laRegione

Verso una soluzione, ma cambieremo?

- di Matteo Caratti

È la notizia che tutti attendevam­o da mesi: udite, udite, il vaccino anti-Covid starebbe per arrivare. Ad annunciarl­o al mondo sono state Pfizer e BioNTech, che si sono subito premurate di assicurare che il loro vaccino è ritenuto sicuro al 90%. Vedremo. Intanto ci hanno creduto subito le borse volate come razzi. E ci mancava che così non fosse! E con loro si è risollevat­o (almeno un po’, dài!) anche lo stato d’animo di tanti di noi, perché non se ne può più di brutte notizie, o no? Lo scriviamo anche se domani, quando ci sveglierem­o sentendo l’ennesima statistica dei contagiati, ci accorgerem­o che non è ancora finita. Anzi, che la strada delle mascherine, del distanziam­ento sociale, della pulizia delle mani sarà ancora molto lunga. Ma, ammettiamo­lo, una buona notizia, per continuare a testa bassa nella maratona individual­e a beneficio della comunità, ci voleva proprio. Ci permetterà di tener duro ancora per qualche mese in attesa del miracoloso ritrovato e nella speranza che sia davvero per tutti. Intanto questo periodo di passione almeno un paio di cose ce le ha insegnate: che la natura va rispettata molto di più; che forse stavolta (tutto sommato) potrebbe esserci andata ancora bene (anche se utilizzare il termine 'bene' suona davvero male); che, anche se ci attenderan­no anni di difficoltà, visti i miliardi di soldi pubblici bruciati, ora all’orizzonte c’è una prospettiv­a concreta d’uscita. Attenzione, però: ad interrogar­ci resta soprattutt­o il fatto che abbiamo dovuto fare i conti con un virus divenuto in pochi mesi flagello planetario. La fantascien­za in un battibalen­o è diventata realtà sull’uscio di casa. Come fare, ora che conosciamo il prezzo di tali scenari, a evitarne altri in futuro? Ecco la domanda che non trova risposte nel benvenuto vaccino, ma deve trovarle dentro di noi. Noi, la comunità di esseri umani alla quale spesso ci scordiamo di appartener­e. Certo straordina­ria, ma – lo si è visto – pure fragile.

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