Lo stop ai tornei toglie dai giochi solo i più giovani
Le misure contro la pandemia creano disparità di condizioni. Il parere di Swiss Tennis.
Nemmeno il tennis è scampato all’ultima stretta, in ordine di tempo, decisa dal Consiglio federale per far fronte alla seconda ondata della pandemia di coronavirus. Sebbene sia uno dei pochi sport che non prevede contatto tra i praticanti, in base alle misure comunicate il 28 ottobre dal governo, sono state vietate le competizioni per i minori di sedici anni e questo fino ad avviso contrario. «La buona notizia – commenta Gregor Hauser – è che, a differenza del lockdown di primavera quando vennero chiuse le strutture sportive in tutta la Svizzera, questa volta perlomeno ci si può continuare ad allenare e restano consentiti i tornei per le categorie U18 e attivi». Ovviamente – afferma il direttore del settore Sport popolare di Swiss Tennis –, dato che le distanze in campo sono garantite, dispiace che i più giovani non possano iscriversi ai tornei. «Ogni decisione fa dei contenti e degli scontenti. Su questa disposizione, alla Federazione svizzera di tennis non è stato chiesto un parere da parte del governo. Non è per forza la scelta che avrebbe fatto Swiss Tennis, ma è chiaro che, nel contesto attuale, per il Consiglio federale non sia pensabile chinarsi su ogni singolo sport per definire magari protocolli diversi. È una situazione difficile per tutti, per la quale non esistono soluzioni semplici. Va da sé che la priorità è la salvaguardia della salute di tutti».
La motivazione addotta da Berna per togliere dalle competizioni i ragazzi, non riguarda dunque tanto il tipo di disciplina, bensì il fatto che quasi sempre alle partite assistono i genitori. «È un problema che nel nostro sport sarebbe risolvibile. Oltre che continuando a mettere in atto i sistemi di protezione, si potrebbe chiedere la presenza agli incontri di un solo genitore o accompagnatore per giocatore»; e poiché i match in contemporanea non sono mai più di tre-quattro, quanti sono i campi nelle strutture interne, i presenti nei bar o ristoranti dei circoli non sarebbero molti. «È un sistema che potremmo attuare nel tennis, ma non ci è stato chiesto di farlo».
Lo stop alle competizioni per i giovani ha effetti su un sistema di graduatoria che nel tennis è particolare. Infatti tutti – da Roger Federer al bambino che debutta, all’adulto giocatore ‘della domenica’ – sono inseriti in una classifica unica e non divisa per categorie di età. Con l’annullamento di tornei per gli U16 e più piccoli, non tutti i giocatori beneficiano delle medesime condizioni: una parte può continuare a gareggiare e di conseguenza a incamerare punti, un’altra parte è costretta a stare al palo e rischia di perdere terreno nel ranking. «Siamo consapevoli del fatto che ora ci sia una disparità. Vedremo se le misure del Consiglio federale saranno prolungate così come sono, se verranno ulteriormente estese oppure se l’evoluzione della pandemia permetterà di allentarle. Se gli U16 potranno tornare a giocare nelle prossime settimane, avranno perso pochi tornei rispetto agli altri. Se così non sarà, da gennaio bisognerà capire quale sarà l’impatto dello stop sulle classifiche e si dovrà trovare un modo affinché nessuno venga eccessivamente penalizzato».
Se le misure saranno prolungate nella forma attuale, da gennaio ragazze e ragazzi nati nel 2004 (solo loro, non i più giovani) potranno ricominciare con i tornei. Il sistema svizzero definisce in effetti le categorie per anni di nascita e non per data di nascita. «Giorno e mese dunque non contano, a differenza, per fare degli esempi, dei requisiti per prendere la patente o di quando si diventa maggiorenni. Così un nato nel 2004 rientra nella categoria U16, sia esso nato in gennaio o a dicembre; e ciò vale per tutte le categorie, attivi compresi. Swiss Tennis ha deciso di mantenere l’attuale sistema anche in questa situazione particolare dettata dalla pandemia, ma è il solo aspetto su cui avevamo un margine di manovra».
Campionati svizzeri junior:
qualificazioni annullate L’incertezza sull’evoluzione del numero di contagi, mette in forse la disputa del Junior Champin Trophy. Negli scorsi giorni Swiss Tennis ha informato via email i parecchi ragazze e ragazzi iscritti (erano 447 nelle otto categorie) che le qualificazioni, in programma il 4 e 5 dicembre a Berna, sono state annullate. Per quanto riguarda il torneo principale, in calendario a gennaio a Lucerna, «è troppo presto per dire se si svolgerà. Pandemia permettendo, si potrebbe disputare anche se non si sono giocate le qualificazioni, con i ‘soli’ giocatori che si sono guadagnati l’accesso al tabellone; a patto che possano competere tutte le categorie e non solamente l’U18».
