È dura essere liberali
Una scelta per il rilancio. Un motto che mi auspico non a parole ma con i fatti. Oggigiorno la politica è ridicola e contraddittoria, ha ormai perso moltissimo della sua dignità. Vale pure per molti politici. Il futuro presidente Plr, donna o uomo, sia staccato dal dozzinale retaggio dei poteri assoggettati alle vecchie consuetudini del passato. Sia innovativo e progressista, evitando di imitare gli altri; sia originale, autentico, genuino e modello per manifestarsi ai giovani e non, per un avvenire ed esistenza di vita collettiva, gratificante. In persona preferirei un aspirante presidente di carattere, magari pure un tantino saccente che uno modesto e riservato destinato, condizionato e guidato da terzi.
Essere liberale vuol dire che non ci piacciono le risposte semplici. Guai consentire all’idea che qualcuno abbia il diritto di controllarci, come il riformista! pensiero della sinistra che vorrebbe accompagnare tutti, pretendendo di insegnarci qual è il giusto modo di vivere, cosa puoi e non puoi fare. È questa improvvisazione generale che lascia sgomenti. Per i veri liberali ogni individuo è unico e diverso da ogni altro. Dobbiamo cercare la nostra strada. Aiutarci a vicenda e inventare continuamente nuovi modi per migliorare la condizione della nostra gente, senza cadere nella miopia dell’uguaglianza e quindi dell’assistenzialismo. Il compito non facile del nuovo presidente sarà apportare un contributo originale e valido in positivo. Realizzare ragionevolmente, non demolire in ogni caso, come d’abitudine per certe correnti di pensiero. Distanziarsi dalle concezioni di vita populiste e dall’intervento massiccio dello Stato a sostegno della degenerazione sociale, al solo scopo di acquisire consensi. Mi auguro che il nuovo presidente non sia calato dall’alto, per mano di qualche occulto gruppo o abile regista coordinatore di una azione collettiva, ma il risultato di un sereno, aperto e costruttivo dibattito con contraddittorio fra i candidati. Personalmente propendo per una nuova stagione e quindi una presidenza giovane magari a due.