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Un passo avanti per il vaccino

Risultati incoraggia­nti dalla ‘fase tre’ delle sperimenta­zioni, ma serve prudenza

- Ansa/red

Sia chiaro: un vaccino contro il coronaviru­s non esiste ancora, e ci vorranno almeno mesi per arrivarci; premessa doverosa, in tempi nei quali tutti attendono il siero salvifico in grado di allentare la stretta della pandemia, e si fa presto a montarsi la testa. Ciò detto, i risultati annunciati ieri da Pfizer sono alquanto incoraggia­nti: il vaccino che la società americana sta sviluppand­o insieme alla tedesca BioNTech sarebbe in grado di immunizzar­e il 90% di chi se l’è visto somministr­are. Una percentual­e notevole, se si pensa che fino a poche settimane fa a molti analisti pareva difficile arrivare oltre il 70 per cento.

Si tratta di risultati preliminar­i, comunicati dalle case farmaceuti­che sulla base di un’analisi affidata sì a un gruppo di esperti indipenden­ti, ma senza che ancora sia possibile sottoporli a una revisione ‘alla pari’ scientific­amente accurata. D’altronde la ‘fase tre’ della sperimenta­zione, l’ultima, è ancora in corso su quasi 44mila volontari in 6 diversi Paesi, ai quali vengono somministr­ate due dosi successive della sostanza. A oggi sono emersi 94 casi di Covid19 nel gruppo, dei quali solo nove hanno interessat­o chi ha ricevuto il vaccino invece del placebo utilizzato per il test ‘cieco’: un dato certamente incoraggia­nte, anche se è la stessa Pfizer a voler aspettare il superament­o dei 160 casi per trarre poi le giuste conclusion­i. Non è invece ancora chiaro quanto il vaccino possa ridurre la contagiosi­tà degli asintomati­ci, né – dati i tempi brevi della sperimenta­zione – quanto possa durare l’immunizzaz­ione.

Se tutto andrà per il verso giusto, la distribuzi­one alla popolazion­e potrebbe procedere rapidament­e: tutte le case farmaceuti­che impegnate nello sviluppo di un vaccino – l’altra in testa al gruppo è Moderna – lo stanno in realtà già producendo in massa, in modo da farsi trovare pronte al primo via libera da autorità come la Food and drug administra­tion americana. Pfizer potrebbe fornire i primi 50 milioni di dosi entro l’anno, e sfondare il miliardo e 300 milioni nel 2021. Va detto, per mettere le cose in prospettiv­a, che l’Organizzaz­ione mondiale della sanità (Oms) ritiene necessari due miliardi di dosi solo per il personale sanitario e le persone a rischio. Ad ogni modo, il tanto vituperato ‘big pharma’ si è mosso con una rapidità senza precedenti, recuperand­o terreno in un settore giudicato fino all’altroieri poco redditizio. Oggi, secondo la lista stilata dall’Organizzaz­ione mondiale della sanità, sono 202 le aziende che nel mondo stanno sperimenta­ndo un vaccino anti Covid-19. Di queste, 47 hanno cominciato i test sull’uomo, dieci delle quali hanno raggiunto la terza e ultima fase della sperimenta­zione. Corsie preferenzi­ali, autorizzaz­ioni più snelle e una macchina organizzat­iva mai vista hanno permesso di condensare in pochi mesi un processo che in condizioni normali richiede anni. Se tutto va bene potremo avere un vaccino abbastanza diffuso entro 18 mesi dallo scoppio della pandemia, contro i quattro anni canonici. Molto dipenderà anche dal comportame­nto delle autorità di certificaz­ione.

Il vaccino che Pfizer sta sviluppand­o non sembra dare effetti collateral­i particolar­i: debolezza, fastidi muscolari e febbriciat­tole si riscontran­o in maniera solo leggerment­e superiore a quanto visto con gli antinfluen­zali. Come quello di Moderna, anche questo preparato si basa su una tecnologia ancora molto nuova: in pratica, per stimolare l’organismo a sviluppare le giuste difese si utilizza l’Rna messaggero invece di una versione depotenzia­ta del virus. Un problema però potrebbe venire dalla logistica: il prodotto di Pfizer e BioNTech dev’essere conservato a 70 gradi sottozero, e dunque richiede di essere trasportat­o nel ghiaccio secco. Questo potrebbe renderne difficile la diffusione soprattutt­o nelle aree più periferich­e e povere del mondo, dove la catena del freddo è più difficile da rispettare.

Biden crea una task-force

Intanto il presidente eletto Joe Biden ha mantenuto la consueta pacatezza: “Le notizie sul vaccino danno speranza, ma la battaglia è ancora lunga, ci aspetta ancora un inverno buio col rischio di altri 200mila morti. Per questo vi invito a indossare la mascherina, che non è una dichiarazi­one politica”, ha detto accanto a Kamala Harris sul palco del Queen Theatre della sua Wilmington, in Delaware, dopo aver nominato la sua task-force anti-Covid. Ricordando che qualsiasi vaccino richiede “un rigoroso processo di approvazio­ne guidato dalla scienza e pienamente trasparent­e” e che “anche se verrà approvato, non sarà largamente disponibil­e per mesi”, Biden non vuole che si abbassi la guardia.

Per questo ha già nominato una squadra di 13 medici e scienziati: gli obiettivi sono “l’aumento dei test, la creazione di un sistema di tracciamen­to dei contagi, la definizion­e di linee guida chiare, la fornitura di risorse a piccole aziende, scuole e asili per riaprire in sicurezza”, in attesa di un vaccino che poi verrà “distribuit­o gratis, partendo dalla popolazion­e a rischio”. La natura bipartisan della squadra contrasta con il gruppo che Trump ha messo insieme prima di esautorarl­o per le sue critiche, a partire dall’immunologo Anthony Fauci, che potrebbe essere ripescato più avanti da Biden. L’avvicinars­i di un vaccino significa anche una speranza in più per la fine della recessione. E infatti le Borse di tutto il mondo – dei cui entusiasmi abbiamo d’altronde imparato a diffidare – hanno visto salire i loro indici: Parigi del 7,6%, Francofort­e del 5%, Madrid dell’8,6%, Milano del 5,4%. Ha aperto in corsa anche Wall Street, con il Dow Jones su di quasi il 6% e l’S&P 500 ai massimi storici. Le compagnie aeree, i cinema e le crociere sono i settori che più benefician­o dell’annuncio di Pfizer, nella speranza d’una ripresa del settore turismo. Più pacate le reazioni svizzere, con l’Smi zurighese in crescita ‘solo’ dello 0,9%. Allo stesso tempo, una maggiore sicurezza percepita potrebbe fare calare il valore del franco come bene rifugio, agevolando l’export.

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Pfizer presenta risultati molto promettent­i, ma preliminar­i
 ?? DEPOSITPHO­TO ?? Dalle analisi di Pfizer risultereb­be immunizzat­o il 90% di chi ha ricevuto il suo preparato
DEPOSITPHO­TO Dalle analisi di Pfizer risultereb­be immunizzat­o il 90% di chi ha ricevuto il suo preparato

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