Dodici milioni e 655mila franchi. A tanto ammontano i danni causati dalla prima ondata della pandemia al settore del tennis in Svizzera. Un buco che sarà solamente in parte coperto dagli aiuti previsti dalla Confederazione, che in piena primavera prima e in estate poi, aveva stanziato una sovvenzione supplementare di 100 milioni di franchi per il 2020 e il 2021 a favore dello sport (“misure di stabilizzazione”): 50 milioni in maggio come aiuto d’urgenza, più altri 50 votati dal Parlamento. Un cerotto voluto per attenuare le ferite causate dalle restrizioni prese al fine di contenere la diffusione del coronavirus, che hanno avuto effetti pesanti anche sullo sport. Tanto pesanti, che Berna sta attuando sforzi supplementari per migliorare i contributi finanziari.
L’ammontare delle cifre assegnate a singole federazioni o organizzazioni delle varie discipline è stabilito dall’Ufficio federale dello Sport, con l’avallo di Swiss Olympic. Stando a quanto fino a ora Swiss Tennis ha comunicato ufficialmente – ci spiega Fabrizio Delcò membro di comitato e responsabile Covid-19 in seno all’Associazione regionale tennis Ticino (Artt) – all’intero settore (club, associazioni nazionali e regionali, accademie, organizzazione di tornei) spettano per la precisione due milioni 873mila e 705 franchi, ossia il 3,12 per cento. Importo che piazza il tennis al settimo posto dietro a calcio, ciclismo, ginnastica, atletica, sci, sport acquatici; davanti a discipline quali judo & ju-jitsu, volley, hockey e basket. Settantunesima e ultima per somma ricevuta è la Federazione svizzera di chuck ball, che riceverà lo 0,02 per cento (18’576 franchi).
Dei 2,9 milioni di aiuti Swiss Tennis ne ha assegnato poco meno di 1,4 a club e circoli, vale a dire al cosiddetto sport popolare o di base; a fronte di danni causati da coronavirus che le società svizzere calcolano in otto milioni e 140mila franchi. L’altra fetta di sovvenzioni è destinata ai rimanenti attori del settore: la stessa Federazione svizzera, associazioni, organizzatori di tornei e partner vari.
I soldi dedicati allo sport di base sono a loro volta stati suddivisi tra le federazioni regionali in conformità dei rispettivi diritti di voto alle assemblee nazionali; diritti che, per statuto, sono assegnati in virtù del numero di tessere Swiss Tennis (che permettono di disputare tornei ufficiali) di ogni associazione regionale. All’Artt, che ha quattro voti sui 93 del totale, saranno versati quattro novantatreesimi del milione e 373mila franchi. «Cioè 59mila e 96 franchi. L’importo potrebbe apparire poco più di una goccia nel mare, alla luce dei 531mila franchi di danni annunciati dalle società ticinesi. A mio parere è però meglio di nulla e non scontato».
Oltre a ciò, Swiss Tennis ha stanziato ulteriori 20mila franchi all’Artt, gesto rivolto unicamente al Ticino «perché è il cantone che più di tutti, da inizio pandemia, ha sofferto la situazione. Con ad esempio lo stop della pratica e la chiusura dei centri sportivi decise dalle autorità, prima di quanto avvenuto nel resto della Svizzera. Il comitato cantonale di Tennis Ticino ha deciso di addizionare questi 20mila franchi ai 59mila girati dalla Federazione svizzera, così che alle 30 società locali (su 40 affiliate) che ci hanno inoltrato una richiesta, verranno distribuiti direttamente 79mila franchi. Importo che rappresenta circa il 15 per cento delle perdite annunciate». A giorni Swiss Tennis dovrebbe versare gli aiuti, che saranno poi girati ai club «in base a una chiave di riparto che tiene conto di vari elementi, con un contratto che trasmetteremo singolarmente». Un’ulteriore misura concreta a sostegno delle società affiliate, in questo periodo difficile, era già stata decisa mesi or sono, quando l’Associazione regionale tennis Ticino scelse di non richiede il pagamento, per il 2020, della parte più corposa della tassa di affiliazione di ogni club: tassa che è composta da un contributo base di cento franchi l’anno, più centocinquanta (sempre l’anno) per ogni campo da gioco. Artt farà a meno di incassare quest’ultima, rinunciando a un ricavo di 17’550 franchi.
Borse di studio confermate
Nel 2020 «in generale Artt ha registrato un lieve calo di entrate da licenze, sponsor e tornei; ma grazie all’oculata gestione delle finanze nel passato, in questo anno complicato per tutti, si è concentrata sui club facendo tutto il possibile per sostenerli finanziariamente, come pure dedicando loro l’apposito “infopointcovid”. Un servizio sollecitato e apprezzato, sia nella fase d’allestimento e applicazione dei piani di protezione, sia nella richiesta di concessione di un contributo nell’ambito delle misure di stabilizzazione per lo sport svizzero voluto dalla Confederazione».
Un altro sforzo si è infine voluto compierlo in favore dei giovani. Anche per il periodo 20192020 l’Associazione regionale tennis Ticino «ha confermato il pagamento delle borse di studio, non penalizzando bensì premiando quei giovani che hanno raggiunto determinati obiettivi».