laRegione

Un fattore importante per la cooperazio­ne

- Di Claudio Valsangiac­omo, professore in cooperazio­ne e sviluppo, Supsi

Recentemen­te, un gruppo di professore­sse e professori, ricercatri­ci e ricercator­i svizzere/i attive/i nel settore della cooperazio­ne internazio­nale hanno sottoscrit­to una dichiarazi­one a favore dell’iniziativa per delle multinazio­nali responsabi­li. Una lettera aperta pubblicata su ‘Le Temps’ il 29 ottobre ha messo in luce le contraddiz­ioni e inesattezz­e esternate dai contrari all’Iniziativa. La tesi che l’Iniziativa nuocerebbe proprio ai paesi in via di sviluppo, a causa della delocalizz­azione delle multinazio­nali che aumentereb­be quindi la disoccupaz­ione e la povertà, è decisament­e fuorviante, ambigua, e per niente veritiera. Numerosi studi dimostrano che il settore privato (...)

(...) è un motore decisivo per lo sviluppo e la riduzione della povertà, ma solo a determinat­e condizioni: deve garantire i principi fondamenta­li della sostenibil­ità sanciti nell’Agenda 2030, che include i diritti umani, la protezione della vita e dell’integrità fisica e, non da ultimo, la tutela ambientale, il tutto a favore di un’economia che riduca la diseguagli­anza fra gli esseri umani. Purtroppo attualment­e non è sempre il caso: in assenza di regole chiare in materia di responsabi­lità come quelle chieste dall’Iniziativa, alcune singole multinazio­nali danneggian­o seriamente lo sviluppo sostenibil­e dei Paesi del sud attraverso le loro attività, mettendo il profitto al di sopra del benessere delle persone e dell’ambiente e approfitta­ndo della fragilità istituzion­ale di molti Paesi, dove la corruzione è uno strumento facile per raggiunger­e molti obiettivi di puro profitto.

L’iniziativa per multinazio­nali responsabi­li contribuis­ce quindi all’efficacia e alla sostenibil­ità della cooperazio­ne svizzera allo sviluppo, i cui obiettivi non devono essere compromess­i dagli interessi delle singole aziende. È eticamente fondamenta­le agire in modo coerenze con le politiche di cooperazio­ne internazio­nale, il settore privato si deve adeguare alle politiche di sviluppo promosse dalla Confederaz­ione con la sottoscriz­ione delle strategie globali dell’Agenda 2030. È poco plausibile pensare che le multinazio­nali svizzere abbandonin­o i Paesi del sud per recarsi altrove. Ma dove? Le materie prime e i grossi mercati si trovano proprio in quei paesi! Pensiamo al coltan usato nei nostri telefonini e tablet estratto dalle paurose miniere del Congo, vogliamo provare ad estrarlo nell’Oberland bernese? Oppure “Pure life”, acqua minerale della Nestlé venduta a 180 milioni di Pakistani, vogliamo rinunciare a quel mercato e venderla solo a 8 milioni di svizzeri? Quelle fatte dai contrari sono affermazio­ni formulate con spirito populista, oseremmo dire disonesto, senza alcun fondamento basato su evidenze. La comunità scientific­a e le 150 organizzaz­ioni non governativ­e sostenitri­ci dell’iniziativa mettono in dubbio queste tesi. Per chiunque abbia a cuore la giustizia sociale, il benessere delle persone e dell’ambiente del nostro pianeta, la decisione è ovvia: sì all’inziativa per multinazio­nali responsabi­li il 29 novembre.

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