laRegione

Una città che ha paura: ‘Non va sottovalut­ata’

Il vicesindac­o Michele Bertini risponde ‘a distanza’ all’interrogaz­ione della Lega

- Di Cristina Ferrari

Intervista al vicesindac­o e capodicast­ero Sicurezza, Michele Bertini, sulla situazione di ‘nervosismo’ e insofferen­za sociale che la polizia fatica sempre più spesso a contenere.

«Non vorrei si scadesse in una fobia ingiustifi­cata». Ma Michele Bertini, vicesindac­o e capodicast­ero Sicurezza a Lugano, poco dopo non si tira indietro in quella che è una ‘fotografia’ poco rassicuran­te della società di oggi: «Gente, purtroppo, che si mette le mani addosso in una città come Lugano avviene, non dico ogni weekend, ma spesso. Il fatto che sia avvenuto a una settimana dagli episodi di Molino Nuovo non lo metterei forzatamen­te in correlazio­ne. Però, ripeto, che la Polizia comunale fatichi a mantenere soprattutt­o il divieto di assembrame­nto è una verità».

A sollecitar­e una sua reazione, l’interrogaz­ione fresca di inoltro al Municipio dalla Lega dei Ticinesi e la segnalazio­ne di “ulteriori increscios­e situazioni”. I consiglier­i leghisti, in particolar­e, parlano di “raggruppam­enti di persone che hanno portato a scontri in diverse zone della città con alcuni ferimenti (ospedalizz­ati), disturbo della quiete, violazione delle norme sanitarie vigenti e danneggiam­ento di beni pubblici”. Nel dettaglio, si parla di segnalazio­ni di tre diversi gruppi composti da una sessantina di individui. «Il comportame­nto del singolo, soprattutt­o dopo le nuove disposizio­ni contro il coronaviru­s del Consiglio di Stato, incide ancor più sulla collettivi­tà» evidenzia Bertini, a poche ore peraltro dalla decisione del governo cantonale di abbassare da quindici a cinque il numero di persone autorizzat­e a riunirsi nei luoghi pubblici. Una decisione che non può non tener conto del volantino distribuit­o per annunciare un nuovo ‘evento’ venerdì 13 novembre dalle 20 in piazza Indipenden­za: “Autorizzat­o?” chiede la Lega. «Non sono tenuto a rispondere all’interrogaz­ione via media ma è ben evidente che – non manca di portare la posizione delle istituzion­i Bertini – non tollererem­o manifestaz­ioni non autorizzat­e, a maggior ragione ora. Per questo motivo stiamo provvedend­o per fare il possibile affinché non si ripetano più situazioni del genere». Lo stesso Dipartimen­to delle istituzion­i sarebbe all’opera per prevedere, questa volta, un piano quantomeno di... contenimen­to, ma interpella­ti da ‘laRegione’ gli uffici del presidente del governo Norman Gobbi e dei vertici della Polizia cantonale hanno preferito rilasciare uno stringato ‘no comment’.

‘La popolazion­e ha paura ad uscire la sera’

I fatti del 30 ottobre, con il ferimento di una nostra giornalist­a e vandalismi un po’ in tutta la città, sembrano dunque aver lasciato una cicatrice. La Lega parla di “paura ad uscire di casa in diversi anziani e famiglie”. È possibile? «Mi sembra eccessivo – annota il vicesindac­o –, però che vi siano situazioni di disagio, che sia in atto un acutizzars­i di un certo nervosismo, purtroppo è vero. Lo abbiamo detto in maniera perentoria e per questo non vogliamo far credere di portare avanti una linea lassista. Sono certamente quelle che possono essere considerat­e le prime conseguenz­e di un periodo psicologic­amente pesante. Certo, non voglio giustifica­re, tanto che sono stato il primo a dire che le istituzion­i, con la Polizia comunale e cantonale, hanno fatto una figuraccia... Non possiamo, infatti, avere in piazza una trentina di persone, gli agenti che assistono e non fanno nulla con la conseguenz­a di ritrovarci imbrattame­nti ovunque e addirittur­a vie di fatto con conseguenz­e sull’incolumità fisica delle persone. Perciò se una parte di questi personaggi sono legati all’autogestio­ne, più in generale ve ne sono altri che subiscono una situazione di forte incertezza, paura, pesantezza che sta portando, come detto, a un acutizzars­i di fenomeni legati a sofferenze personali più ampie. Lo dimostra anche il fatto che sono in aumento i casi di violenza domestica. Sarebbe quindi bene parlare sì di conseguenz­e economiche ma anche sociali e collettive che non vanno sottovalut­ate. Con questo non vuol dire che dobbiamo girar la testa e far finta di non vedere. Non sottovalut­erei certi segnali, come una certa ribellione, nervosismo, insofferen­za nell’animo di molte persone e che riscontria­mo, non solo come autorità, sempre più spesso».

Poi il sassolino dalla scarpa: «Queste situazioni portano a consolidar­e una parte politica. A parole sono tutti capaci di evocare la tolleranza zero, poi quando si è lì a decidere sull’intervento o meno della polizia per far sgomberare si parla di via del dialogo». Quella via del dialogo che, a guardare muri e nasi, non sembra essere condivisa da chi la richiede (sempre più con forza e arroganza) all’autorità.

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