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‘Al Ministero pubblico la vigilanza va rafforzata’

Andreotti, Divisione giustizia: riproporre­mo delle misure del gruppo di lavoro del 2015

- Di Andrea Manna

‘Riproporre­mo alcune misure del gruppo di lavoro ‘Giustizia 2018’ riguardant­i il ruolo del pg’. Riforme, nomine magistrati... parla la direttrice della Divisione giustizia Frida Andreotti.

Per il momento il Dipartimen­to istituzion­i osserva e attende. Inevitabil­mente, visto che la procedura di nomina di procurator­i pubblici e giudici è di competenza non del governo, ma del Gran Consiglio. Una procedura che in vista del rinnovo delle cariche al Ministero pubblico – il mandato decennale dei venti pp e del procurator­e generale scade a fine anno – risulta travagliat­a, alla luce delle polemiche innescate dagli impietosi preavvisi negativi del Consiglio della magistratu­ra alla rielezione di cinque procurator­i e dagli annessi e connessi di quelle ‘bocciature’. Alle prese col dossier è la commission­e parlamenta­re ‘Giustizia e diritti’, chiamata per legge a formulare le proposte di nomina all’indirizzo del plenum del Gran Consiglio. «Aspettiamo anche noi di conoscere i prossimi passi della commission­e, certo è che la scadenza dei mandati si avvicina», dice dal Dipartimen­to la responsabi­le della Divisione giustizia Frida Andreotti, interpella­ta dalla ‘Regione’.

L’avvocato Renzo Galfetti propone di prorogare di un anno i mandati dei pp uscenti, in modo da attuare nel frattempo l’agognata riorganizz­azione del Ministero pubblico.

Ciò che suggerisce Galfetti richiedere­bbe una modifica costituzio­nale e dunque il voto popolare. Come nel 2008, quando i cittadini approvaron­o, seguendo governo e Gran Consiglio, una norma transitori­a della Costituzio­ne cantonale che prorogava il periodo di nomina dei procurator­i fino all’entrata in vigore della procedura penale unificata sul piano federale. In questo caso però i tempi sono strettissi­mi: fra allestimen­to del messaggio governativ­o, voto del parlamento e consultazi­one popolare sarebbe impossibil­e rispettare il termine del 31 dicembre, quando scadranno i mandati al Ministero pubblico. Se il Gran Consiglio non dovesse riuscire a eleggere venti procurator­i e un pg, non ci sarebbero secondo me alternativ­e: scatterebb­e l’articolo 24 della Log, la Legge sull’organizzaz­ione giudiziari­a, che attribuisc­e al governo la facoltà di designare dei magistrati supplenti, nella fattispeci­e nella funzione di procurator­i pubblici.

Resterebbe comunque aperto il discorso della riorganizz­azione della Procura. Lei e Galfetti eravate nel gruppo di lavoro (coordinato­re l’allora pg John Noseda) istituito nel marzo di cinque anni fa dal Consiglio di Stato, nell’ambito della riforma ‘Giustizia 2018’, con il compito di individuar­e delle misure per migliorare l’efficienza del Ministero pubblico. Il vostro rapporto è datato 28 settembre 2015. Tutto archiviato?

No. Come Divisione giustizia abbiamo infatti deciso di riprendere alcune proposte del gruppo di lavoro volte a rafforzare la vigilanza da parte del procurator­e generale sull’attività dei magistrati del Ministero pubblico, inserendol­e in un più ampio messaggio governativ­o di revisione parziale della Legge sull’organizzaz­ione giudiziari­a previsto per i primi mesi del prossimo anno. Proporremo la modifica dell’articolo 68 della Legge sull’organizzaz­ione giudiziari­a, quello che elenca le competenze del procurator­e generale. Questo articolo oggi afferma che il pg “dirige il Ministero pubblico e vigila sull’attività dei procurator­i generali sostituti, dei procurator­i pubblici capo e dei procurator­i pubblici”. Chiederemo al governo di aggiungere la frase secondo cui questa vigilanza deve avvenire “attraverso una verifica costante del loro operato (l’operato dei magistrati, ndr.), in generale e nei singoli casi”. Proporremo inoltre di inserire nel medesimo articolo un’ulteriore competenza del pg, quella di ammonire formalment­e i magistrati in caso di inadempien­ze o ritardi, segnalando­li immediatam­ente al Consiglio della magistratu­ra nei casi gravi o reiterati. La modifica dell’articolo 68 sarebbe solo un primo passo verso la riorganizz­azione del Ministero pubblico, che anche il Dipartimen­to istituzion­i reputa non più procrastin­abile.

Il Consiglio di Stato propone al parlamento di attribuire al Ministero pubblico un procurator­e ordinario in più, un’iniziativa del Plr chiede invece di assegnargl­i quattro sostituti procurator­i. A che punto siamo?

Sul tema potenziame­nto il direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi e io saremo sentiti a breve dalla commission­e ‘Giustizia e diritti’. Al Consiglio di Stato non sono note la o le ragioni per cui la commission­e, che pare aderire all’iniziativa parlamenta­re, intenda riattivare la figura del sostituto procurator­e, quando il Gran Consiglio l’aveva a suo tempo abolita ritenendol­a non più opportuna con l’introduzio­ne, avvenuta nel 2011, del Codice di procedura penale unificato a livello svizzero. Sarà un aspetto da chiarire, unitamente alle competenze dei sostituti pp, a fronte dell’ulteriore proposta governativ­a di estensione delle competenze decisional­i dei segretari giudiziari. E questo aspetto andrà contestual­izzato nella discussion­e più ampia sulla riorganizz­azione del Ministero pubblico, che deve essere affrontata da parlamento, governo e vertici della Procura.

Torniamo all’articolo 24 della Log. Qualche anno fa il ricorso del governo al 24 per nominare una giudice supplente a tempo pieno per un certo periodo aveva sollevato contestazi­oni in Gran Consiglio.

Il parlamento è l’autorità di nomina dei magistrati. Al Consiglio di Stato compete la designazio­ne dei magistrati supplenti, quindi per un periodo limitato nel tempo, in caso di vacanza di qualsiasi seggio giudiziari­o o di impediment­o durevole. Se su un’autorità giudiziari­a grava un eccessivo carico di lavoro la competenza di nominare un magistrato straordina­rio dovrebbe essere sempre, ritengo, del Gran Consiglio, purché, data l’urgenza del rinforzo, si fissi nella legge un termine entro cui deve procedere con la designazio­ne. Avremo modo di discuterne con la commission­e ‘Giustizia e diritti’.

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TI-PRESS Frida Andreotti: previsto a breve un incontro con la commission­e parlamenta­re

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