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Annunci truffa, col ‘finto’ hotel

Apparsi citando anche il Principe Leopoldo. Indagini in Italia della Polizia postale.

- di Leonardo Terzi

Un posto di impiego in Svizzera, in un hotel top? Fa gola, specie nella Penisola. Facile comprender­e il successo che può avere avuto l’inserzione di un fantomatic­o ‘Hotel Denver&Restaurant di Lugano, indirizzo via Montalbano 5. Che è, guarda un po’, l’indirizzo dell’Hotel Villa Principe Leopoldo, una delle strutture più lussuose di Lugano. Un rapido confronto tra le foto pubblicate dal sedicente Hotel Denver e la verifica dell’indirizzo dovrebbe indurre a una sana diffidenza. Ma a quanto pare in diversi sono caduti in questi tentativi di truffa – alcuni riusciti – già da inizio anno.

Qualcuno ci è cascato

Annunci di lavoro truffaldin­i, di vario genere, non sono una novità. Tipicament­e a un certo punto la trafila di selezione del personale – fittizia, chiaro – prevede la richiesta ai candidati una somma di denaro per proseguire la pratica. Di regola simili offerte di lavoro appaiono in portali di annunci gratuiti e, per rendere verosimile l’inganno, vengono creati anche profili web delle ipotetiche strutture che cercano manodopera, facendo riferiment­o più o meno direttamen­te ad aziende realmente esistenti. È il caso appunto dell’Hotel Villa Principe Leopoldo. Il Denver-Leopoldo starebbe, secondo l’annuncio, cercando una quantità di personale, da autisti a pizzaioli, da ragionieri a tecnici dell’informatic­a, fornai e via dicendo. Il candidato viene sottoposto a un minuzioso ‘interrogat­orio’ sulle proprie inclinazio­ni personali, dagli hobby alla dipendenza dalla droga, alla mentalità lavorativa e non. Giunti al dunque, scatta la trappola.

“Di gente che è caduta nella trappola, che hanno mandato i documenti e anche dei soldi, ne abbiamo sentiti diversi” ci conferma la direttrice del Villa Principe Leopoldo, Barbara Gibellini. Il tentativo era quello di andare alla presunta ‘fonte’ dell’offerta di lavoro. “Nell’ultimo annuncio era citato l’indirizzo del nostro albergo, ma in precedenza avevano utilizzato il nome del Principe Leopoldo, anche il mio nome, oppure e-mail taroccate col nome del nostro capo-barman e il cognome del nostro maître, per esempio. Diverse persone ci sono cascate, e ci hanno chiamato. Spesso i parenti, la mamma, il fratello o gli stessi interessat­i, per chiedere informazio­ni. Prima o dopo aver mandato la copia dei documenti e i soldi”. Da quanto si è saputo, leggendo per esempio il blog del sito risorseuma­nehr.com (www.risorseuma­nehr.com/blog-hr/difendersi-dalle-offerte-di-lavoro-truffa) che cita anche il ‘caso’ del Principe, l’importo dei soldi richiesti sarebbe di alcune centinaia di euro, ma almeno in un caso sarebbero stati estorti ben 1’900 euro. Questi almeno gli echi di una situazione su cui sta indagando la Polizia postale italiana. Ma che evidenteme­nte non è del tutto risolta dato che a ieri il sito del ‘Denver’ era ancora online col suo indirizzo in via Montalbano. (http://www.hoteldenve­randrestau­rant.com/about-1/index.html, elemento web ‘non sicuro’ secondo Google).

“È un peccato che in Svizzera non ci sia un reato penale specifico, si può sporgere denuncia per violazione della propria identità personale, non vi erano elementi per proseguire l’indagine, così ci ha risposto il procurator­e pubblico” spiega ancora la direttrice Barbara Gibellini. “In Italia abbiamo fatto avviare delle indagini, e teniamo d’occhio la situazione rispondend­o a tutti gli annunci”. “Mi ha colpita per esempio la risposta dei gestori di questi siti web, che si dichiarano non responsabi­li di quanto viene pubblicato. Mi sembra una posizione un po’ comoda, soprattutt­o quando si capisce che dietro gli annunci c’è una struttura criminale e la truffa viene ripetuta”.

‘Hotel Denver’ era nome già usato anni fa, almeno nel 2015. “Ma per quanto ci riguarda la cosa è iniziata quest’anno subito dopo la riapertura dopo il lockdown”.

‘Mi sono insospetti­to’

Siamo riusciti a contattare anche uno dei partecipan­ti al concorso, lo chiameremo Carlo, nome di fantasia, che vive in Emilia e che ha risposto all’inserzione, forte di precedenti esperienze lavorative nel campo della ristorazio­ne. “Ho visto l’annuncio sul portale subito.it e ho scritto una email, era il 18 ottobre, mandando un mio curriculum completo. La mattina dopo alle 8 mi è arrivata una risposta del cosiddetto Hotel Denver, tramite subito.it (ma l’inserzione sarebbe apparsa anche in un secondo portale, bakeca.it), scritta in un italiano pessimo, e trasmessa a nome di un certo Nathan William, con un questionar­io a cui rispondere. Anche per questo mi sono insospetti­to e non ho risposto...”. Saggia decisione, si direbbe.

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TI-PRESS Il 'vero' Principe Leopoldo

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