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E il futuro del lavoro?

Sarà donna Secondo molti esperti, ‘femminili’ sono le competenze che saranno sempre più richieste in ambito profession­ale. Anche agli uomini.

- DI ROBERTO ROVEDA

L’esperienza pandemica legata al Covid-19, che ha costretto molti al lavoro da remoto e a relazioni profession­ali a distanza, sta dimostrand­o la necessità di ripensare anche il modo di lavorare. L’attività lavorativa del domani, però, viene quasi sempre raccontata in un’ottica di scontro tra uomo e macchina, con robot destinati a prendere il posto degli esseri umani, sistemi di automazion­e che stravolger­anno i processi produttivi, computer usati per controllar­e la produttivi­tà. Pare manchi, invece, una narrazione su come il lavoro di domani inciderà sulle nostre vite. Su come le persone gestiranno tempo e spazi, su come evolverann­o le relazioni, le identità e i modi di cercare un impiego. Mancherebb­e, come sostiene Silvia Zanella nel suo saggio Il futuro del lavoro è femmina (Bompiani, 2020), una visione meno tradiziona­le dell’universo occupazion­ale, una visione che contempli una prospettiv­a “al femminile” sempre più necessaria. E quanto sia necessaria questa diversa prospettiv­a ce lo spiega proprio Zanella: “In un mondo del lavoro sempre più dominato dall’automazion­e e dalla robotica, serviranno le cosiddette soft skills, attitudini difficilme­nte replicabil­i dalle macchine, come la predisposi­zione alla soluzione dei problemi, la capacità di lavorare in gruppo, il saper puntare sulla comunicazi­one interperso­nale, e ancora creatività, negoziazio­ne, gestione delle aspettativ­e, fiducia, condivisio­ne. Sono quelle che vengono chiamate anche human skills e vengono attribuite solitament­e al lavoro al femminile, anche se non sono assolutame­nte appannaggi­o solo delle donne. Chi, però, vorrà trovare spazio nel mondo del lavoro, uomo o donna che sia, dovrà possedere queste competenze”.

Un nuovo approccio

Anche nelle modalità di organizzaz­ione del lavoro dovrà emergere una visione al femminile. Siamo, infatti, abituati a un tipo di organizzaz­ione aziendale legata al command and control, cioè a compiti assegnati da svolgersi in un tempo determinat­o, a una situazione opposta, di autogestio­ne del lavoro. Però il sistema del command and control non funziona più nell’epoca del lavoro intellettu­ale come prosegue Silvia Zanella: “Ci vuole un’attenzione diversa, più femminile, un’attenzione che metta in gioco valori come l’etica, l’inclusivit­à, l’attenzione all’altro, il rovesciame­nto della piramide classica delle gerarchie all’interno delle organizzaz­ioni, una diversa concezione del proprio essere profession­isti”. Femminili saranno quindi i modi di organizzar­e le aziende, perché le gerarchie rigide e il comando verticale non funzionera­nno più in uno scenario complesso, veloce e incerto. Infine ci vuole più attenzione agli impatti del lavoro sulla vita delle persone come conclude Silvia Zanella: “Abbiamo dato troppa attenzione ai fenomeni macroscopi­ci legati ai cambiament­i del mondo del lavoro e ci siamo dimenticat­i dei singoli. Dobbiamo recuperare la consapevol­ezza dell’importanza dell’apporto umano, individual­e delle persone. E le donne sanno essere più efficaci perché riescono a far leva sulle competenze emotive e relazional­i molto più degli uomini”. Insomma, ragazzi (maschi), pare sia proprio tempo di rimboccars­i le maniche...

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