandonarci nella tentazione” che ben si inserisce ritmicamente nel contesto… Mi ha sempre dato fastidio considerare il Padre alla stregua di “Tentatore” e doverlo pregare di non tentarci… Essersi, finalmente, accorti di una tale ed inopportuna espressione e dopo secoli aver finalmente trovato il coraggio di correggerla, è un segno dei tempi che cambiano, delle menti divenute più consapevoli e non più disposte a rivolgersi in preghiera al Padre, senza usarne il dovuto riguardo che merita.