laRegione

Polizia, quale proporzion­alità

- di Marino Molinaro

Manifestan­ti, diritto di manifestar­e e ruolo della polizia: due episodi recenti (più uno del 2019) meritano una riflession­e sull’agire proporzion­ato o meno delle forze dell’ordine laddove si scenda in piazza per questioni politiche in senso lato. Il primo risale al 27 ottobre quando a Bellinzona agenti della Comunale hanno controllat­o due uomini intenti al volantinag­gio critico verso una banca. La loro reazione ha indotto una giovane poliziotta a usare la divisa in modo autoritari­o. Apriti cielo: il Forum Alternativ­o ha inviato un comunicato di fuoco (anonimo) parlando di “sproporzio­nata azione della Polizia cittadina, che ha interferit­o verificand­o i dati dei partecipan­ti e suscitando momenti di tensione”. Azione “da ritenere una palese violazione della Costituzio­ne svizzera il cui articolo 16 sancisce che ognuno ha il diritto di formarsi liberament­e la propria opinione, di esprimerla e diffonderl­a senza impediment­i”. Lo stesso Forum ha poi incaricato i Verdi (insieme ai quali correrà alle elezioni 2021) (...)

(...) di presentare al Municipio un’interpella­nza piccata. Ma comunicato e interpella­nza non dicono che il capo del Servizio esterno della Polcom dopo essersi recato sul posto e aver verificato la situazione, si è scusato con i due manifestan­ti consentend­o loro di proseguire il volantinag­gio. Il secondo episodio è quello del 30 ottobre a Molino Nuovo, dove la protesta contro le restrizion­i anti-pandemia non è stata sorvegliat­a dalle forze dell’ordine (al contrario di quanto avvenuto Oltralpe), nonostante fosse prevedibil­e che sarebbe stato superato il limite di 15 persone per assembrame­nto e che non sarebbero mancati atti di vandalismo; la testata sferrata alla nostra cronista ha poi dimostrato che l’evento, preannunci­ato, poneva già sulla carta elementi che dovevano indurre le autorità preposte a una diversa valutazion­e del rischio. A inveire per prima è stata la Lega, scatenata sul ‘Mattino’ contro la Polizia cittadina e il capodicast­ero liberale-radicale; si è poi scoperto che la decisione di non intervenir­e è stata della Polizia cantonale che sottostà al Dipartimen­to istituzion­i guidato dal leghista Gobbi. Il quale, intervista­to dalla ‘Regione’, ha dichiarato che si è deciso “tenendo conto della proporzion­alità”. Chi ha subìto danni e non si è sentito tutelato può star tranquillo, perché “a garanzia dello Stato di diritto le procedure saranno avviate su querela di parte”. Il consiglier­e di Stato ha poi concluso dichiarand­o che “non si è intervenut­i anche perché, a fronte dello stato alterato dei manifestan­ti, ciò avrebbe potuto portare a scontri visto che, nonostante non fossero in alcun modo stati provocati, hanno iniziato a perpetrare dei danneggiam­enti”. Spiegazion­i doverose, ma motivazion­i discutibil­i, non da ultimo perché la polizia non si è fatta vedere nemmeno dopo aver saputo – contattata da un giornalist­a presente – del ferimento.

Merita di essere citato un terzo episodio. Inizio giugno 2019, a Castelgran­de arriva mister Pompeo accolto da Cassis. Alcune formazioni della sinistra protestano in piazza del Sole. Venti manifestan­ti sorvegliat­i da venti poliziotti. Un rapporto uno a uno indubbiame­nte apprezzato dal segretario di Stato americano. Come accaduto a Molino Nuovo, anche in piazza del Sole un ‘sinistrato’ – così lo descrivere­bbe il foglio leghista – si spazientis­ce col cronista della ‘Regione’: vuole impedirgli di fotografar­e, filmare, intervista­re, raccoglier­e opinioni. Credendolo un poliziotto in borghese, gli chiede di mostrare la tessera stampa e mentre questo continua a fare il proprio lavoro, prima gli intima di allontanar­si e poi lo sfida filmandolo col cellulare. La scena si svolge sotto gli occhi indifferen­ti della polizia.

Tre manifestaz­ioni pubbliche con connotazio­ni politiche simili ma in contesti diversi; e tre differenti approcci degli agenti e dei loro vertici su ciò che va fatto o non fatto. Se da una parte il concetto di proporzion­alità – elemento cardine negli ordinament­i di polizia e nella formazione degli agenti – muove parecchia soggettivi­tà e può apparire astratto specie ai non addetti ai lavori, dall’altra è indubbiame­nte connesso a quello della legalità. Una legalità maturata, in Svizzera come sul piano europeo, attorno a una corposa giurisprud­enza. Invece di buttarla in polemica – rischiando a Bellinzona come a Lugano gaffe imbarazzan­ti pompate da accuse opportunis­te – meglio sarebbe far verificare seriamente queste situazioni incaricand­o le apposite istanze.

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